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MUFG Bank - Outlook macroeconomico 2025 per l’area euro e il Regno Unito
di Henry Cook, Senior Europe Economist di MUFG Bank
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Ci aspettiamo che l’economia dell’area euro continui la sua lenta ripresa nel 2025, con una crescita contenuta dello 0,9%. Oltre al consolidamento fiscale, l’incertezza derivante dalla politica commerciale degli Stati Uniti e dalla situazione politica interna potrebbe pesare sull’attività economica. Tuttavia, le ripercussioni di questi fattori saranno compensate in una certa misura da una spesa dei consumi e investimenti costanti, sostenuti dal calo dei tassi di interesse. Prevediamo che la BCE agirà rapidamente per riportare i tassi ad un livello neutrale, man mano che l’inflazione si normalizza.
Le prossime elezioni in Germania potrebbero avere un impatto positivo sulle prospettive di crescita, aprendo la strada a una politica economica più incisiva e a un possibile allentamento delle restrizioni fiscali. Ciò contrasterebbe nettamente con la situazione in Francia, dove l’incertezza politica continuerà a pesare fortemente sulle prospettive di crescita. Sebbene riteniamo che ci sia una possibilità limitata che il bilancio 2025 venga approvato (con un consolidamento fiscale modesto), diversi punti critici futuri impediranno un ritorno ad un qualsiasi tipo di stabilità.
Abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni per il Regno Unito nel 2025, stimando una crescita dell’1,1%, a causa della debole eredità dello scorso anno, quando l’attività economica si è arrestata in seguito al primo bilancio del nuovo governo. Tuttavia, con il progressivo attenuarsi del rumore legato a questo evento, prevediamo che l’attenzione si sposterà sugli elevati livelli di spesa front-loaded, che potrebbero favorire una crescita più robusta nella seconda metà dell'anno, a condizione che venga attuata nei tempi e nella misura inizialmente previsti.
Italia: crescita moderata in un contesto di mercato del lavoro solido
Dopo un inizio d’anno stabile, l’economia italiana ha registrato una stagnazione nel terzo trimestre del 2024 (0,0% su base trimestrale). Ci aspettiamo un lieve miglioramento nel quarto trimestre, con una crescita media annua per il 2024 dello 0,5%.
Ricerche indicano un moderato slancio all’inizio del 2025, con un leggero miglioramento dell’indice PMI composito e degli indicatori di fiducia nazionale a dicembre. Ci aspettiamo un quadro generale di stabilizzazione, con tassi di crescita che quest’anno si aggirano intorno al potenziale. L’attività economica sarà probabilmente trainata dalla domanda interna, con i consumi privati che dovrebbero beneficiare della continua ripresa dei redditi reali disponibili. Un ulteriore impulso potrebbe derivare dal turismo legato al Giubileo del 2025.
Il mercato del lavoro italiano si mantiene in condizioni notevolmente solide, con il tasso di disoccupazione in forte calo negli ultimi mesi, dal 7,2% di inizio 2024 al 5,7% registrato a novembre. In questo contesto – e con la BCE pronta a tagliare i tassi d'interesse – riteniamo che ci sia margine per una riduzione del tasso di risparmio, a sostegno della crescita dei consumi privati.
Nonostante il calo dei tassi di interesse, sembra che le prospettive per gli investimenti siano più complicate, poiché gli incentivi statali legati al Superbonus per l’edilizia residenziale stanno per essere progressivamente eliminati. Tuttavia, il governo continuerà a sostenere l'industria (Piano Transizione 5.0). Ciò offrirà un supporto parziale a un settore industriale in difficoltà che, come in altri Paesi dell’area euro, deve affrontare una serie di problematiche di lungo termine dal lato dell’offerta.
I sondaggi di dicembre hanno evidenziato possibili segnali di un rafforzamento della domanda di esportazioni. È plausibile che ciò sia dovuto ad uno stock preventivo da parte degli Stati Uniti in vista di potenziali dazi imposti dall'amministrazione Trump. Se questo fenomeno fosse parte di un trend più ampio, potrebbe anche rappresentare un vento di coda temporaneo.
Considerando che le esportazioni italiane di beni verso gli Stati Uniti rappresentano circa il 3% del PIL, l’Italia potrebbe essere esposta ad aumenti tariffari statunitensi, sia direttamente che attraverso un impatto sulla fiducia. Il Primo Ministro Meloni potrebbe sperare che i suoi buoni rapporti personali con Trump contribuiscano a mitigare il rischio di nuovi dazi penalizzanti per l’industria italiana. Tuttavia, va considerato che molti dei principali settori di esportazione dell’Italia negli USA – come veicoli e macchinari – coincidono con quelli di altri Paesi dell'UE, riducendo le possibilità di un trattamento preferenziale nell'ambito di una eventuale più ampia strategia commerciale statunitense verso l'Europa.
Il Piano di Ripresa e Resilienza dell’UE continuerà a fornire un sostegno. L’Italia ha ricevuto il finanziamento maggiore in termini assoluti, pari a 122 miliardi di euro (il 63% delle risorse totali allocate). Le somme rimanenti dovranno essere erogate entro la fine del 2026, il che dovrebbe incentivare il governo italiano a collaborare con Bruxelles per implementare le riforme strutturali chiave.
L’inflazione è diminuita drasticamente nel 2024, trainata dal calo dei costi energetici, con una media annua dell'1,1%. Tuttavia, i tassi di inflazione sottostante rimangono relativamente elevati – l’inflazione dei servizi si attesta intorno al 3% – il che potrebbe portare il tasso d’inflazione headline a risalire verso il 2% nel corso del 2025, con il venir meno dell’effetto frenante dell’energia.