Con il tanto atteso taglio dei tassi da parte della Federal Reserve americana, la prospettiva di una fase di interessi più bassi si è trasformata in un potente motore per il rally delle Borse globali.
Le preoccupazioni legate ai dazi sulle importazioni negli Stati Uniti sono state rapidamente messe da parte. E anche se il mercato del lavoro mostra segnali di indebolimento e l’inflazione resta elevata, i timori di una recessione restano limitati. Wall Street continua infatti a toccare nuovi massimi storici, spinta da utili solidi e prospettive incoraggianti, soprattutto dal settore tecnologico.
È vero: la crescita degli utili e le aspettative su di essa sostengono la corsa, ma al tempo stesso le valutazioni azionarie sono salite sensibilmente. Questo rende il contesto più esigente e lascia poco margine a eventuali delusioni. Per questo la nostra posizione neutrale sull’azionario è stata portata a una leggera sovraesposizione.
Sentiment ancora equilibrato
Nonostante il rally, il sentiment degli investitori resta moderato. L’indice “Fear & Greed” è a 58, poco sopra la neutralità. Non ci sono segnali di euforia, e questo lascia margini a ulteriori rialzi. Una flessione di breve periodo resta possibile – e forse salutare – dato che molti indici sono su livelli già molto alti. Ma la storia dimostra che uscire ai massimi raramente paga: chi avesse venduto al primo record dell’anno avrebbe perso gran parte della ripresa. Restare investiti resta la strategia migliore.
Sovrappeso sull’azionario
Nel complesso, in un’asset allocation tattica, consideriamo adeguata una leggera sovraesposizione azionaria. Non vediamo motivi per prendere profitto e tornare a un posizionamento neutrale. All’interno dell’azionario, restiamo orientati verso le società che beneficiano del boom dell’AI e mostrano solidi utili, in particolare nei settori IT, Servizi di Comunicazione e Finanziari, e nei Mercati Emergenti. Restiamo positivi anche sul real estate quotato e sulle small cap, anch’essi sostenuti dai tagli Fed.
Preferenza netta per le obbligazioni societarie
Nell’obbligazionario, restiamo neutrali come peso complessivo, ma continuiamo a privilegiare le corporate bond rispetto ai titoli di Stato. Con flussi di cassa più prevedibili e minore esposizione ai rischi politici, le obbligazioni societarie stanno diventando un rifugio per gli investitori, come dimostrano i forti afflussi sul segmento investment grade. La qualità del credito è migliorata, sostenuta da utili solidi, e gli spread restano ancora interessanti.
Curve dei rendimenti più inclinate
Nei titoli governativi, le scadenze molto lunghe restano sotto pressione per i timori sulla sostenibilità dei conti pubblici. I rendimenti decennali sono calati leggermente, trainati dalle attese di rallentamento economico, mentre quelli a due anni beneficiano dei tagli (effettivi e attesi) delle banche centrali. Questo irripidimento della curva dei rendimenti favorisce i margini d’interesse delle banche e la loro redditività.
Sintesi del posizionamento obbligazionario
- Sovrappeso su corporate bond investment grade
- Sottopeso sui titoli di Stato
- Posizione neutrale su high yield e debito emergente
Approfondimento: l’AI traina i mercati, Cina in ascesa, Europa in ritardo
Uno dei fattori chiave del rally azionario è la crescita esplosiva dell’intelligenza artificiale (AI). Le ultime notizie confermano che non si tratta di una moda passeggera. Oracle, ad esempio, ha registrato un aumento straordinario del portafoglio ordini e prevede che i ricavi legati all’infrastruttura AI cresceranno di 14 volte entro il 2030. La notizia ha spinto il titolo del 36%. Anche Nvidia ha annunciato un piano di investimento da 100 miliardi di dollari in OpenAI, sviluppatore di ChatGPT, che utilizzerà i chip AI di Nvidia per alimentare almeno dieci nuovi data center.
Gli investimenti miliardari nell’infrastruttura AI non accennano a fermarsi. Che possano o meno essere recuperati in futuro è incerto, ma per le big tech il rischio di restare indietro è troppo alto. I titoli legati all’AI, in particolare i produttori di chip, continuano a correre. Nvidia ha raggiunto questa settimana una capitalizzazione di mercato di 4.380 miliardi di dollari – quasi quanto il PIL della Germania. I rialzi tecnologici hanno spinto gli indici azionari statunitensi a nuovi massimi storici.
Dall’altra parte del mondo, nonostante le restrizioni alle esportazioni imposte dagli USA, i giganti tecnologici cinesi come Alibaba e Baidu stanno investendo pesantemente in AI e sviluppando chip proprietari. Gli investitori premiano queste mosse: il titolo Alibaba è salito di oltre il 110% da inizio anno. A beneficiarne è anche il mercato cinese: l’indice MSCI China è cresciuto del 33% in yuan e del 19% in euro nel 2025. L’Europa, invece, paga la mancanza di grandi player tecnologici quotati e resta indietro rispetto al trend.