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Columbia Threadneedle Inv. - Review di metà anno: cosa aspettarsi nei prossimi mesi?

 
Columbia Threadneedle Inv. - Review di metà anno: cosa aspettarsi nei prossimi mesi?
La prima metà del 2025 è stata caratterizzata da un flusso costante di notizie, incertezza politica, tensioni geopolitiche e continui aggiustamenti sul fronte tariffario. In questo contesto complesso, i mercati finanziari hanno mostrato una notevole capacità di tenuta. Rispetto alla correzione osservata nel periodo pasquale legata al tema dei dazi, negli ultimi mesi si è registrato un recupero significativo. Finora il 2025 è stato un anno turbolento ma, in molti casi, gratificante per i mercati finanziari, nonostante il clima di incertezza politica, economica e geopolitica.

Il principale elemento di instabilità è stato il ritorno alla presidenza di Donald Trump. Molti investitori si aspettavano un approccio simile al suo primo mandato, che, pur in un contesto di tensioni con la Cina, aveva favorito i mercati grazie a tagli fiscali e deregolamentazione. Tuttavia, sin dall’insediamento di gennaio, le nuove scelte politiche hanno alimentato preoccupazioni, in particolare sui dazi, contribuendo a un aumento della volatilità su azioni, obbligazioni e valute. Abbiamo infatti assistito a un flusso costante di notizie provenienti dalla Casa Bianca, ma i mercati finanziari hanno progressivamente imparato a filtrare il “rumore”, soprattutto dopo la tregua tariffaria di aprile. In quell’occasione, il forte sell-off su azioni e titoli di Stato aveva spinto l’amministrazione a rivedere alcune delle misure più radicali. Da allora, la solidità dei dati economici e la tenuta delle aspettative sugli utili hanno contribuito a rafforzare la fiducia degli investitori.

Dopo un primo semestre particolarmente intenso, cosa ci attende nella seconda metà dell’anno? Nel breve periodo, l’attenzione resta sui dazi, anche se la scadenza del 9 luglio per evitare misure reciproche è stata rinviata al 1° agosto, e i mercati sembrano ignorare gran parte delle minacce tariffarie avanzate dal Presidente Trump. Anche se l’effetto di nuovi dazi potrebbe essere inferiore alle attese, il clima di incertezza persiste, poiché l’Amministrazione Trump continua a usare lo strumento tariffario per fare pressione politica. Nonostante Trump non sia riuscito a concludere i “90 accordi in 90 giorni”, i negoziati continueranno con i Paesi che dialogheranno in “buona fede”.

Supponendo che i dazi passino in secondo piano, l’attenzione dei mercati potrebbe spostarsi sull’aumento dei deficit pubblici, soprattutto dopo l’approvazione da parte del Congresso del “Big Beautiful Bill act” voluto dal presidente Trump. Il provvedimento prevede nuovi tagli alla spesa sociale e l’estensione dei tagli fiscali introdotti nel primo mandato, con un conseguente incremento del debito pubblico. Il tetto del debito è stato alzato di 5.000 miliardi di dollari, una cifra enorme ma pari a circa due anni e mezzo di spesa federale. Dopo le turbolenze legate ai dazi di aprile, i mercati obbligazionari restano sensibili: una gestione poco credibile delle finanze pubbliche, negli Stati Uniti o altrove, potrebbe spingere ulteriormente al rialzo i rendimenti. Le prospettive restano, come sempre, incerte. E l’incertezza è amplificata dall’imprevedibilità e dall’eccezionalità delle politiche adottate dall’amministrazione Trump. Le implicazioni si estendono sia all’economia sia al contesto geopolitico, ma la resilienza mostrata finora dai mercati finanziari è un segnale incoraggiante e testimonia l’adattabilità degli operatori di fronte a sfide continue.

I fondamentali economici rimangono solidi, e sia le imprese sia i consumatori sembrano essersi adattati con efficacia al nuovo contesto dei tassi. Gli utili aziendali appaiono robusti e il trend dei tassi d’interesse, pur non marcato, è in discesa nella maggior parte delle economie avanzate. Tuttavia, i dati sono in parte condizionati dai dazi: l’aumento dell’attività nel primo trimestre riflette le scorte accumulate per anticipare l’entrata in vigore delle tariffe. Nel secondo trimestre si è osservata una loro riduzione e, con l’avvio del terzo trimestre, permane l’incertezza sulla reale tenuta della domanda sottostante. L’effetto economico dei dazi, inoltre, si manifesta con ritardo, e l’incertezza è accentuata dalle oscillazioni dell’aliquota effettiva degli Stati Uniti, passata dal 2,5% a inizio anno a picchi del 26% a maggio. Servirà tempo prima che i dati si stabilizzino e sia possibile valutarne l’impatto complessivo con maggiore precisione.

Da questo punto in poi, i rischi al rialzo prevedono che i dazi statunitensi si stabilizzino intorno al 10%, con l’adozione di ulteriori “dazi reciproci” limitata. Un impatto contenuto sull’inflazione consentirebbe alla Federal Reserve (Fed) di allinearsi alle altre banche centrali, iniziando una graduale riduzione dei tassi di interesse. Questo scenario dovrebbe sostenere la crescita economica, la redditività delle aziende e la propensione al rischio degli investitori. Al contrario, uno scenario negativo comporterebbe un aumento dei dazi che potrebbe destabilizzare i mercati finanziari, dove finora prevale una narrativa più orientata alla distensione. Inoltre, un incremento dell’inflazione causato dai dazi potrebbe costringere la Fed a mantenere i tassi fermi più a lungo, rafforzando il timore di una possibile stagflazione. Nel complesso, lo scenario rialzista appare al momento più probabile, ma in un contesto globale incerto è fondamentale mantenere agilità e adottare un approccio di rischio moderato. Se i primi mesi della presidenza Trump rappresentano un segnale, è probabile che nuove sorprese politiche causino ulteriori oscillazioni di mercato. Tuttavia, a condizione che i fondamentali economici e gli utili restino robusti, questa volatilità va vista come un’occasione per acquistare piuttosto che come un motivo per diminuire l’esposizione al rischio.
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