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Medio Oriente: Hollywood non vuole lavorare con il cinema israeliano "implicato nel genocidio palestinese"

Redazione
 
Medio Oriente: Hollywood non vuole lavorare con il cinema israeliano 'implicato nel genocidio palestinese'

Una lettera aperta, di un gruppo che si fa chiamare Film Workers for Palestine, ha raccolto più di 4.000 firme di star e registi di Hollywood che si sono impegnati a non lavorare con le istituzioni cinematografiche israeliane che sono state "implicate nel genocidio e nell'apartheid contro il popolo palestinese".

Medio Oriente: Hollywood non vuole lavorare con il cinema israeliano "implicato nel genocidio palestinese"

"Come registi, attori, lavoratori dell'industria cinematografica e istituzioni, riconosciamo il potere del cinema di plasmare le percezioni", si legge nella lettera, dove è anche scritto che "in questo urgente momento di crisi, in cui molti dei nostri governi stanno permettendo la carneficina a Gaza, dobbiamo fare tutto il possibile per affrontare la complicità in quell'orrore implacabile".

L'elenco dei firmatari include vincitori di Oscar, BAFTA, Emmy e Palma d'Oro, come i registi Jonathan Glazer, Ava DuVernay, Yorgos Lanthimos, Asif Kapadia, Boots Riley e Joshua Oppenheimer; e gli attori Emma Stone, Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Nicola Coughlan, Andrew Garfield, Harris Dickinson, Bowen Yang, Guy Pearce, Ebon Moss-Bachrach, Fisher Stevens, Abbi Jacobson, Eric Andre, Elliot Page, Olivia Colman, Mark Ruffalo, Tilda Swinton, Javier Bardem, Ayo Edebiri, Riz Ahmed, Josh O'Connor, Cynthia Nixon, tra gli altri.

I firmatari della lettera hanno annunciato che si rifiuteranno di lavorare con i festival, i cinema, le emittenti e le società di produzione israeliane che hanno partecipato a "mascherare o giustificare il genocidio e l'apartheid, e/o a collaborare con il governo che li ha commessi''.

Film Workers for Palestine ha comunque precisato che l'impegno non vieta ai professionisti del cinema di lavorare con individui israeliani. "Questo rifiuto prende di mira la complicità istituzionale, non l'identità", afferma il gruppo.

La lettera citava la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia dello scorso gennaio secondo cui c'era un rischio plausibile di genocidio a Gaza. La Corte Internazionale di Giustizia ha anche stabilito lo scorso luglio che "la continua presenza dello Stato di Israele nei Territori Palestinesi Occupati è illegale" e che la legislazione e le misure di Israele "costituiscono una discriminazione sistematica basata, tra l'altro, sulla razza, la religione o l'origine etnica" in violazione del diritto internazionale dei diritti umani.

La lettera sottolinea un apparente cambiamento nell'opinione pubblica negli Stati Uniti e in Europa contro le operazioni militari di Israele a Gaza. Dall'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023 e dalla successiva campagna militare di Israele a Gaza, la denuncia delle tattiche di guerra di Israele è diventata più forte mentre i civili a Gaza affrontano bombardamenti diffusi e fame.
Ma a Hollywood, molti di coloro che hanno espresso preoccupazione per i diritti umani dei palestinesi sono stati spesso accolti con accuse di antisemitismo.

Nel novembre 2023, la United Talent Agency ha confermato di aver abbandonato l'attrice premio Oscar Susan Sarandon dopo aver fatto osservazioni durante una manifestazione pro-palestinese a New York. Nello stesso mese, Spyglass Media Group ha dichiarato di aver eliminato l'attrice Melissa Barrera dalla serie horror "Scream" dopo una serie di post su Instagram che condannavano Israele in termini forti.

Jonathan Glazer, un regista britannico che è tra coloro che hanno firmato la lettera Film Workers for Palestine, ha subito le conseguenze di una presa di posizione, nel 2024, durante la cerimonia di accettazione dell'Oscar per "Zona di interesse'', contro lo spargimento di sangue in Medio Oriente nel suo discorso di accettazione degli Oscar.

Il regista, che è ebreo, sul palco disse che ''in questo momento, siamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità e l'Olocausto dirottato da un'occupazione, che ha portato al conflitto per così tante persone".
Oltre 1.000 creativi e professionisti ebrei di Hollywood hanno successivamente replicato alle affermazioni di Glazer affermando che "l'uso di parole come 'occupazione' per descrivere un popolo ebraico indigeno che difende una patria che risale a migliaia di anni fa ed è stata riconosciuta come stato dalle Nazioni Unite, distorce la storia".

Film Workers for Palestine ha detto nella lettera che l'impegno è stato ispirato dai registi uniti contro l'apartheid, che si sono rifiutati di distribuire film nel Sudafrica dell'apartheid quattro decenni fa. Tra i firmatari c'erano poi figure di spicco come Steven Spielberg, Spike Lee e Martin Scorsese.

"Rispondiamo all'appello dei registi palestinesi, che hanno esortato l'industria cinematografica internazionale a rifiutare il silenzio, il razzismo e la disumanizzazione", si legge nella lettera, "così come a 'fare tutto ciò che è umanamente possibile' per porre fine alla complicità nella loro oppressione".

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