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Ma che senso ha senso contestare il testo di Fratelli d'Italia perché non "inclusivo"?

Redazione
 

Un argomento, che potrebbe essere al centro di un confronto tra intellettuali e giuristi, tra storici ed esperti dell'evoluzione del linguaggio, è stato ridotto ad un piccolo episodio con motivazioni che sembrano tutto fuorché l'occasione per aprire un dibattito serio sul testo dell'Inno degli Italiani, scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro.
Non ieri, o l'altro ieri, ma nel 1847, cioè 178 anni fa, mese più, mese meno.

Ma che senso ha senso contestare il testo di Fratelli d'Italia perché non "inclusivo"?

Scritto quindi sotto la spinta emozionale di uno spirito che si stava affermando in quell'Italia ancora divisa e che, per essere celebrato, aveva necessità di toni che inneggiassero all'Idea, per chiamare tutti a partecipare, anche impugnando le armi, alla costruzione del sogno di un'unica Patria.

Ma quel testo, che parla di sentimenti e di aspirazioni, con l'aulicismo che quel tempo imponeva, oggi appare come sorpassato, come non capace di tradurre come la società sia cambiata.
Lo ha rilevato una cantante, Francamente, uscita dall'ultima edizione di X Factor, che ha raccontato in un video i suoi dubbi se, in occasione di un evento sportivo, cantare l'inno di Mameli nella sua originale scrittura oppure adeguarlo ai tempi moderni.

Alla fine, Francamente ha optato - per evitare una denuncia per vilipendio - per cantare il testo originario, ma abbigliata con indumenti che, nel loro colore, indicassero la sua voglia di sottolineare quale sia oggi l'Italia, quali che siano i profili e gli orientamenti, oltre che la razza, di chi ci vive.

Una scelta che poteva restare nell'ambito di quelle personali, ma che la cantante ha voluto spiegare, addebitando all'inno di non essere inclusivo, di non contemplare tutte le componenti della nostra società.
Una posizione che induce ad alcune considerazioni, tra lo scontato e il banale e non volendo certo cadere nella trappola che già alcuni esponenti della destra stanno predisponendo facendo appello all'amore patrio e altre cose del genere.

Vorremmo dire a Francamente e a quelli che ne condividono il pensiero generale (quello di tutela dei diritti di tutti, anche di chi fa parte dell'odiosa classificazione di ''minoranza'') che una simile operazione - che può essere anche mediatica e che, se così fosse, avrebbe ottenuto il risultato di fare parlare di lei - appare come figlia di un modo apodittico di intendere il rapporto con il nostro passato, andando ad applicare i nostri attuali canoni di comportamento a quelli di quasi due secoli fa, per puntare il dito contro di essi, come se fossero un manifesto per l'emaginazione.

Insorgere per le prime parole dell'Inno, ''Fratelli d'Italia'' appunto, come se fossero un modo per mostrare la superiorità di un genere rispetto all'altro, piuttosto che una critica sensata sembra solo un'occasione per creare clamore, come se ogni occasione per fare polemica debba essere colta. Anche perché, scritto con motivazioni chiare, con un testo che doveva unire e non dividere, l'Inno ha anche riferimenti all'amore ed all'unione, per come caratteristico degli scritti di quel tempo, ma tutto filtrato in un messaggio che era politico.

E che valeva per un determinato momento storico in cui i comportamenti che afferivano alla sfera personale tali dovevano restare.
Dire, come ha fatto Francamente, che si definisce donna queer, di sentirsi in difficoltà perché quel ''fratelli'' esclude gay e lesbiche, è un modo di fare facile e scontata polemica, decontestualizzando quel testo dal momento storico, in cui l'appello doveva essere a prendere le armi per fare l'Italia e solo quello.

Seguendo il ragionamento di Francamente, se si andasse a leggere il testo della Marsigliese i francesi - che cantano l'inno a squarciagola ad ogni occasione - dovrebbero saltare le strofe che fanno appello ai ''virili richiami'', chiedendo che siano cambiate in modo ''inclusivo''?

Neanche ''Star-Spangled Banner", l'inno degli Stati Uniti, si salverebbe quando dice "E così sia per sempre, quando uomini liberi dovranno scegliere tra le loro amate case e la desolazione della guerra'', poiché insieme a ''uomini liberi'' non si parla di donne, di neri, di gay e lesbiche, in un testo del 1814?

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