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Ofi Invest AM: L’impatto dei dazi potrebbe frenare la corsa degli Usa

 
Ofi Invest AM: L’impatto dei dazi potrebbe frenare la corsa degli Usa
Questa estate, il mercato azionario statunitense ha recuperato buona parte del ritardo accumulato nei confronti degli omologhi europei, grazie soprattutto a una earning season che ha battuto anche le più ottimistiche previsioni. Per rendere l’idea, basta pensare che a luglio gli analisti stimavano degli utili per azione tra il 5% e il 6% nell’arco di un anno; il guadagno realizzato è stato quasi il doppio. Si potrebbe obiettare che l’outlook iniziale era conservativo, in attesa di conoscere l’effettivo impatto sui dazi, ma nessuno si aspettava una crescita degli utili dell’11%, legato a un aumento dei ricavi del 7% e il tutto in un contesto di generale rallentamento dell’economia.

È vero che le tech company da sole hanno generato metà di questo balzo delle società dell’S&P 500 nel secondo trimestre del 2025, con gli investimenti in intelligenza artificiale che non solo non stanno rallentando, ma sono addirittura aumentati in proporzione. Questo spiega perché numerosi player di mercato hanno rivisto al rialzo le loro proiezioni di spesa. Non solo; molti investitori festeggiano il fatto che queste spese aggiuntive sono già state monetizzate, come visto con Alphabet e Microsoft, in quanto fuga i timori che si erano generati alla vista dell’ammontare di capitale che era già stato dispiegato.

Come già accennato, anche il contenimento dell’impatto dei dazi di Trump ha contribuito, ma questo secondo aspetto potrebbe causare problemi nella restante parte dell’anno. Infatti, nonostante le imprese americane abbiano confermato le loro previsioni, le barriere doganali e i loro effetti su margini e volumi creano non poche perplessità. Quando i magazzini si saranno esauriti, sarà difficile mantenere questi parametri sui livelli record attuali, anche a causa del significativo aumento dei prezzi in fase di acquisto. Ciò pone gli investitori davanti a un bivio: le imprese Usa aumenteranno i prezzi di beni e servizi o cercheranno di mantenere i costi sotto controllo, causando però la perdita di posti di lavoro? Quel che sembra certo è che, qualunque sarà la decisione, i consumi delle famiglie subiranno un contraccolpo. Non è quindi un caso se, tra le grandi performance generate, il fanalino di coda è rappresentato dai settori maggiormente esposti ai consumi.

Per quanto riguarda il versante europeo, ciò che si è osservato è stato in netta contrapposizione rispetto agli Usa: i risultati finanziari si sono rivelati peggiori delle previsioni, con il deprezzamento del dollaro che è riuscito a erodere i margini di profitto di fine semestre. Per questo, noi di Ofi Invest AM prevediamo che il 2025, sulla scia del 2024, sarà un altro “anno perduto”, in cui la crescita degli utili sarà sostanzialmente nulla. I mercati sembrano credere ancora e scommettere sul piano di stimolo europeo, in particolare su quello tedesco, per ridare un po’ di carburante all’Eurozona, ma il dramma politico francese sta drenando fondi dalle finanze e dalle azioni, portando gli investitori a prestare particolare attenzione allo spread tra OAT e Bund.
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