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Fine vita, la Toscana approva la legge sul suicidio assistito

Redazione
 

Il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato la legge di iniziativa popolare promossa dall’Associazione Luca Coscioni, che prevede di garantire tempi e modalità certi per l’accesso al suicidio medicalmente assistito a causa di malattie terminali.

Fine vita, la Toscana approva la legge sul suicidio assistito

Il provvedimento si inserisce nel quadro tracciato dalla Corte costituzionale nel 2019, che ha riconosciuto questa possibilità in presenza di condizioni di sofferenza ed estrema urgenza.

L’iter prevede la presentazione di un’istanza all’azienda sanitaria locale, che trasmetterà la richiesta alla Commissione e al Comitato per l’etica clinica. Entro dieci giorni, la Commissione verificherà i requisiti e, in caso di esito positivo, definirà le modalità di attuazione. L’azienda sanitaria, entro sette giorni, fornirà supporto tecnico e farmacologico per la preparazione all’autosomministrazione del farmaco autorizzato. Il percorso sarà interamente gratuito, con costi a carico del bilancio regionale.

«La Toscana ha scritto una pagina di civiltà e diritti», ha affermato il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, sottolineando l’importanza di garantire tempi e procedure chiare e ribadendo la necessità di un intervento legislativo nazionale per dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale. Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni (in foto), evidenzia il ruolo della partecipazione popolare: «Questa legge è stata firmata da oltre 10.000 cittadini».

La Toscana si distingue in un panorama nazionale ancora incerto: secondo l’Associazione Luca Coscioni, la legge "Liberi Subito" è ferma in commissione in cinque regioni, depositata in attesa di avvio in altre cinque e sospesa in diverse altre a causa di cambi di legislatura. «Non può essere un privilegio geografico, serve una legge nazionale», sostiene Marco Furfaro del PD. Tuttavia, come prevedibile, sono esplose le polemiche: «Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti», ha detto il cardinale Paolo Augusto Lojudice, presidente della Conferenza Episcopale Toscana. Il vicepresidente della Cei Francesco Savino si è detto dispiaciuto: «Tra l’accanimento terapeutico e l’eutanasia c’è una terza possibilità, quella delle cure palliative».

Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fdi alla Camera, sembra invece augurarsi un intervento dell’esecutivo: «Il tema del fine vita non spetta alle regioni. Il governo impugnerà questa legge e la Consulta la cancellerà ricordando al Parlamento le sue prerogative». Mentre per il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri la Toscana ha fatto «una grave forzatura».

Marco Stella, consigliere regionale di Forza Italia parla di rischio di «turismo della morte», di cittadini che si recheranno in Toscana da altre regioni, la stessa preoccupazione espressa nei giorni scorsi dai Pro Vita, anche se il suicidio assistito è ammesso in tutta Italia. Emiliano Fossi, deputato e segretario del Pd toscano, commenta un «il risultato che assume un valore ancora più significativo se consideriamo che proprio la Toscana è stata la prima realtà in Italia ad abolire la pena di morte».

Per Emma Bonino di + Europa si tratta di «un enorme passo avanti per la libertà di scelta su come vivere e come morire e rappresenta uno spartiacque importante che occorre replicare anche in altre Regioni, così che la politica e il Parlamento assumano una posizione, ponendo fine ad accanimenti che non hanno alcun rispetto della dignità umana».

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