I dazi imposti dagli Stati Uniti all’Europa rischiano di infliggere un duro colpo all’economia italiana, in particolare per quanto riguarda le esportazioni manifatturiere che vantano un saldo commerciale positivo con il mercato americano.
Dazi USA: un colpo da miliardi per l’Italia, a rischio export e consumi
Il settore più penalizzato sarebbe quello dei Macchinari e apparecchi non classificati altrove, con un impatto da 10 miliardi e 756 milioni di euro, seguito dai Prodotti alimentari e bevande, che valgono 7 miliardi e 244 milioni, e dai Mezzi di trasporto, con un export pari a 6 miliardi e 146 milioni. Al quarto posto si collocano i Prodotti tessili e dell'abbigliamento, che generano un giro d'affari di 5 miliardi e 286 milioni. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (in foto), avverte che l’introduzione dei dazi sarebbe “una vera iattura per l’Italia”, osservando che misure protezionistiche di questo tipo innescano invariabilmente ritorsioni e guerre commerciali, danneggiando i consumatori con prezzi più alti, inflazione e perdita di potere d’acquisto, con ripercussioni negative su consumi, PIL e occupazione.
Secondo i dati Istat pubblicati oggi, gli Stati Uniti si confermano il principale partner commerciale dell’Italia, con un saldo commerciale di +38,87 miliardi di euro, che pur registrando una riduzione rispetto ai 41,93 miliardi del 2023, resta più che doppio rispetto al Regno Unito, secondo in classifica con 19,37 miliardi.
Segue la Francia con un saldo di 16,58 miliardi. In controtendenza rispetto alla flessione generale dell’export italiano (-0,4%), il settore agroalimentare ha chiuso il 2024 con un record storico, segnando un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente e un surplus commerciale superiore al miliardo di euro. Le esportazioni agroalimentari hanno raggiunto quota 69,1 miliardi, trainate dal vino, primo prodotto per valore, seguito da ortofrutta trasformata, formaggi, pasta, cereali, frutta e verdura fresche, salumi e olio d’oliva. Coldiretti, che ha diffuso l’analisi in occasione dei dati Istat sul commercio estero, avverte che questo primato potrebbe essere compromesso dalle scelte della Commissione Europea di imporre etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino, una misura definita “follia ideologica”.
La Germania resta il principale mercato di sbocco per il Made in Italy agroalimentare con 10,6 miliardi di export (+6%), mentre gli Stati Uniti, con un valore di 7,8 miliardi e una crescita del 17%, si confermano il primo mercato extraeuropeo. Seguono Francia, Regno Unito e Spagna. Il successo dell’export agroalimentare è il risultato del lavoro di una filiera che coinvolge 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole e 70mila industrie alimentari. Un comparto strategico dell’economia nazionale che punta a raggiungere i 100 miliardi di export entro il 2030, ma che ora si trova a fare i conti con le minacce protezionistiche di Washington e le politiche comunitarie restrittive.