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Data center, la corsa è inarrestabile. Quali sono i rischi?

di Redazione
 
Data center, la corsa è inarrestabile. Quali sono i rischi?
La spesa globale in infrastrutture per l'Intelligenza Artificiale e la gestione dei dati ha superato ogni stima, innescando una fase di espansione infrastrutturale senza precedenti. Ma se da un lato la "corsa all'oro dei dati" promette una rivoluzione tecnologica, dall'altro solleva interrogativi cruciali sulla sua sostenibilità economica e ambientale.

A commentare questo scenario di frenetici investimenti è Thomas Avolio, Principal di Redfish Capital, che definisce gli investimenti delle Big Tech in AI e data center come "inarrestabili" e "difficili perfino da tracciare".

Il commento di Avolio parte dalla constatazione che l'importanza strategica degli hub per la gestione dei dati è ormai chiara a tutti gli attori del settore digital tech, citando l'impegno di giganti come Amazon e la recente decisione di Google di destinare 15 miliardi di dollari all'India (Andhra Pradesh).

Tuttavia, il ritmo di questa crescita introduce il primo, grande rischio: la sovracostruzione.

"Gli hyperscaler arriveranno a spendere quasi 500 miliardi di dollari entro la fine del 2026", stima Avolio, evidenziando un ritmo che "supera del 60% la media pre-2023".

Il vero nodo, secondo l'analista, non è che queste infrastrutture risultino superflue. La scommessa cruciale è ben altra: la capacità delle Big Tech di trasferire l'impatto di questi ingenti investimenti all'economia reale, generando un incremento significativo della produttività nei settori tradizionali.

In sostanza: la potenza computazionale generata da questi data center riuscirà a tradursi in efficienza diffusa nel tessuto industriale globale, o rimarrà "confinata nei laboratori delle grandi piattaforme?" Questo è il vero banco di prova per giustificare le cifre astronomiche investite.

L'altro tema critico sollevato da Redfish Capital è quello ambientale ed energetico. Alimentare e, soprattutto, raffreddare i data center richiede una quantità di risorse spaventosa, mettendo una pressione crescente sulle reti elettriche nazionali.

Un esempio emblematico citato da Avolio è il blackout che ha interessato Spagna e Portogallo nell’aprile 2025, un segnale che la pressione infrastrutturale sta già dando i primi cenni di cedimento.

Le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) dipingono un quadro preoccupante: la domanda energetica dei data center globali potrebbe raddoppiare entro il 2026. Si prevede un consumo che potrebbe superare i 1.000 terawattora annui, una cifra superiore all’intero consumo elettrico del Giappone.

Avolio sottolinea la profonda disconnessione tra le due grandi transizioni in corso: quella digitale e quella energetica. Secondo l'analisi, in diversi Paesi la capacità installata delle centrali elettriche manca ancora del 15-20% rispetto al fabbisogno previsto per sostenere la crescita della potenza di calcolo.

"Al momento, l’industria dell’AI viaggia a più del doppio della velocità della transizione energetica, una distanza che rischia di allargarsi ulteriormente se la transizione energetica non procederà di pari passo".

L'analista pone l'accento sulla necessità di un equilibrio tra le due transizioni, che per ora appare assente. Mentre i risultati del terzo trimestre 2025 dei "Big Seven" celebrano l'accelerazione dell'AI, Avolio invita alla cautela, sollevando dubbi sulla reale sostenibilità e sull'impatto economico a lungo termine di questa vertiginosa corsa ai data center.
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