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Jobs Day: tutte le metriche chiave del mercato del lavoro Usa
di Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel

Oggi l’attenzione dei mercati è interamente rivolta ai dati sul mercato del lavoro statunitense, con la pubblicazione del tasso di disoccupazione e dei Non-Farm Payrolls, uno dei due appuntamenti chiave in grado di orientare la prossima decisione della Federal Reserve sui tassi di interesse. In questo contesto diventa cruciale analizzare nel dettaglio le peculiarità e le distorsioni dei dati sul lavoro in uscita oggi, che potrebbero rafforzare la narrativa di un mercato occupazionale in fase di marcato rallentamento.
Buste paga del settore non agricolo (Non-Farm Payrolls, NFP). Riteniamo possibile una sorpresa negativa nel dato NFP di ottobre, legata allo shutdown del governo federale e alla successiva “seconda pubblicazione” dei dati, oltre a potenziali effetti di trascinamento sul report di novembre. Per attenuare la distorsione statistica e ottenere una lettura più affidabile della dinamica occupazionale, gli investitori dovrebbero considerare la media dei dati NFP di ottobre e novembre, piuttosto che il singolo dato mensile. Nel complesso, ci aspettiamo che la crescita media mobile trimestrale dell’occupazione rimanga debole, stabilmente al di sotto delle 50.000 unità, segnalando un mercato del lavoro in progressivo raffreddamento.
Tasso di disoccupazione. Prevediamo un aumento del tasso di disoccupazione al 4,5%. Tuttavia, l’attuale divergenza senza precedenti tra l’indagine sulle famiglie e quella sulle imprese potrebbe generare un’elevata volatilità di breve periodo nel dato. A nostro avviso, è cruciale sottolineare quanto poco basti perché il mercato obbligazionario inizi a prezzare ulteriori tagli dei tassi ufficiali: un incremento anche marginale della disoccupazione al 4,6% potrebbe essere sufficiente a innescare un repricing significativo delle aspettative di politica monetaria.
Tasso di partecipazione alla forza lavoro (LFPR). Al di là delle oscillazioni mensili, qualora il tasso di disoccupazione dovesse sorprendere al ribasso nei dati di novembre, la spiegazione più plausibile andrebbe ricercata nell’andamento del tasso di partecipazione alla forza lavoro. Il LFPR è in calo da circa un anno, dal 62,7% al 62,4%, e questa tendenza potrebbe proseguire. Una riduzione della partecipazione esercita infatti una pressione artificiale al ribasso sul tasso di disoccupazione, anche in presenza di una crescita dell’occupazione strutturalmente debole.
Occupazione settimanale ADP. I dati settimanali sull’occupazione ADP potrebbero invece riservare una sorpresa positiva. Tale possibilità è coerente con il recente minimo triennale delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione registrato nella settimana del 28 novembre 2025, successiva al periodo di rilevazione salariale. Questo suggerisce che, nonostante il rallentamento di fondo, il mercato del lavoro potrebbe mostrare temporanei segnali di resilienza nel brevissimo termine.
Guadagni medi orari (Average Hourly Earnings, AHE). Nel corso degli anni 2010, il picco massimo della crescita salariale su base annua è stato pari al 3,6% nel 2019. Alla luce dell’attuale indebolimento dell’occupazione e dell’aumento del tasso di disoccupazione, ci attendiamo un raffreddamento della dinamica salariale dall’attuale 3,8% a livelli inferiori al massimo pre-pandemico. Questo andamento indicherebbe un ritorno delle pressioni salariali verso una condizione di “normalità” nel mercato del lavoro. Sebbene alcuni policymaker enfatizzino l’importanza di preservare una crescita salariale reale positiva attraverso il contenimento dell’inflazione, riteniamo che un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro rappresenti una minaccia ben più significativa per il potere d’acquisto reale delle famiglie.