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Pictet AM - Il punto sul dollaro e sul cambio EUR/USD

di Andrea Campisi, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management
 
Pictet AM - Il punto sul dollaro e sul cambio EUR/USD
Il dollaro da inizio anno

Da inizio anno, l’indice del dollaro è sceso di oltre 11 punti percentuali a fine giugno 2025; l’euro, in forza contro dollaro, ha acquisito il 14%, passando da 1,035 a 1,18 in sei mesi. Guardando ai prossimi mesi, ci aspettiamo che il biglietto verde continuerà a oscillare attorno ai livelli medi registrati nei primi sei mesi 2025, con un rischio di ulteriore indebolimento e pochi fattori che possano favorire un ritorno ai livelli di forza del 2024. Considerando anche un livello di apprezzamento dell’euro fino a 1,20, soglia di sostenibilità della valuta, indicata anche dalla Banca Centrale Europea, il grosso del movimento della figura è già avvenuto. Come sottolineato, a partire da fine 2023 sosteniamo l’imminente fine del secolare ciclo rialzista del dollaro, che risultava già sopravvalutato.

Ragioni del ribasso di breve

La principale causa di debolezza del dollaro è imputabile all’incertezza dell’amministrazione americana (politica commerciale azzardata, avvisaglie di indebolimento economico, rallentamento del settore manifatturiero, timore di un governatore ombra della Fed più dovish, incognita di sostenibilità del debito pubblico). A riprova di ciò, nonostante la forbice del costo del denaro (livello dei tassi di interesse) USA-EU si allarghi in forza di dollaro, il dollaro perde terreno contro euro: è il premio per l'imprevedibilità politica, il costo dell’incertezza.

Ragioni del ribasso di lungo

Rispetto ai suoi livelli storici, il dollaro è al momento ancora leggermente apprezzato rispetto al suo valore storico. Il movimento cui assistiamo, seppur brusco, è un ritorno alla media. Non è però il caso di fare facili allarmismi. Il dollaro resta comunque la principale valuta per:

· Riserve estere: circa il 59% delle riserve valutarie globali. La quota successiva è l'euro, con il 20%;

· Prestiti internazionali: governi e società straniere prendono in prestito denaro in dollari per assicurare i propri creditori contro il rischio di cambio. Il 64% del debito mondiale è denominato in dollari;

· Moneta di scambio: rappresenta una quota significativa dei pagamenti internazionali (il 58% escludendo i pagamenti all'interno dell'eurozona) e delle transazioni in valuta estera;

· Pagamenti internazionali e transazioni globali: il dollaro è utilizzato in oltre il 50% delle fatture per il commercio estero a livello globale.


Si sta così almeno in parte realizzando l’obiettivo dell’amministrazione Trump di un dollaro più fair, senza però perdere la sua rilevanza a livello internazionale.

Cosa fare in una fase di USD debole

Il rischio valutario è insito in qualsiasi investimento al di fuori del proprio Paese, specie azionario. L’esposizione al mercato azionario USA, il più efficiente e performante, implica di per sé la scelta di esporsi al dollaro statunitense. Visto il movimento già registrato da inizio anno, al momento non è da ritenersi vincente una strategia finalizzata a modificare il proprio portafoglio per limitare l’impatto del dollaro, che potrebbe sì deprezzarsi ancora di qualche punto, ma senza attendersi movimenti estremi. Può invece essere lungimirante diversificare il proprio portafoglio al di fuori degli Stati Uniti, orientandosi su asset di diversa valuta o prezzate in euro. L’esposizione azionaria a cambio coperto può essere adottata per una parte del portafoglio, ricordandosi che le coperture sul cambio, implicano un costo (il costo di hedging al momento si aggira in area 2,5-3% l’anno).

Per smorzare l’effetto dollaro

Nel contesto di debolezza del dollaro, la diversificazione del portafoglio sulle asset class globali permette di ridurre il rischio cambio e giovare dei ritorni storicamente superiori di questa fase rispetto al mercato. Nello specifico le asset class da privilegiare sono le obbligazioni dei paesi sviluppati, emergenti in valuta locale, l’azionario globale e le materie prime dei metalli preziosi. I titoli European Union bond e titoli governativi in euro offrono un mix di liquidità e diversificazione, giovano del trend di compressione degli spread intra-europei e offrono un ottimo rendimento aggiustato per la volatilità. I tratti a 5 e 7 anni della curva offrono il miglior rendimento atteso con una maggior difesa dai movimenti della curva e sono, quindi, preferite. Le obbligazioni emergenti in valuta locale hanno a sostegno elementi macro, tecnici e di valutazione. Le tariffe, il calo dell’export e domanda interna sostengono il trend disinflazionistico; inoltre, l’asset class è stata oggetto di deflussi che riducono il rischio di maggiore volatilità e un dollaro debole favorisce i ritorni in ottica di medio periodo. Le azioni globali, in particolare europee ed emergenti, dato il contesto di stimoli fiscali, sono da preferirsi data la rotazione a favore del resto del mondo da parte degli investitori e la riduzione d’incertezza sulle negoziazioni commerciali. Infine, le materie prime dei metalli preziosi sono sempre più impiegate come safe-heaven da parte degli investitori ed in particolare l’oro ha visto crescere la sua percentuale di detenzione da parte delle banche centrali (in particolare emergenti) a sfavore del dollaro americano, sostenendo oltre l’asset class.
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