Predicare bene e volare male: ecco la nuova forma d’arte performativa delle celebrità eco-chic. La pista d’atterraggio è il palcoscenico, il jet privato la contraddizione che non sanno più nascondere neanche con un filtro seppia.
L'ecologia secondo Elodie: salva il pianeta, ma col jet privato
È il caso di Elodie, che tra un’esibizione in reggiseno e stiletto abbracciata a un palo da lap dance e un’intervista sull’empowerment, ci ha abituati a vedere nella sua voce un’eco di consapevolezza civile.
Fino a quando la consapevolezza, invece di farle prendere un treno, l’ha fatta salire su un aereo privato diretto da Ibiza a Milano Linate.
Con lei, come in ogni pièce che si rispetti, Diletta Leotta, nel ruolo dell’amica bionda (un classico l'accostamento tra la mora e la chiara: come Starsky e Hutch, come Poncherello e Baker), Franceska Nuredini come figura di contorno, utile più all'inquadratura che alla narrazione.
Lo scatto incriminato è arrivato su TikTok, pubblicato da un certo Pasquale – che pare il nome di fantasia scelto da Dio quando vuole punire l’ipocrisia – e mostra le tre dee del tempo libero scendere dal jet Top Jet Executive con la disinvoltura di chi pensa che il carburante verde sia un'opinione e la coerenza un optional.
Elodie, la stessa che nei mesi scorsi parlava di sostenibilità ambientale, quella che twitta citazioni di Greta con la stessa frequenza con cui cambia look, viene inondata da quasi 200 commenti velenosi.
“Elodie ambientalista col jet?”, “Comuniste col Rolex”, “Predica bene e jetta male”.
E se il sarcasmo del web fosse monetizzabile, oggi saremmo tutti ricchi a emissioni zero.
Ma non è solo il web a farsi due domande. È lo stesso copione che si sgretola. Perché puoi indossare tutti i completi sartoriali color sabbia che vuoi — anzi, puoi cavartela con tre centimetri di tessuto strategicamente posizionati e chiamarlo stile minimal-chic — puoi cantare inni all’impegno civile travestiti da Margarita, Glamour o Tribale, ma se poi ti fai beccare a sfrecciare in cielo con un jet privato mentre i comuni mortali vengono rimproverati per voli low‑cost, non sei una paladina green: sei solo l’ennesima testimonial deluxe del greenwashing con riflessi al platino.
In tutto questo, la Leotta fa la Leotta. Non si è mai venduta per quello che non è. Vuole il lusso? Se lo prende. Non fa discorsi etici, non firma petizioni, non sfila per cause civili. La sua coerenza è elementare, e quindi inattaccabile. Nessuna maschera da togliere, nessuna ideologia da contraddire. È una foto pubblicitaria ambulante, sì, ma almeno non pretende l'applauso per la profondità.
Poi c’è lui, il dettaglio che trasforma la commedia in farsa: sul sito della compagnia aerea si legge che l’aviazione privata pesa solo lo 0,04% sulle emissioni globali. Come se l’inquinamento si potesse misurare in permessi morali. “Tranquilli, il jet inquina poco!” – pare di leggere – “Siamo quasi buoni!”. È la versione aeronautica del “solo una tirata”. E no, non è sufficiente.
E qui non si tratta di fare un processo alle intenzioni, ma alle narrazioni.
Perché se sei un personaggio pubblico e costruisci la tua immagine sull’etica, poi sei tenuta a onorarla.
Se parli di diritti, ambiente, ingiustizie sociali e poi atterri da Ibiza come se nulla fosse, il problema non è il volo: sei tu. Con il tuo storytelling inconsistente, con la tua estetica dell’impegno a intermittenza, con il tuo attivismo fotogenico. Ed è qui che casca l’aereo.
Non sul fatto in sé – ognuno può volare come vuole, se può permetterselo –, ma sul fatto che tu, Elodie, ti sei venduta come diversa. Hai voluto essere la cantante che dice qualcosa, la popstar con la coscienza. Peccato che la coscienza non sia un costume da indossare per una diretta Instagram e poi ripiegare in valigia accanto al pareo. Nel silenzio stampa seguito al video, resta solo il rumore sordo dell’autogol. Nessuna dichiarazione, nessuna spiegazione, nemmeno il classico tentativo di salvarsi con una story in bicicletta o un selfie davanti a un bidone della differenziata. Solo il vuoto pressurizzato di una reputazione bucata.
E così, mentre il jet rolla sulla pista e scompare dietro la recinzione dell'aeroporto, resta a terra l’unica cosa che non si può più imbarcare: la credibilità. Perché la verità è che il mondo dello spettacolo non è più il luna park che era dieci anni fa. Oggi il pubblico ha gli occhi allenati, il palato fino, e la memoria lunga. Se ti vanti di essere consapevole, devi esserlo davvero.
Non a intermittenza. Non solo quando c’è da lanciare un singolo impegnato o indossare una maglietta con lo slogan giusto. Perché se poi scendi da un jet come se fosse la Panda del nonno, e pensi che basti una story col mare pulito per farla franca, allora forse non hai capito che razza di pubblico hai davanti. O forse sì, e semplicemente te ne freghi. Il che, paradossalmente, sarebbe persino più coerente.