Salute

Alimentazione sostenibile: il 50% degli italiani riduce lo spreco, ma l'80% non conosce la dieta equilibrata

Redazione
 
Alimentazione sostenibile: il 50% degli italiani riduce lo spreco, ma l'80% non conosce la dieta equilibrata

Più della metà degli italiani dichiara di adottare un'alimentazione sostenibile, interpretando questa scelta principalmente come un regime salutare e rispettoso dell'ambiente. Tuttavia, un'indagine recente mette in luce una significativa lacuna: la difficoltà nel considerare anche gli aspetti etici e sociali legati al cibo. È quanto emerso dallo studio "Nutrizione sostenibile e lotta agli sprechi", presentato a Roma e condotto da Cittadinanzattiva in collaborazione con EngageMinds Hub dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Alimentazione sostenibile: il 50% degli italiani riduce lo spreco, ma l'80% non conosce la dieta equilibrata

L'analisi ha coinvolto 3.978 cittadini italiani attraverso un questionario online, offrendo una mappatura dettagliata delle loro abitudini alimentari, del loro livello di consapevolezza riguardo agli impatti ambientali, dell'uso delle etichette e della fiducia nella comunicazione pubblicitaria. L'obiettivo della ricerca è chiaro: promuovere modelli di consumo e produzione sostenibili, stimolando un cambiamento che parta dall'individuo per poi estendersi a livello collettivo, puntando a una maggiore partecipazione civica.

Un dato particolarmente sorprendente dello studio è che ben l'80% degli italiani non conosce la corretta ripartizione calorica di una dieta bilanciata, e un cittadino su dieci non mostra alcuna intenzione di modificare le proprie abitudini, anche se potenzialmente dannose. L'utilizzo delle etichette alimentari è scarso: solo il 20% dei consumatori le consulta frequentemente durante la spesa, una percentuale che sale al 27% tra i cosiddetti "cittadini attivi", ovvero quelli più coinvolti nelle iniziative promosse da Cittadinanzattiva.

Le principali difficoltà incontrate? I testi troppo piccoli o di difficile comprensione, una barriera che ostacola l'accesso a informazioni cruciali per compiere scelte alimentari consapevoli e informate. Per quanto riguarda lo spreco alimentare, la sensibilità è maggiore: il 50% dei cittadini afferma di ridurre gli scarti in casa, e questa percentuale sale al 56% tra i cittadini attivi. I comportamenti più comuni per contenere gli sprechi includono l'attenzione alle scadenze dei prodotti (63%) e l'acquisto calibrato (49%).

Nonostante questa consapevolezza, la conoscenza degli alimenti upcycled rimane estremamente bassa. Si tratta di prodotti realizzati con ingredienti o sottoprodotti recuperati e trasformati in cibo di qualità. Solo il 18% del campione conosce questo concetto, percentuale che sale al 30% tra i consumatori più informati. Eppure, questo è un settore in crescita, già al centro di progetti importanti come quelli promossi dalla Water Defenders Alliance, di cui Coop fa parte, volti a sostenere un'agricoltura circolare e a spreco zero.

La comunicazione gioca un ruolo fondamentale nel rapporto tra consumatori e sostenibilità. Un dato significativo rivela che ben quattro italiani su dieci hanno dichiarato di aver messo in dubbio le affermazioni pubblicitarie su prodotti presentati come sostenibili o salutistici. Questa percentuale sale al 61% tra i cittadini più attivi, evidenziando la necessità urgente di una comunicazione più trasparente ed efficace da parte delle aziende per riconquistare la fiducia dei consumatori e supportarli nelle loro scelte consapevoli.

Tiziana Toto, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva, ha commentato i risultati con chiarezza: “I cittadini più coinvolti sono anche quelli più consapevoli e pronti a cambiare. Ma è fondamentale investire nella sensibilizzazione e nel coinvolgimento civico, affinché il cittadino diventi protagonista del cambiamento e non solo destinatario di messaggi”.

Dello stesso parere Guendalina Graffigna, direttore dell’EngageMinds Hub: “I consumatori si interrogano sulle conseguenze ambientali, salutistiche e etiche delle loro scelte. Chi partecipa attivamente a iniziative di sensibilizzazione è più informato, critico e pronto alla collaborazione con gli attori del sistema agroalimentare”.

A chiudere il cerchio, Carlo Alberto Pratesi, presidente dell’European Institute of Innovation for Sustainability (Eiis), ha aggiunto: “La sostenibilità richiede nuovi prodotti, processi e comportamenti, ma anche una comunicazione chiara. Solo così i consumatori potranno valorizzare con le loro scelte le aziende che innovano responsabilmente”.

Se da un lato il 47% degli italiani si percepisce ancora come un soggetto passivo, dall'altro oltre il 70% è convinto che le scelte individuali possano effettivamente influenzare l'offerta di mercato e l'impatto ambientale del cibo. Questo è un segnale importante che rivela un forte desiderio del consumatore di assumere un ruolo più attivo nel sistema agroalimentare. In questa direzione si muove anche Slow Food, che da anni promuove l'idea di un consumatore trasformato in "co-produttore" grazie a scelte consapevoli che premiano filiere etiche e sostenibili.

Anche il ruolo della grande distribuzione organizzata (GDO) è percepito come centrale. Secondo gli intervistati, i distributori dovrebbero: adottare programmi per la riduzione degli sprechi e la donazione degli alimenti invenduti (35%); fornire informazioni pratiche ai consumatori su come evitare sprechi (32%); supportare la raccolta differenziata attraverso punti di raccolta specifici (32%); e promuovere prodotti a impatto zero e di qualità (32%). Un impegno, questo, già condiviso da diverse catene della GDO che negli ultimi anni hanno avviato progetti concreti contro lo spreco e a favore dell'economia circolare. Il progetto "Nutrizione sostenibile e lotta agli sprechi", realizzato con il contributo non condizionato dell’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile e con il sostegno operativo di Cittadinanzattiva, offre una fotografia utile per comprendere il punto in cui ci troviamo e, soprattutto, il percorso che possiamo ancora intraprendere verso un futuro alimentare più consapevole e responsabile.

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