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Boxe: troppo testosterone, a Imane Khelif negata la partecipazione ai mondiali

Redazione
 

Eccola di nuovo, al centro dell'attenzione, quando forse ne farebbe veramente a meno: Imane Khelif, l'atleta algerina che, alle Olimpiadi di Parigi, ha vinto la medaglia d'oro - nonostante le polemiche intrecciatesi, a livello sportivo e sociale - non potrà partecipare ai mondiali di boxe dilettantistico, in programma in Serbia dall'8 al 16 marzo.

Boxe: troppo testosterone, a Imane Khelif negata la partecipazione ai mondiali

A decretarne l'esclusione è stata l'Iba, la federazione internazionale dei pugili dilettanti, con la motivazione che l'atleta "non soddisfa i criteri di idoneità a causa di livelli troppo alti di testosterone". 

Cioè, dicendolo in modo brutale, l'Iba non nega che Imane sia donna, ma afferma che nel suo organismo è presente troppo testosterone per farla gareggiare in una competizione femminile.

Il controsenso della situazione di cui Imane è, suo malgrado, vittima sta nel fatto che lei, per Parigi 2024, era ''abbastanza'' donna, mentre per l'Iba non lo è a causa dell'iperandrogenismo, ovvero una produzione eccessiva di ormoni maschili, quale appunto il testosterone.

Due organismi, due visioni diverse

Ma il problema non è che l'Iba dica una cosa e il Cio (il Comitato Olimpico Internazionale, quello che organizza i Giochi) un'altra, quanto che i due organismi, ciascuno per la sua parte dominus nelle rispettive competizioni, sostengano convinzioni completamente diverse che, alla fine, lasciano sempre delle vittime come, in questo caso, Imane e le pugili che lei ha sconfitto duramente sul ring, grazie alla sua potenza.

Una donna in mezzo alle polemiche

Imane Khelif si trova quindi in mezzo: alla sua condizione fisica, a come lei venga giudicata in base a parametri diversi e, infine, al suo sentirsi donna, senza se e ma (come quando, elegantissima, si presentò alle sfilate di Milano Fashion Week dello scorso anno).

E non è una cosa di oggi perché, appunto basandosi sulle proprie norme, l'Iba aveva già escluso dalle proprie competizioni l'atleta algerina, quando invece, poco dopo, il Cio l'aveva ammessa.

La spiegazione della decisione dell'Iba l'ha data Chris Roberts, segretario e CEO (quindi quello che decide tutto), secondo il quale Imane "non soddisfa i criteri di ammissibilità", sulla base di quanto previsto dal regolamento tecnico che "stabilisce chiaramente i requisiti e i criteri per l'evento".

Il problema dell'iperandrogenismo nello sport

Il caso di Imane non è il solo nel mondo dello sport, come confermano le varie esclusioni di cui sono state fatte oggetto soprattutto atlete africane impegnate nel mezzofondo. Tutte per lo stesso motivo, che viene definito con l'acronimo Dsd, i disturbi della differenziazione sessuale.

Ovvero, donne sì, ma aiutate da troppo testosterone, che, massimizzandone le prestazioni - per il mezzofondo, si parla di resistenza; per Imane di potenza -, le mette in condizione di favore rispetto alle atlete che non manifestano questa anomalia del loro metabolismo.

Una vittima delle regole

Ma, al tirare delle somme, Imane Khelif torna ad essere messa in panchina, non per sue colpe specifiche (non ha assunto nulla per alternare, migliorandole, le sue prestazioni), ma perché il suo organismo non rientra nella ''normalità'' del suo genere.

Parlando di pugilato è abbastanza chiaro che l'aiuto a Imane derivato da una iperproduzione, per lei che è donna, di testosterone, si traduce in una massa muscolare non maggiore, ma di superiore capacità di offendere, quindi di fare più male. E trattandosi di donne, è chiaro quanto questo possa incidere su un incontro e sul suo esito.

Sport e umanità

Se questo è l'aspetto sportivo, destinato a perpetrarsi rivendicando Iba e Cio il diritto di comportarsi per come ritengono giusto, quello umano sembra essere messo da parte.

E quell'umano si riferisce a Imane che, provenendo da un poverissimo villaggio dell'Algeria rurale, nella boxe ha trovato un modo per riscattare la condizione della sua famiglia, che grazie ai suoi successi tra le dodici corde oggi sta certo meglio di prima.

Ma di lei, del suo essere e sentirsi donna, a qualcuno interessa veramente?

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