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Manovra, Confimi Industria: alla manifattura serve una visione stabile e di lungo periodo
 

“Priorità al caro energia e a una politica industriale stabile per restituire competitività alle Pmi. La manovra contiene alcuni segnali positivi, ma ancora timidi che non riescono a incidere pienamente nel mondo delle piccole e medie imprese”. Lo ha dichiarato Fabio Ramaioli (nella foto), Direttore Generale di Confimi Industria, intervenuto oggi in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato nell’ambito dell’esame della Legge di Bilancio 2026.
La Confederazione ha evidenziato come ancora una volta la manovra sia stata condizionata dal rispetto del Patto di Stabilità. Pur comprendendo la ricerca della stabilità dei parametri, questa si scontra con la crescita e con la possibilità di liberare energie di cui le imprese manifatturiere avrebbero bisogno in questo momento delicato, aggravato da un contesto geopolitico complesso.
Confimi ha ricordato che il settore manifatturiero italiano sta attraversando una fase di forte contrazione: dal 1995 ad oggi le imprese sono passate da 744 mila a 497 mila, con una riduzione del peso sul totale nazionale dal 13,8% all’8,5%. A perdere di più sono i comparti tradizionali – legno-arredo, tessile, carta ed elettronica – mentre resistono, ma con difficoltà, i settori più capitalizzati come la meccanica.
Tra le priorità assolute, è richiesto un intervento strutturale sul caro energia, con misure di revisione delle accise e delle rendite delle società regolamentate, disaccoppiamento dei prezzi di gas ed elettricità, politiche di approvvigionamento a lungo termine e integrazione del mercato interno, per riportare i costi italiani in linea con la media europea e restituire competitività al sistema produttivo.
Sul fronte lavoro e produttività, pur accogliendo con favore le intenzioni, è evidenziata la frammentazione delle misure e la necessità di connetterle alle dinamiche reali del sistema produttivo. 
Nello specifico di alcuni capitoli, apprezzamento per la riduzione dell’imposta sui premi di risultato, con la richiesta di stabilizzazione e un’applicazione più flessibile.
Auspicato il rafforzamento anche della misura sull’imposizione ridotta per il lavoro straordinario. Positivo l’innalzamento della soglia di esenzione per i buoni pasto elettronici; è stato inoltre richiesto un aggiornamento dei valori di trasferta, ormai non più coerenti con i costi sostenuti dai lavoratori.
Riguardo agli investimenti tecnologici e green, Confimi Industria ha già recentemente suggerito l’ipotesi di consentire all’impresa di scegliere fra credito d’imposta o super/iper ammortamento, ma ha accolto favorevolmente il ritorno all’iper-ammortamento –  misura più lusinghiera  e semplice – auspicando un orizzonte triennale e la proroga 5.0 per consentire il completamento dei progetti avviati.
Un giudizio favorevole anche per gli incentivi alle energie rinnovabili (FER) e per il rifinanziamento della Nuova Sabatini, pur ritenendo insufficiente la dotazione finanziaria prevista.
Sul piano fiscale, Confimi Industria ha espresso contrarietà alla modifica delle compensazioni F24 e alla nuova disciplina sui dividendi, che rischia di penalizzare le reti di Pmi e le partecipazioni industriali di lungo periodo.
Una richiesta urgente al Governo e al Parlamento di intervento correttivo, invece, sulla  vicenda  dei ristori Covid e la tassazione del riporto perdite da parte dell'Agenzia delle entrate: per la Confederazione è necessario un immediato passo indietro.
In tema di edilizia e sicurezza, accolta positivamente la proroga biennale delle detrazioni per ristrutturazioni ed efficientamento energetico, con la richiesta però della reintroduzione strutturale del bonus barriere architettoniche e l’introduzione di un credito d’imposta per i sistemi anticaduta permanenti.
Sul versante sanitario, in tema Payback dispositivi medici, Confimi ha ribadito la necessità dell’adozione di misure di mitigazione degli effetti già prodotti, in particolare sul tessuto produttivo più piccolo e fragile, e quindi la richiesta di abolire il meccanismo insostenibile per il comparto,  richiedendo un riallineamento del tetto di spesa al reale fabbisogno del Servizio sanitario nazionale.  
Infine, la Confederazione ha accolto con favore l’impostazione di filiera nel turismo, sollecitando però continuità pluriennale delle risorse e una gestione più efficiente dell’imposta di soggiorno  che, pur valorizzando il nuovo vincolo di destinazione, non penalizzi le imprese ricettive con ulteriori oneri, come le commissioni sui pagamenti digitali.
“Il Paese ha bisogno di una politica economica che connetta in modo coerente lavoro, fisco, energia e investimenti – ha concluso Ramaioli –Solo una visione industriale integrata e di lungo periodo potrà restituire alle PMI il ruolo di motore della crescita italiana.”