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Giorgetti al Senato: "La nostra non è austerità, è credibilità"

di Redazione
 
Giorgetti al Senato: 'La nostra non è austerità, è credibilità'
In un momento in cui le principali democrazie europee faticano a trovare la quadra sui propri conti pubblici, l'Italia rivendica una stabilità che il Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, definisce come un ritorno alla "centralità del bilancio". Nel suo ultimo intervento al Senato, il titolare di via XX Settembre ha delineato i pilastri di una Manovra che rifiuta l'etichetta di "austerità", preferendo quella di prudenza strategica.

Il cuore del ragionamento di Giorgetti parte da una presa di coscienza brutale: l'era dei tassi di interesse negativi e della BCE come "compratore di ultima istanza" è definitivamente tramontata. Con un debito pubblico che richiede emissioni per 400 miliardi l'anno e un fardello di 90 miliardi di soli interessi, la credibilità sui mercati non è più un'opzione, ma una necessità vitale per la sopravvivenza del sistema Paese.

"Dobbiamo maturare una fiducia che permetta agli investitori di scegliere il nostro debito", ha dichiarato il Ministro, sottolineando come il contenimento dello spread sia stato un risultato fondamentale date le condizioni esterne. Un dato che incide direttamente sulle casse dello Stato è la variazione dei tassi, che ha drasticamente ridotto i dividendi versati dalla Banca d'Italia: un tempo risorsa preziosa da 5 miliardi annui, oggi ridotti a poche centinaia di milioni.

Contro le accuse di eccessiva pressione fiscale, Giorgetti ha rivendicato due direttrici chiare:

Lotta all'evasione dei giganti del web: il Ministro ha rivendicato il coraggio del governo nell'effettuare accertamenti miliardari verso le multinazionali del tech, smentendo l'ipotesi di un fisco "condiscendente".

Taglio del cuneo e Fiscal Drag: le risorse sono state concentrate sui lavoratori dipendenti con redditi fino a 50.000 euro, con un'attenzione particolare alle famiglie con figli, considerate la priorità sociale del provvedimento.

Tra le novità più discusse, la cosiddetta "tassa sui pacchi" viene difesa non come un semplice balzello sui consumi, ma come una misura di protezione contro l'overcapacity asiatica, volta a preservare la rete del commercio al dettaglio e l'anima stessa dei centri urbani.

Sul fronte della spesa pubblica, la Manovra stanzia 6 miliardi di euro per la sanità, una cifra definita senza precedenti recenti, finalizzata anche a gestire l'oneroso dossier del Payback sui dispositivi medici.

Per il settore produttivo, Giorgetti ha evidenziato tre misure chiave:

1. La Flat Tax al 5% sugli aumenti contrattuali per i redditi più bassi.

2. La tassazione simbolica all'1% sui premi di produttività.

3. Il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, con lo stanziamento di risorse per recuperare il potere d'acquisto rimasto al palo per anni.

L'intervento si è chiuso con un richiamo alla visione di lungo periodo. Giorgetti ha indicato la riforma della previdenza complementare come un passaggio storico ineludibile: senza un secondo pilastro, le pensioni del futuro non potranno essere dignitose. Parallelamente, per le imprese, è stata confermata la proiezione triennale dell'iperammortamento e il rifinanziamento di "Transizione 5.0", offrendo il quadro di certezze necessario per chi continua a investire in Italia.

"L'Italia si presenta a testa alta in Europa e nel mondo", ha concluso il Ministro, sigillando una manovra che mira a trasformare la necessità del rigore in una solida base per la crescita futura.
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