Ambiente & Sostenibilità

Fauna selvatica, allarme degli scienziati: nel dibattito parlamentare ignorata la voce della conservazione

Redazione
 
Fauna selvatica, allarme degli scienziati: nel dibattito parlamentare ignorata la voce della conservazione

Mentre il Parlamento italiano valuta le modifiche alla legge 157/1992 sulla gestione della fauna selvatica, gli esperti di conservazione lanciano un accorato allarme sulle crescenti minacce alla biodiversità e invocano un dibattito rispettoso dei principi democratici e della scienza.

Fauna selvatica, allarme degli scienziati: nel dibattito parlamentare ignorata la voce della conservazione

L'attuale revisione da parte del Senato del disegno di legge 1552 rivela una preoccupante mancanza di rappresentanza ambientalista e scientifica. Questa settimana, ben otto associazioni di cacciatori hanno ottenuto un'audizione davanti alla commissione parlamentare competente, a fronte delle sole quattro organizzazioni ambientaliste audite la settimana scorsa. Questo squilibrio evidenzia una tendenza sempre più marcata a consentire agli interessi venatori di influenzare la politica sulla fauna selvatica, a scapito della scienza della conservazione e della protezione della biodiversità. Gli esperti sottolineano che la gestione sostenibile delle popolazioni animali richiede proprio quelle competenze scientifiche specialistiche che solo le associazioni dedicate alle scienze faunistiche e alla conservazione possono fornire.

A sostegno di queste preoccupazioni, Waldrappteam, un'importante iniziativa europea di conservazione finanziata con fondi LIFE e focalizzata sulla reintroduzione dell'Ibis eremita (Geronticus eremita), specie in via di estinzione, fornisce dati sulla mortalità approfonditi e sottoposti a revisione paritaria, raccolti in oltre un decennio di ricerche sul campo. In Italia, la principale causa di morte di questa specie, gravemente minacciata, è il bracconaggio, che rappresenta oltre un terzo di tutti i decessi confermati. "Questi risultati si basano sul monitoraggio GPS continuo e sull'analisi forense sistematica delle carcasse recuperate", spiega il dottor Johannes Fritz, responsabile generale del progetto LIFE Northern Bald Ibis.

"Questo rende l'Ibis eremita una delle specie di uccelli più studiate in Europa in termini di mortalità legata all'uomo." È preoccupante, evidenziano i dati, che la maggior parte di questi crimini sia commessa da cacciatori autorizzati, nonostante le normative vigenti. Data la precisione e l'affidabilità di questi dati, l'Ibis eremita rappresenta un caso emblematico per valutare le minacce più importanti che gravano sugli uccelli migratori.

Se il bracconaggio è la principale causa di morte di una popolazione intensamente monitorata e rigorosamente protetta che conta meno di 250 esemplari in Italia, si deve presumere che altre specie molto più comuni, e meno monitorate, siano esposte a un rischio simile, se non maggiore, derivante dalla caccia illegale. "I nostri dati sul bracconaggio dimostrano che il fenomeno in Italia viene largamente sottovalutato", afferma Laura Stefani, responsabile della campagna italiana contro il bracconaggio.

"Questo è solo un esempio del contributo che associazioni come la nostra sono in grado di dare fornendo dati fondamentali al legislatore. È fondamentale che si tenga conto di queste competenze nelle decisioni legislative!" L'esclusione o la sottorappresentanza delle associazioni scientifiche dal dibattito politico priva il legislatore di dati essenziali, compromettendo l'efficacia delle normative di gestione faunistica. Gli esperti ricordano che nella gestione faunistica, l’attività venatoria rappresenta solo uno degli strumenti disponibili, non necessariamente il principale, né il migliore.

Le misure gestionali sostenibili includono la gestione degli habitat, programmi di reintroduzione e traslocazione (come quello di Waldrappteam), misure di mitigazione dei conflitti con le attività umane e strategie di controllo demografico non letale. La predominanza numerica di rappresentanti del settore venatorio nelle audizioni parlamentari rischia quindi di orientare le scelte gestionali verso soluzioni unidirezionali, trascurando l'approccio multidisciplinare e scientifico che la moderna conservazione richiede. Questo compromette la qualità stessa del dibattito politico. Waldrappteam, parte delle 50 organizzazioni ambientaliste e scientifiche che chiedono una rappresentanza paritaria nelle audizioni parlamentari, esorta i legislatori a resistere alle pressioni delle lobby venatorie e a rispettare il principio di equa partecipazione democratica.

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