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Confcommercio: i costi dell'energia "spingono" l'inflazione

 
Confcommercio: i costi dell'energia 'spingono' l'inflazione
Secondo le stime definitive diffuse dall'Istat, a novembre l'indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,1% rispetto al mese precedente (la stima preliminare indicava una variazione nulla) ed è salito dell'1,3% rispetto a un anno fa. Un piccolo rialzo, quindi, che segna un aumento rispetto al +0,9% di ottobre. Il motivo principale di questo aumento su base annua sono i costi dell'energia, in particolare quelli dei beni energetici regolamentati (come gas e luce), che sono aumentati dal +3,9% al +74%. Dall'altro lato, i prezzi degli energetici non regolamentati (come quelli del petrolio) sono diminuiti meno di quanto avvenuto nei mesi precedenti, passando da -10,2% a -6,6%. A spingere l'inflazione verso l’alto ci sono anche i prezzi degli alimenti. I cibi freschi (come frutta e verdura) sono aumentati dal +3,4% al +3,8%, mentre quelli lavorati (come pasta, biscotti e altri alimenti confezionati) sono saliti dal +1,7% al +1,9%. In aumento anche i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +3% a +3,5%), dei beni non durevoli (da +0,9% a +1,4%) e, in misura minore, di quelli dei servizi relativi all'abitazione (da +2,3% a +2,5%) e dei servizi relativi alle comunicazioni (da +1% a +1,2%). La "inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera (da +1,8% a +1,9%), come anche quella al netto dei soli beni energetici (da +1,9% a +2%).  L'inflazione acquisita per il 2024 è pari a +1% per l'indice generale e a +2% per la componente di fondo.

Confcommercio: "Un dato largamente atteso"

Commentando le stime preliminari dell'Istat di novembre, il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella, ha sottolineato che "la risalita dell’inflazione di novembre all’1,4% era largamente attesa. Si ratta di effetti di confronto statistico con il valore dell’indice dello stesse mese del 2023. L’assenza di apprezzabili impulsi inflazionistici è testimoniata dalla sequenza delle variazioni congiunturali negative o nulle negli ultimi tre mesi (da settembre: -0,2, 0,0 e 0,0). Se qualche tensione c’è, essa è confinata alle componenti volatili, energia e carburanti, e, comunque, non è d’intensità tale da minare le prospettive di una variazione dei prezzi che, anche nei prossimi mesi, si manterrà entro i valori soglia stabiliti dalla BCE". "L’inflazione di fondo - ha detto Bella - si conferma nel mese in lieve diminuzione in termini congiunturali ed entro il valore del 2% su base annua. Le dinamiche italiane sono peraltro ampiamente in linea con quanto rilevato nei paesi dell’eurozona tra i quali, da alcuni mesi, si sta consolidando una tendenza alla convergenza tra i tassi d’inflazione, fenomeno che potrebbe agevolare la presa di decisioni più nitide in termini di riduzione dei tassi d’interesse di riferimento". 
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