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Mercati globali in fase Goldilocks tra attese di allentamento monetario e vigilanza sulla Fed

di Fabrizio Santin, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management
 
Mercati globali in fase Goldilocks tra attese di allentamento monetario e vigilanza sulla Fed
Nel corso dei mesi estivi si sono consolidati i trend già emersi in primavera. Negli Stati Uniti gli indici azionari restano sui massimi, sostenuti in particolare dal settore tecnologico. In Europa, le banche hanno mostrato un buon andamento, così come il comparto della difesa, che continua a mantenere un profilo interessante. Sul fronte obbligazionario i rendimenti sono risaliti soprattutto sulle scadenze lunghe, mentre le durate intermedie – attorno alla fascia di medio-termine – sono rimaste più stabili. L’oro si è ulteriormente rafforzato, stabilizzandosi su livelli elevati.

Dal punto di vista politico ed economico, il rumore di fondo legato ai dazi è diminuito, ma è emersa una nuova fonte di incertezza: un attacco all’indipendenza della Federal Reserve. Pur formalmente legato a un’indagine su un membro del board, il contesto lascia intravedere una pressione dell’amministrazione per influenzare le scelte di politica monetaria, anche in considerazione del peso crescente della spesa per interessi sul debito pubblico, che rappresenta una quota significativa del deficit federale.

L’inflazione, finora, non si è trasferita in modo pieno sui prezzi al dettaglio. Le imprese hanno infatti gestito con attenzione i livelli di magazzino e assorbito parte delle pressioni sui margini. Per una valutazione definitiva occorrerà comunque osservare i dati dei prossimi trimestri. A mitigare le tensioni hanno contribuito l’andamento favorevole dei prezzi dell’energia e il progressivo rallentamento di quelli delle abitazioni e dei canoni di locazione.

Il mercato del lavoro statunitense mostra segnali di raffreddamento, con un lieve aumento del tasso di disoccupazione, pur restando sotto le stime di fine anno della Fed. Un altro fattore rilevante è la contrazione dei flussi migratori, effetto delle più recenti politiche di contrasto all’immigrazione.

Per quanto riguarda la politica monetaria, il mercato sconta un primo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve a settembre, con la possibilità di un intervento più ampio qualora i dati economici dovessero risultare più deboli delle attese. In prospettiva, le attese di mercato indicano un progressivo calo del costo del denaro negli Stati Uniti nei prossimi anni, sebbene si tratti di scenari e non di certezze.

In Europa, la Banca Centrale Europea ha completato il ciclo di riduzione dei tassi, riportando il costo del denaro al due per cento, e appare orientata a una fase di stabilità, in attesa degli effetti del pacchetto fiscale tedesco. L’incertezza politica in Francia, legata alle difficoltà di governabilità, sta intaccando la fiducia dei consumatori, ma al momento non si prevedono impatti significativi sugli attivi finanziari europei.

La stagione degli utili statunitensi si è chiusa positivamente, con una crescita a doppia cifra trainata dal settore tecnologico. I grandi player del digitale e dell’intelligenza artificiale – come Google, Meta, Amazon e Microsoft – stanno incrementando in modo significativo gli investimenti in data center e AI, con una spesa in conto capitale molto superiore alle previsioni di inizio anno. In Europa, il settore finanziario, e in particolare le banche, beneficia di una maggiore pendenza delle curve dei rendimenti, che sostiene i margini di intermediazione. I mercati emergenti, dal canto loro, continuano a trarre vantaggio dalla debolezza del dollaro e da una dinamica degli utili che sta tornando ad attrarre capitali, come dimostra la riapertura del mercato delle IPO a Hong Kong.

Nel complesso, i mercati si trovano in una fase che può essere definita “Goldilocks”: condizioni complessivamente favorevoli e un sotto posizionamento degli investitori istituzionali che limita l’ampiezza delle correzioni azionarie. Tuttavia, un attacco serio all’indipendenza della FED, soprattutto in un contesto di crescita debole accompagnata da fiammate inflazionistiche, potrebbe riaccendere episodi di “cattive correlazioni”, ossia situazioni in cui azioni, obbligazioni e dollaro registrano perdite simultanee. Alla luce dell’attuale quadro macro e di mercato, riteniamo che la componente valutaria in dollari sia quella di cui si possa più facilmente ridurre l’esposizione, mentre per gli attivi di rischio statunitensi, sebbene le valutazioni appaiano elevate, il profilo di crescita degli utili rimane ancora convincente.

 
Le informazioni, opinioni e stime contenute nel presente documento riflettono un’opinione espressa alla data originale di pubblicazione e sono soggette a rischi e incertezze che potrebbero far sì che i risultati reali differiscano in maniera sostanziale da quelli qui presentati.
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