Ce la ricordiamo tutti, Maria Giovanna Elmi, giusto? La fatina bionda delle nostre domeniche d’infanzia, l’incarnazione di una tivvù educata, gentile, quasi magica. Ebbene: le sono bastati cinque minuti a ''La volta buona'' per passare da ospite d’onore a bersaglio di una conduzione che, più che buona, sembrava Crudelia De Mon travestita da curiosità. Una curiosità ficcanaso, invadente e stonata come un assolo di trombone durante un minuetto.
Caterina Balivo, padrona di casa di questo salotto pomeridiano che sogna di essere familiare, ma finisce spesso per sembrare il confessionale di un reality, ha pensato bene di fare alla Elmi la domanda delle domande: ''Perché è stato annullato il tuo primo matrimonio?'' Così, dritta come una mazza da baseball contro un servizio da tè. E quando la Elmi, con la grazia che la contraddistingue da una vita, ha replicato un educatissimo ''sono cose personali, no?'', anziché deviare con garbo, la Balivo ha pensato di insistere.
Tipo stalker delle emozioni. ''Mi dicono che ti avevano chiamata anche per questo'', ha rincarato la dose. Sottotesto: adesso me lo dici davanti a tutti. La trappola del "lo sapevi che venivi per questo" è uno dei colpi più meschini nel manuale della conduzione televisiva: l’equivalente del "con la gonna corta te la sei cercata", ma versione talk-show. La Elmi, imperturbabile, ha rilanciato con eleganza: "Mi avevano chiamata per parlare di Miami".
Il che, in una tivvù normale, avrebbe dovuto chiudere la questione e aprire scenari glamour e spensierati. Ma invece no. La Balivo, forse offesa dal rifiuto o semplicemente a corto di argomenti, ha avuto l’uscita che le resterà incollata addosso come il velluto in estate: "A noi di Miami non ce ne importa nulla, anche perché abbiamo le nostre spiagge italiane''. Boom. Patriottismo da battigia. Sberleffo tropicale. Schiaffo diplomatico alla Florida.
Peccato che – dettaglio non trascurabile – la stessa Balivo, solo qualche anno fa, pubblicava su Instagram post estasiati proprio da Miami, con didascalie entusiastiche in stile “bucket list” da influencer di provincia. A ricordarcelo, come sempre, Selvaggia Lucarelli, che come un cane da tartufo dell’incoerenza va a stanare il post incriminato. Il risultato? Una figuraccia istituzionalizzata in mondovisione. Quella che doveva essere la padrona di casa, è diventata l’ospite scomoda della propria trasmissione.
Ma torniamo al punto: cos’ha fatto Maria Giovanna Elmi per meritarsi tutto questo? Nulla. Ha semplicemente portato in studio la sua educazione, il suo garbo, la sua storia. In un’epoca in cui la buona creanza è un difetto e l’invadenza è virtù, lei è sembrata fuori tempo massimo. Come un’opera d’arte appesa in una discoteca. Anzi, peggio: come un’opera d’arte rimproverata perché non si muove a tempo. E qui la domanda sorge spontanea: quand'è che abbiamo deciso che il rispetto non fa più share? Che la gentilezza non è fotogenica? Che un’intervista non è riuscita se l’ospite non piange, sviene o confessa un trauma?
La Balivo avrebbe potuto celebrare una carriera lunghissima, parlare di Rai, di cultura, di viaggi, di musica. Ma no. Si è incaponita con il gossip da sagrestia. E non uno qualunque: l’annullamento ecclesiastico di un matrimonio finito quarant’anni fa. La cronaca rosa riciclata in versione teologica. Il peggio della tivvù confessionale senza neanche l’ironia di Guzzanti. E il vero paradosso è che "La volta buona" si vende come un programma per famiglie, leggero e accogliente. Ma accogliente per chi? Per chi grida, piange e si svende? Di certo non per chi porta in scena la dignità. La Elmi, da parte sua, non ha perso la calma neanche per un istante. E nella sua risposta controllata, c’era tutto lo smacco: “Veramente mi avevano chiamata per parlare di Miami.”
La mazzata definitiva. A mani giunte. A peggiorare la situazione ci ha pensato la produzione, che ha cercato di salvarsi con un comunicato di rara insipienza: "Le domande erano concordate". Come se questo potesse giustificare l’insistenza. Come se l’agguato emotivo fosse meno grave se messo a calendario. Ma davvero pensiamo che la buona conduzione consista nell’aggrapparsi a un copione come un naufrago alla zattera? Altrove, nella stessa giornata, si celebravano i quarant’anni di Quelli della Notte, con Arbore, Frassica, Marisa Laurito e compagnia bella.
Ironia, intelligenza, leggerezza vera. Mentre sulla tivvù generalista va in scena la lenta agonia della buona conversazione, della conduzione elegante, del rispetto per chi ha fatto la storia del piccolo schermo. Quello che resta è un’impressione sgradevole: che oggi, per essere trattati con dignità sul piccolo schermo bisogna essere o famosi tiktoker o esperti di risse verbali.
La classe non è acqua, si diceva. E difatti, in certi studi televisivi, è completamente evaporata. Il risultato? Un’occasione sprecata, la signorina buonasera per eccellenza trattata come una qualunque, e un programma che – se questa era “la volta buona” – rischia di passare alla storia come la volta peggiore. E la Elmi? Ne esce alla grande. Senza alzare la voce, senza scomporsi, senza rispondere male. È bastata la sua compostezza a mettere a nudo tutto il provincialismo aggressivo di una conduzione che voleva fare la scooppara e ha fatto solo la figura della cafona in tailleur.