Politica

Manovra, il Parlamento: da possibile bivacco di camicie nere a semplice testimone

di Demetrio Rodinò
 
Manovra, il Parlamento: da possibile bivacco di camicie nere a semplice testimone

È passato più di un secolo da quando, era il 16 novembre del 1922, Benito Mussolini disvelò a coloro che sedevano in Parlamento che ormai il fascismo era nella pienezza del suo potere e che, quindi, la democrazia era stata svuotata di ogni significato.
''Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti, Potevo, ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto'', disse Mussolini, apponendo una pietra tombale sulle speranze di chi ancora guardava al fascismo come parte di un dialogo.

Manovra, il Parlamento: da possibile bivacco di camicie nere a semplice testimone

Dio mi salvi dal potere essere giudicato come un facilone, prendendo spunto dal discorso del capo del fascismo per parlare di oggi, ma è abbastanza evidente che ormai il processo di depotenziamento del Parlamento, come organo decisionale in senso stretto e non semplicemente deliberante, è una corsa senza freni.
Voglio solo dire che ormai il Parlamento deve prendere atto che, al di là di dichiarazioni e urla, se una decisione viene presa da chi ha in mano le leve del potere (maggioranza e governo), gli altri non possono fare altro che subirla, Non è il massimo della democrazia, ma questo è, ieri e oggi. Già, perché le cose che oggi le opposizioni contestano alla maggioranza sono le stesse che si facevano a parti invertite.

Forse prima c'erano più margini per fare sentire la propria voce per chi dissentiva, ma il risultato è lo stesso: quando una legge importante arriva in aula - come nel caso della ''manovra'' - il margine per ottenerne anche sono una infinitesimale modifica è inesistente.

Si dovrebbe dire che non è questa la democrazia, ma la nostra, che è tra le migliori al mondo (guardando alla Costituzione), non dà a chi non la pensa come il padrone del vapore strumenti efficaci per indurlo a cambiare idea.
E' un modo strano e imperfetto di intendere i poteri del Parlamento, ma è così e poco o nulla serve ribellarsi perché è quello che conviene a chi comanda e che nulla farà per cambiare. Quindi, anche per questa manovra, il percorso è già segnato non avendo le opposizioni modo di contrastarlo e quindi dovendosi accontentare di votare ''no'', avendo piena consapevolezza che tutto è stato già deciso.

Davanti a questa situazione i costituzionalisti poco o nulla hanno da eccepire, trattandosi di una cosa che non trova ostacoli nelle carte fondanti del nostro sistema parlamentare. Ma ci sarebbe invece da dire molto sul fatto che tutti i governi seguono una tempistica ''a rotta di collo'', arrivando in aula all'ultimo istante e ponendo il parlamento davanti ad un testo blindato, da voto di fiducia e null'altro.

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