Ambiente

Gli italiani bocciano il nucleare e puntano sulle rinnovabili: i dati di un'indagine Ipsos

Redazione
 
L’energia nucleare continua a dividere gli italiani, ma con una tendenza sempre più netta verso il rifiuto. Lo dimostra il nuovo rapporto Ipsos “Gli Italiani e l’Energia”, realizzato per Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club e presentato durante il XVII Forum QualEnergia a Roma. Tra i dati più significativi emerge che il 41% degli intervistati non accetterebbe mai la costruzione di un impianto nucleare vicino alla propria abitazione. E anche tra i più aperti a valutare questa tecnologia, solo il 18% lo vorrebbe a una distanza minima di dieci chilometri. L’effetto Nimby (Not in My Backyard) è evidente, ma non si tratta solo di un rifiuto “emotivo”. L’indagine sottolinea infatti come il 43% degli italiani ritenga che i benefici economici del nucleare si vedrebbero solo dopo 20 anni o non si vedrebbero affatto, a causa dei costi incalcolabili legati alla sua produzione.

Francesco Ferrante (nella foto), vicepresidente di Kyoto Club, commenta: “È abbastanza impressionante il dato sulle opinioni dei cittadini sul nucleare. Dopo mesi di campagna martellante sui media e social da parte di alcune grandi aziende e della politica per promuovere il ‘ritorno’ del nucleare, i nostri concittadini confermano la loro contrarietà. Anzi, risulta aumentata la percentuale di coloro che non la considerano un’opzione valida.” Ferrante sottolinea anche le difficoltà economiche legate al nucleare: “Basterebbe vedere i costi delle ultime centrali in costruzione in Europa, da Flamanville in Francia a Hinkley Point nel Regno Unito. Oltre ai problemi storici di pericolosità e smaltimento delle scorie, il nucleare sarebbe antieconomico. Già con il referendum abrogativo del 2011 salvammo l’Enel da un’avventura che l’avrebbe messa in ginocchio, come è successo ai francesi, falliti e poi salvati dallo Stato. Per fortuna gli italiani non si fanno incantare da sirene nucleariste e puntano giustamente sulle rinnovabili.”

Se il nucleare trova scarso consenso, il quadro cambia radicalmente quando si parla di energie rinnovabili. L’85% degli italiani associa queste fonti alla sostenibilità ambientale, mentre il 44% ritiene che i benefici economici e ambientali si vedranno entro i prossimi dieci anni. Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ribadisce la forza di questa tendenza: “Il contributo sempre più residuale dell’atomo per produrre elettricità nei prossimi decenni nel mondo è dovuto ai costi esorbitanti di questa tecnologia, sempre maggiori rispetto a quelli delle rinnovabili in tutti i continenti. Lo scorso anno, secondo i dati di IRENA, gli impianti a fonti rinnovabili hanno rappresentato l’86% della nuova potenza installata a livello globale, mentre fossili e nucleare hanno contribuito solo per il 14%.” Ciafani conclude con una stoccata al governo italiano: “Basterebbero questi pochi dati per non riaprire in Italia una discussione che pensavamo chiusa, per ben due volte, con i referendum del 1987 e 2011. Il nucleare è morto, e non siamo stati noi ambientalisti ad ucciderlo, ma un killer insospettabile: il libero mercato. Ne prenda atto il governo italiano.”

Il 52% degli italiani ritiene che la transizione energetica verso le fonti pulite potrebbe ridurre la dipendenza del Paese dai produttori esteri di fonti fossili. Altri vantaggi percepiti includono la riduzione del costo dell’energia (37%) e la possibilità di autoprodurre energia (35%). Tuttavia, non mancano le criticità: il 41% degli intervistati sottolinea gli alti costi iniziali per la riconversione e l’installazione dei sistemi di produzione energetica, sia per i cittadini che per le imprese. Nonostante questo, la maggioranza (58%) considera la transizione energetica una scelta conveniente e strategica per il futuro. Un altro dato significativo emerso dall’indagine riguarda il fondo automotive. Il 64% degli italiani si oppone al definanziamento previsto dalla legge di bilancio a favore del settore difesa. Di questi, il 39% preferirebbe che i fondi venissero destinati all’industria automobilistica o ad altri settori industriali.

Il rapporto Ipsos dipinge, quindi, un quadro chiaro: gli italiani sono consapevoli delle sfide energetiche e ambientali, ma il nucleare continua a essere percepito come una soluzione più problematica che vantaggiosa. Invece, la transizione verso le rinnovabili viene vista come un’opportunità per ridurre la dipendenza energetica, abbattere i costi e promuovere la sostenibilità ambientale. Tra costi iniziali elevati, vantaggi a lungo termine e un contesto geopolitico instabile, il futuro dell’energia in Italia sembra sempre più orientato verso le fonti pulite. Resta da vedere se le scelte politiche saranno in grado di seguire questa chiara indicazione dei cittadini.

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