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Small cap americane: euforia elettorale o reale inversione di rotta?

A cura di Andrew Smith, US Equities Client Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments
 
Negli ultimi cinque anni (fino ad ottobre 2024), l’S&P 500 ha superato il Russell 2000 di quasi il 54% in termini di rendimento totale. Questa ampia disparità di performance si spiega in gran parte con le componenti relative di ciascun indice e con l'enfasi di alcuni settori. Abbiamo assistito a una situazione in cui la performance delle large cap è stata guidata in misura molto limitata dai “Magnifici 7”. La crescita collettiva dei loro utili è stata fenomenale, potenziata dalla più recente rivoluzione dell'intelligenza artificiale, e ciò ha spinto l'indice delle large cap sempre più in alto, in quanto è diventato una scommessa più concentrata su questa ristretta categoria di titoli. Infatti, dall'inizio del 2023 a oggi, la dimensione del settore dell'information technology nell'S&P 500 è cresciuta dal 20% del benchmark a quasi il 32%. E solo tre titoli (Apple, Nvidia e Microsoft) rappresentano un quinto dell'intera capitalizzazione di mercato dell'indice. Questa concentrazione, unita all'eccellente performance dei prezzi di azioni come Nvidia (2500% in cinque anni!), ha rappresentato una storia di successo per le large cap, mentre le small cap sono rimaste in scia.


Opportunità:

Sebbene non sia garantito, la vittoria di Trump potrebbe fornire alle small cap l'ossigeno di cui hanno bisogno per sovraperformare ancora una volta le large cap, data la predilezione di Trump per le politiche domestic-first, la deregolamentazione e il reshoring delle catene di fornitura. Come noto, infatti le società di piccole dimensioni negli Stati Uniti tendono ad essere maggiormente focalizzate sul mercato interno e a far leva sulla salute dell'economia nazionale; pertanto quest’ultime potrebbe trarre vantaggio da piani politici di Trump. Dall’altra parte, però, se la retorica sulle tariffe si trasformasse in realtà e causasse un aumento dell'inflazione e dei tassi d'interesse, i benefici per le small cap di cui sopra verrebbero meno. Nel 2016, a seguito della prima vittoria elettorale di Donal Trump, le small cap avevano registrato una forte sovraperformance rispetto alle large cap, anche se l'effetto si è rivelato di breve durata, interessando solo il periodo immediatamente successivo. Anche questa volta abbiamo assistito a un picco simile, ma riteniamo opportuno mantenere una visione equilibrata, in attesa di vedere cosa ci riserverà il 2025 quando Trump salirà effettivamente alla presidenza. In generale, è bene ricordare che le small cap sono solite sovraperformare nel medio-lungo termine, dato il loro maggior premio al rischio. In effetti, dal 2000 ad oggi, le small cap hanno sovraperformato le large cap con un ampio margine.

Ad oggi le valutazioni delle small cap si presentano interessanti, in quanto scambiate con uno sconto piuttosto ampio rispetto alle large cap. Normalizzando l'impatto delle società non redditizie, la nostra analisi mostra come le società a piccola capitalizzazione siamo più economiche di circa 3 volte rispetto a quelle a grande capitalizzazione su un multiplo P/E a 12 mesi (circa 22x contro 25x). Si tratta di uno sconto significativo, che potrebbe anche favorire la sovraperformance delle small cap se si dovesse assistere a una rivalutazione e conseguente riduzione del divario di valutazione. In effetti, abbiamo visto le small cap trattare a sconto in maniera persistente negli ultimi quattro anni circa.


Rischi:

Data la loro maggiore esposizione all'economia nazionale rispetto a società più grandi, uno dei rischi maggiori per il segmento delle small è un’eventuale profonda recessione, soprattutto se inaspettata. Detto questo, l'economia statunitense si è dimostrata straordinariamente solida: il mercato del lavoro ha continuato a essere forte, l'inflazione è scesa e la crescita ha retto bene. Di conseguenza, il rischio di recessione si è materialmente ridotto, a vantaggio delle società a piccola capitalizzazione. L'aumento dei tassi d'interesse è un potenziale fattore di rischio per le small cap, dato che tendono ad avere livelli più elevati di leva finanziaria e di debito a tasso variabile. Ma, nel contesto attuale, consideriamo questi fattori un'opportunità, dato che la Fed ha avviato un ciclo di riduzione dei tassi che ci aspettiamo essere vantaggioso, in quanto contribuisce ad alleggerire l'onere del servizio del debito per le small cap e potrebbe migliorare materialmente i bilanci delle società più indebitate.

 
Come investire:


In Columbia Threadneedle investiamo in small cap dal 1997 tramite un approccio core/blend che ci permetta di selezionare le migliori opportunità minimizziamo attivamente il rischio di stile e di settore per consentire alle nostre strategie dedicate di generare costantemente rendimenti in eccesso nel corso del tempo. Questo approccio si è dimostrato molto efficace per la generazione di alfa a lungo termine, stabile e prevedibile nel corso del ciclo. In particolare, riteniamo che le società con fondamentali aziendali in miglioramento – che si traducono in quote di mercato, redditività, generazione di free cashflow e rendimenti sostenuti – siano ben posizionate per sovraperformare i concorrenti nell'arco di un ciclo di mercato. Nella nostra strategia American Smaller Companies investiamo in un portafoglio relativamente concentrato di 50-80 titoli, focalizzandoci maggiormente sulla fascia bassa del Russell 2500, dove tendiamo a trovare il maggior grado di inefficienza e di mispricing del mercato e dove – grazie a una consolidata expertise ed eccellente ricerca proprietaria – è possibile individuare dei così detti “tesori nascosti”. Nel corso del tempo, questo segmento del mercato ha in effetti prodotto in modo affidabile il maggior alfa del nostro fondo dedicato. Iniziare in piccolo ci permette anche di “lasciar correre i nostri vincitori” e di non essere costretti a venderli troppo presto a causa delle dimensioni. In generale, nella selezione dei titoli ci atteniamo da sempre alla nostra filosofia d'investimento, cercando di produrre i migliori rendimenti adeguati al rischio per gli investitori, grazie a un portafoglio attivo dove rintracciamo le migliori opportunità tramite un approccio bottom-up e un’approfondita analisi dei fondamentali delle aziende presenti nell’universo di investimento considerato.
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