Salute

Settembre e il peso del rientro: come affrontare la sindrome da fine vacanza

di Redazione
 
Settembre e il peso del rientro: come affrontare la sindrome da fine vacanza
C’è un momento dell’anno in cui la malinconia sembra quasi scritta nell’aria: settembre. Le giornate si accorciano, la luce si fa più morbida, al mattino e alla sera l’aria fresca ci ricorda che l’estate sta svanendo. È il tempo dei rientri, delle agende che tornano a riempirsi, dei bambini che riprendono la scuola e degli adulti che faticano a rimettersi in carreggiata dopo settimane scandite da ritmi lenti e orizzonti più leggeri. Non è solo una questione organizzativa: il ritorno alla routine coincide spesso con un vero e proprio scossone psicologico, un brusco risveglio che porta con sé stanchezza, irritabilità e una sottile sensazione di vuoto. Gli esperti lo chiamano “post-vacation blues”, un termine che rimanda al “monday blues” della domenica sera, quando già si assapora l’ansia del giorno dopo. A definirlo così è stata Rebecca Brendel, direttrice del Centro di Bioetica dell’Harvard Medical School, che lo descrive come un insieme di sintomi – insonnia, sbalzi d’umore, nervosismo – legati alla fine di un’esperienza gioiosa e alla ripresa degli impegni quotidiani. Una condizione riconosciuta anche dal polo ospedaliero Humanitas, che parla di “sindrome da rientro”: una risposta psico-fisica transitoria ma concreta, capace di alterare l’umore e persino il corpo, con tensioni muscolari, mal di testa e disturbi digestivi. La ricerca Applied Research in Quality of Life ha dimostrato che la felicità accumulata durante le vacanze resiste in media un paio di settimane dopo il rientro. Poi, lentamente, si spegne, lasciando spazio a quell’apatia che rende difficile concentrarsi e tornare produttivi. Non è depressione, precisano gli psicologi, ma un passaggio fisiologico che richiede tempo e strategie mirate.

Alcuni accorgimenti possono fare la differenza. Una casa ordinata al ritorno, per esempio, evita di aggiungere caos a caos. Una ripresa graduale, senza catapultarsi subito in agende fitte di impegni, permette di assorbire lo shock in modo più morbido. Altri suggerimenti sono quelli di mantenere piccole abitudini che hanno reso piacevole la vacanza: una passeggiata quotidiana, la lettura di un buon libro, un po’ di attività fisica. Persino piccoli oggetti o ricordi – una foto sullo sfondo del computer, un souvenir indossato – possono aiutare a prolungare la sensazione positiva e a smorzare la nostalgia. Secondo lo psicologo Guy Winch, parte dello stress nasce dall’incapacità di “lasciar andare” le preoccupazioni anche durante le ferie: rimuginare su questioni lavorative in momenti di pausa genera impotenza. Imparare a tracciare confini chiari tra tempo libero e lavoro diventa quindi un antidoto utile anche al ritorno, come ricorda Charles Samenow della George Washington University. Non va dimenticato che il benessere passa anche dalla tavola. La Coldiretti Puglia sottolinea come una corretta alimentazione possa attenuare i sintomi della sindrome da rientro, grazie alle proprietà rilassanti di frutta e verdura di stagione. L’uva rossa, ad esempio, contiene melatonina naturale che aiuta a regolare il sonno, mentre mele e pesche, ricche di sostanze con effetti simili a quelli del diazepam, favoriscono rilassamento e buonumore. Zucchine, peperoni e insalate, con il loro carico di vitamine e fibre, sono un alleato prezioso per disintossicare l’organismo dopo gli eccessi estivi e affrontare i nuovi ritmi con più energia. In fondo, settembre coincide anche con l’abbondanza dei mercati, quando frutta e ortaggi italiani offrono il massimo di varietà e qualità.

La questione riguarda ovviamente anche i più piccoli. La Società italiana di pediatria rassicura i genitori: i bambini sono abitudinari per natura e ritrovano facilmente la loro routine, purché il rientro sia graduale. Un po’ di attività fisica, passeggiate in famiglia, giochi con gli amici e il rispetto dei ritmi di sonno aiutano a rendere meno traumatico il passaggio. Persino una semplice colazione fatta tutti insieme può trasformarsi in un rito di stabilità e relazione, capace di addolcire le mattine di settembre. Insomma, la sindrome da rientro è un passaggio inevitabile ma non invincibile. Serve pazienza, cura di sé e un pizzico di organizzazione. Pensare già a un nuovo progetto o alla prossima meta, programmare incontri con amici, conservare piccoli gesti di vacanza nella vita quotidiana: sono tutte strategie che trasformano il ritorno da trauma in opportunità. Settembre, dopotutto, non è solo la fine di qualcosa, ma l’inizio di un nuovo ciclo. Sta a noi decidere se viverlo con malinconia o con la leggerezza di chi ha voglia di ricominciare.
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