Ultime notizie
Kairos Partners SGR: Market Flash di martedì 3 Dicembre 2024
di Alberto Tocchio, head of Global Equity and Thematics

Ci siamo lasciati descrivendo il post elezioni Americane e affermando che lo storno fosse solo una sana correzione prima di una nuova ripartenza e qua siamo esattamente in questa condizione aiutati anche dal noto “Santa’s rally” di fine anno. Per l’indice SPX il mese di novembre è stato il migliore in esattamente un anno, +5,73% rompendo i 6000 punti su nuovi massimi di sempre e +6,24% per la versione equal weight con la performance cumulata da inizio anno per l’indice SPX che, includendo i dividendi, è arrivata a +28% con ben 13 mesi di fila sopra la media a 200 giorni, un chiaro, se ce ne fosse ancora bisogno, indicatore di forza assoluta.
È una sovraperformance US che continua indisturbata e l’elemento a mio avviso più importante non è solo la performance ma il broadening del mercato che lascia presupporre nel medio termine ulteriori rialzi e grossa partecipazione che ha portato il peso dell’azionario US in relativo ai mercati cosiddetti Developed a pesare il 75%, evenienza di concentrazione mai vista in precedenza ed è proprio questo punto che sarà da questionare per i prossimi mesi e da cui potranno eventualmente scaturire dei trades contrarian.
A livello di asset class, meglio dell’azionario solo le Cripto e l’Oro con a seguire i bond high yield con un +8% e il dollaro con quasi un +5%. I bond governativi sono tornati in negativo da inizio anno dopo il recente movimento dei tassi al rialzo e sull’azionario la sovraperformance US sull’Europa è stata la più forte dal 1976 con un +20% di cui metà sovraperformance nell’ultimo mese e del resto lasciamo per un attimo stare i dati macro, solo a livello di flussi l’US ha avuto più di 1000mld$ di flussi in acquisto di azionario quest’anno con il valore più alto di sempre nelle ultime 4 settimane contro invece solo outflows in Europa. Anzi osservando i futures sull’Eurostoxx50, il mese di novembre ha pareggiato il record di vendite da febbraio 2022 quando l’indice aveva perso il 6%.
Tra i beneficiari del Trump trade c’è ovviamente il Dollaro che ha raggiunto contro l’Euro i massimi in 2 anni e i tassi, con il decennale US che aveva toccato il 4,5%, livello più alto dall’inizio dell’estate per poi stornare di 30 punti base negli ultimi giorni. Le motivazioni sono diverse: una di queste è senz’altro il posizionamento che sia sul Dollaro (dove ora sono tutti consensualmente long) sia sui tassi (dove abbiamo il numero di futures corti più altro di sempre) spesso fungono da segnali contrarian di breve termine. In realtà il Dollaro sta seguendo bene anche il movimento tipico visto durante le elezioni, con rafforzamento prima e durante e storno nelle 2/3 settimane successive.
E l’Europa? Possibile che ad un certo punto non sia da tornare a comperare visto anche la marginalità che ha assunto nel panorama degli investimenti internazionali? Crediamo di sì, certo però prima vanno chiariti alcuni aspetti, tra cui la soluzione delle tensioni politiche in Francia e Germania (storici motori dell’economia continentale), un eventuale compromesso in Ucraina e l’attesa per le politiche protezionistiche di Trump. Su questo si basa quindi l’eventuale trade per il 2025.
Partiamo dalla Francia, la situazione è complicata e dinamica con il mercato attento al differenziale di tasso tra Oat e Bund come forma di hedging visto che siamo sui livelli più alti dal 2012 con le headlines che facevano notare come quello Greco rendesse poco di meno e l’indice azionario Cac è il peggiore d’Europa con una performance da inizio anno del -4%. Vedremo come evolverà nei prossimi giorni, la sensazione è che però nelle ultime ore le parti sembrerebbero più favorevoli a trattare per uscire da una situazione di stallo complicata visto che chiuderà comunque con oltre il 6% dei deficit sul Pil, il doppio del limite UE.
Gli sviluppi politici in Germania sono altrettanto importanti in vista delle elezioni anticipate del 23 Febbraio e ancora più importanti sono alcuni articoli usciti negli ultimi giorni che ci dicono come sia possibile pensare ad un allargamento del criterio di freno sul debito reso costituzionale nel 2009 e sospeso solo durante il periodo Covid. Sarà una misura necessaria per stimolare l’economia e si accompagna a commenti sempre accomodanti dei vari esponenti della BCE con Stournaras che parla chiaramente di tagli di tassi aggressivi.
Il macro è stato uno dei principali punti di differenziazione tra performance US ed Europee con anche la fiducia dei consumatori in US che ha ora addirittura raggiunto i massimi di sempre grazie al rialzo del mercato azionario. Ricordo che mai come ora le famiglie US sono state così esposte al mercato, da noi invece i dati di consumer confidence continuano a scendere insieme ai dati di Pil e di produzione industriale (che in Germania è tornata ai livelli della crisi finanziaria del 2008). Non dovremo attenderci una marcata inversione del trend ma certo per l’Europa è quasi difficile andare peggio, mentre per l’US si nota che i vari indici di sorprese economiche stanno toccando un top a cui segue quasi sempre una fase di rallentamento.
Una variabile giustamente seguita dal mercato è quella dei dazi e qua Trump si sta già muovendo menzionando nuove tariffe sulla Cina del 10% e 25% per Messico e Canada non tanto per la politica commerciale ma per quella che lui definisce una ritorsione contro “la criminalità e le droghe”. Dopo l’annuncio sui social, i 3 paesi hanno subito contattato l’US dicendosi disponibili al dialogo…del resto per il Messico l’US conta per quasi l’80% delle sue esportazioni e per il Canada siamo al 75%.
La novità è quindi che rispetto al 2016 Trump stia già iniziando le trattative anche se non ancora in carica e sia per Canada che Messico nelle ultime ore sono trapelate note di ottimismo tra le parti e la nomina del più moderato Bessent come nuovo ministro del Tesoro sembra potere aiutare la negoziazione. Il prossimo target, lo sappiamo tutti, sarà l’Europa e sono tanti i temi da discutere e il mercato si è sicuramente portato avanti come dicevamo affossando la performance Europea. Sembra piuttosto chiaro che Trump punti ad utilizzare in questa fase la minaccia dei dazi come arma negoziale e nel frattempo le esportazioni Cinesi in US negli ultimi 3 mesi sono cresciute moltissimo prima che entrino in vigori possibili dazi.
sembra quindi tutta un’anticipazione di un qualcosa che non gioverà a nessuno, né all’US per il possibile incremento inflattivo che soprattutto per Messico e Canada e questo punto sarà uno di quelli cruciali menzionati prima per l’eventuale trade long Europa per il 2025.
Un altro riguarda sicuramente la situazione in Ucraina e anche qua le novità non lesinano, come ad esempio la nomina di Kellog come inviato di Trump per porre fine alla guerra e il tema anche qua è già un trade-off tra aiuti condizionati alla disponibilità di Kiev di sedersi al tavolo con la Russia e dall’altro un dialogo con bastone e carota per i Russi minacciando da una parte l’utilizzo di armi più sofisticate e dall’altro la possibilità di rinviare l’adesione dell’Ucraina alla Nato e nel frattempo per le prossime settimane avremo anche le ultime azioni dell’amministrazione Biden che si trova a dovere fronteggiare zone di guerra al fronte totalmente sguarnite e il rublo che continua a scendere perdendo solo a Novembre il 9% sul $ e le principali valute mondiali in una corsa alla valuta estera che mette Putin sempre più in corner…. Settimana scorsa è arrivata una notizia positiva con la tregua complicata tra Israele e Hezbollah interrompendo una guerra durata più di 1 anno…speriamo che arrivi presto una tregua anche in Ucraina dopo un conflitto che dura da quasi 3 anni.
Tra meno di 2 mesi si insedierà Trump alla Casa Bianca e queste settimane tra fine e inizio anno tradizionalmente molto tranquille saranno invece super importanti perché’ come abbiamo visto segneranno il trend soprattutto per l’Europa per i mesi successivi. Allo stesso tempo per Trump la situazione sarà radicalmente diversa rispetto al 2016 con un’economia che è cresciuta del 3% nel terzo trimestre, consumi sui massimi dell’anno, inflazione sotto controllo e benzina sui livelli più bassi in 3 anni.
Sarà difficile fermare l’azionario US con un mese di Dicembre che è tradizionalmente positivo, +2% la media degli ultimi 5 anni, media abbassata dal 2022 dove l’SPX aveva perso quasi il 6%... dove la liquidità si dimezza e gli effetti tecnici come i buyback aumentano ulteriormente la loro importanza ed è un mercato che pensate nell’ultimo mese è riuscito ad assorbire senza fare una piega ben 17mld$ di piazzamenti.
Anche 2 settimane fa spingevamo l’idea dell’allargamento di partecipazione e menzionavamo come esempio il Software che grazie alle trimestrali più rassicuranti è salito del 5% e attenzione ai tassi perché’ se i dazi iniziassero a fare meno paura, potrebbero scendere ulteriormente anche in US spingendo indici come il Russell 2K ad ulteriori rialzi.
La statistica ci dice che è rarissimo avere 2 anni consecutivi di performance positive oltre il 20% per l’SPX come accaduto ora… sono numeri che vanno presi con le pinze perché’ paragonare ora tali performane con quelle di 100 anni fa non ha molto senso però certo i ritorni in queste sole 4 evenienze precedenti sono stati solo molto modesti e da qua nasce l’idea di rotazione su azionario extra US o come molti si stanno chiedendo se non valga la pena ruotare almeno una parte sull’obbligazionario.
Concludo menzionando che l’Ofcom, il regolatore delle comunicazioni in UK, ha notato che nel 2024 il tempo trascorso online è salito di quasi 1 ora dall’anno precedente con una rapida accelerazione rispetto alla distanza con i 12 mesi precedenti che era di soli 8 minuti in più e forse fa pensare che ora la media degli adulti in UK passa online più di 1/3 della loro giornata.