La Svizzera porta i tassi a zero: cosa significa davvero questo nuovo taglio? Quali implicazioni per i portafogli?
Stefano Zoffoli, Responsabile strategia d'investimento e gestione mandati bilanciati, Swisscanto AM
La Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha deciso di ridurre il tasso guida allo 0%, in linea con le attese del mercato. Questa scelta si inserisce in un contesto globale segnato dalla prosecuzione di politiche monetarie accomodanti, avviata dopo il picco dell’inflazione del 2022. In molti casi si tratta di interventi significativi, talvolta estremi, sebbene il Giappone rappresenti ancora un’eccezione: con un’inflazione che si aggira attorno al 3,5%, il mercato si attende piuttosto un rialzo dei tassi.
In Svizzera i tassi d’interesse sono tornati a zero, ma persistono rischi legati al franco svizzero. Quest’ultimo continua ad apprezzarsi, soprattutto nei confronti del dollaro statunitense, mentre si sta stabilizzando rispetto all’euro. La BNS aveva sorpreso in dicembre con un taglio di 50 punti base, seguito a marzo da una riduzione più contenuta di 25 punti base. L’intervento odierno, invece, era largamente previsto.
Resta dunque l’eventualità di un ritorno ai tassi negativi. A fronte di alcuni effetti positivi a breve termine – in particolare sul fronte della stabilizzazione valutaria in un contesto macroeconomico complesso – vi sono numerosi impatti negativi sia a livello micro sia macro, come le potenziali tensioni sul mercato immobiliare.
L’apprezzamento strutturale del franco svizzero è guidato da fattori fondamentali, come il differenziale di inflazione e la stabilità politica del Paese. In questo senso, il percorso intrapreso dalla BNS non rappresenta necessariamente un precedente per le altre banche centrali. Tuttavia, si riapre il dibattito – sia in ambito accademico sia operativo – su quale debba essere il tasso d’interesse naturale o di equilibrio, con la Banca Centrale Europea che, all’interno del G7, appare quella con il maggiore margine di manovra per ulteriori tagli.
Le implicazioni per i portafogli misti denominati in franchi svizzeri sono molto rilevanti, poiché il tasso privo di rischio rappresenta il punto di partenza per le allocazioni. A premi di rischio invariati per le altre categorie d'investimento, il ritorno atteso di un portafoglio misto cala di pari passo alla riduzione del tasso d'interesse. Un’esposizione temporanea verso altre valute, come dollaro australiano o sterlina britannica, può essere utile in ottica tattica e di diversificazione, ma richiede un maggiore livello di dettaglio nella costruzione del portafoglio obbligazionario. Prevediamo un maggiore predisposizione verso nicchie con rendimenti superiori a quelli di obbligazioni classiche (investment grade), come obbligazioni convertibili o AT1. Ciò sarà un'evoluzione che si manifesterà anche per i portafogli in Euro, tuttavia in maniera meno marcata. Viceversa, rimane pur sempre la possibilità di investire in franchi svizzeri e in oro, l'altro beneficiario dei tassi d'interesse molto bassi.
Per quanto riguarda infine la Fed, nonostante sondaggi che mostrano un peggioramento del clima economico, non si rilevano al momento segnali concreti di rallentamento dell’economia. Tuttavia, il quadro inflazionistico attuale consentirà l’apertura a tagli dei tassi a partire dalla fine dell'estate. Il dollaro in questo contesto faticherà a riprendersi.