Economia

Guerra dei dazi: il made in Italy perde 36,7 miliardi in due anni

Redazione
 
Guerra dei dazi: il made in Italy perde 36,7 miliardi in due anni

Lo scenario internazionale resta dominato da un rallentamento dell’attività economica e da un’incertezza persistente, aggravata dagli annunci di politica commerciale della nuova amministrazione statunitense e da una fase negoziale particolarmente complessa. Le previsioni economiche di primavera della Commissione europea, pubblicate oggi, indicano per l’Italia una crescita del PIL pari allo 0,7%, in revisione rispetto al +1,0% stimato a novembre.

Guerra dei dazi: il made in Italy perde 36,7 miliardi in due anni

Nell’Area euro, la crescita prevista per il 2025 è dello 0,9%, in calo rispetto al +1,3% precedentemente stimato. A pesare sul rallentamento sono la debolezza delle prospettive del commercio internazionale e l’accresciuta incertezza sui dazi. Secondo lo Spring 2025 Economic Forecast, l’export italiano crescerà del 2,1% nel 2025 e del 3,3% nel 2026, livelli inferiori rispetto al +4,3% e +4,8% previsti in autunno prima delle presidenziali USA.

Il differenziale negativo accumulato nei due anni è pari a 36,7 miliardi di euro di mancate esportazioni, di cui 13,1 miliardi nel 2025 e 23,6 miliardi nel 2026. Un accordo sui dazi tra Stati Uniti e Unione europea è considerato cruciale per contrastare questo trend, mentre i segnali di apertura nei negoziati – tra cui la sospensione per 90 giorni delle tariffe tra USA e UE e la riduzione dei dazi tra Stati Uniti e Cina – offrono uno spazio diplomatico da sfruttare.

La situazione dei settori produttivi italiani è ulteriormente aggravata dalla domanda estera debole, condizione che ostacola la ripresa della manifattura, come evidenziato dal recente rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato “Tendenze dell’economia e della congiuntura nell’era dell’incertezza, tra dazi e tensioni geopolitiche”.

Nel primo trimestre del 2025 la produzione manifatturiera italiana cresce marginalmente (+0,1%) rispetto al trimestre precedente. Su base annua, il calo è del 3,1%, in miglioramento rispetto al -5,1% del quarto trimestre 2024. In Germania, nello stesso periodo, la contrazione si attesta all’1,9%, in risalita rispetto al -3,5% precedente. Il clima di incertezza incide negativamente anche sulle attese degli ordini, che restano in territorio negativo ad aprile.

Tuttavia, dopo il calo dello 0,5% registrato nel 2024, l’export manifatturiero mostra segnali di ripresa con un aumento del 5,8% a marzo e del 3,2% nel primo trimestre del 2025, trainato soprattutto da un’impennata del 41,5% delle esportazioni verso gli Stati Uniti per effetto dell’anticipo degli acquisti prima dell’entrata in vigore dei nuovi dazi.

Il rapporto di Confartigianato offre un’analisi articolata del quadro macroeconomico e congiunturale in uno scenario globale instabile, analizzando i trend settoriali della manifattura, dell’export, delle aspettative sugli ordini, e mettendo in luce le criticità di moda e meccanica: viene tracciata l’evoluzione dei prezzi dell’energia, della produzione e degli investimenti nelle costruzioni, della spesa pubblica locale e nazionale, dei consumi, del commercio al dettaglio, del turismo, del mercato del lavoro e degli infortuni.

Ampio spazio è dedicato anche alle dinamiche della politica monetaria, al credito, agli investimenti, alla finanza pubblica, agli scenari di difesa in ambito UE con particolare attenzione al piano Readiness 2030, nonché all’analisi controfattuale sull’impatto che un incremento di spesa per la difesa avrebbe sul valore aggiunto delle micro e piccole imprese del comparto meccanico.

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