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Italia a confronto, fotografia aggiornata del Paese tra squilibri demografici, povertà e nuove sfide sociali

Luca Andrea
 
Italia a confronto, fotografia aggiornata del Paese tra squilibri demografici, povertà e nuove sfide sociali

L’Italia si conferma un Paese dalle mille sfumature: longevo ma sempre più vecchio, culturalmente vivace ma socialmente diseguale, economicamente dinamico ma segnato da forti divari territoriali. A dirlo è l’edizione 2025 del report Istat “Noi Italia – in breve”, che raccoglie 100 indicatori chiave per leggere in profondità la realtà del Paese.

Italia a confronto, fotografia aggiornata del Paese tra squilibri demografici, povertà e nuove sfide sociali

Con 59 milioni di abitanti, l’Italia rappresenta il 13,2% della popolazione dell’Unione europea. Tuttavia, continua il declino demografico: nel 2023 il saldo naturale è negativo, compensato solo in parte da flussi migratori in ingresso. A pesare è soprattutto l’indice di vecchiaia, che al 1° gennaio 2024 tocca il record di 199,8 anziani ogni 100 giovani, il valore più alto nell’UE. La fecondità crolla a 1,20 figli per donna, ben lontano dalla soglia di sostituzione (2,1), con la Sardegna maglia nera a quota 0,91.

Gli stranieri residenti sono 5,3 milioni (8,9% della popolazione), concentrati per oltre l’80% nel Centro-Nord. L’Emilia-Romagna è la regione con la maggiore incidenza (12,6%).

Nel 2023 la spesa media mensile delle famiglie è salita a 2.738 euro, ma il potere d’acquisto è eroso dall’inflazione. A preoccupare sono i dati sulla povertà: 5,7 milioni di persone vivono in condizione di povertà assoluta, di cui oltre 1,7 milioni stranieri. L’incidenza più alta è nel Mezzogiorno, con punte del 26,8% in Calabria per la povertà relativa.

Anche la deprivazione materiale e sociale resta un nodo critico, con oltre 1,9 milioni di individui colpiti nel Sud, rispetto a poco più dell’1% in Emilia-Romagna e nelle Marche.

Sul fronte occupazionale, il tasso per la fascia 20-64 anni è salito al 67,1%, ma resta distante dalla media UE. Il Mezzogiorno è il fanalino di coda: in Calabria lavora meno della metà della popolazione attiva. I giovani NEET (non occupati né in formazione) restano una piaga: 15,2% a livello nazionale, ma ben 23,3% nel Mezzogiorno.

Dopo il crollo dovuto alla pandemia, tornano a crescere cinema, teatro e concerti. I musei italiani attraggono 108 milioni di visitatori, ma la spesa culturale delle famiglie (5,8%) resta sotto la media UE (7,6%). Aumentano i lettori di libri (40,1%) ma calano quelli di quotidiani cartacei, compensati solo in parte dall’informazione online. Persistono anche qui le differenze territoriali, con il Sud ancora in ritardo, salvo rare eccezioni come la Sardegna.

La spesa sanitaria pubblica italiana si attesta al 6,7% del PIL, una delle più basse dell’UE, mentre la quota privata (26%) è tra le più alte. Il tasso di mortalità evitabile resta contenuto rispetto all’Europa, ma permangono forti squilibri territoriali e tra generi.

Sul fronte della sicurezza, crescono furti e rapine, con un aumento degli omicidi volontari (+3%), soprattutto al Sud. Il 73% degli istituti penitenziari è in sovraffollamento.

Nel 2023 il turismo ha superato i livelli pre-Covid, con 447 milioni di presenze, trainato dal Nord-est. Ma le regioni del Sud faticano a intercettare la domanda, anche per carenze infrastrutturali: il 42% della rete ferroviaria del Mezzogiorno non è elettrificato.

In ambito tecnologico, l’Italia spende in R&S l’1,37% del PIL (contro il 2,21% UE) e si piazza in fondo alle classifiche europee per uso avanzato di Internet e competenze digitali. Solo l’86,2% delle famiglie ha accesso al web da casa, con divari ancora forti tra Nord e Sud.

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