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Grande Fratello: 25 anni e non sentirli (perché è morto da 20)

Barbara Leone
 
Grande Fratello: 25 anni e non sentirli (perché è morto da 20)

Venticinque anni. Un quarto di secolo. L'età in cui alcuni fanno il primo mutuo, altri il primo figlio, altri ancora hanno la prima crisi esistenziale davanti allo specchio. Il Grande Fratello invece festeggia tornando vergine, o almeno provarci, con la grazia di chi a cinquant'anni si rifà il seno sperando che nessuno se ne accorga.

Grande Fratello: 25 anni e non sentirli (perché è morto da 20)

Simona Ventura al timone, concorrenti sconosciuti che “studiano e lavorano” (già, e io sono Naomi Campbell), Cristina Plevani, Ascanio Pacelli e Floriana Secondi evocati come gli spiriti del Natale passato. Manca solo Luca Argentero vestito da Grande Puffo per completare l'operazione nostalgia. Aldo Grasso l'ha definita una parodia, e ha ragione, solo che ha dimenticato di specificare: una parodia così malriuscita da far sembrare le barzellette di Totti stand-up comedy d’avanguardia. Perché il problema non è che il Grande Fratello sia diventato una farsa.

Quello è successo tipo nel 2003, quando hanno capito che far entrare gente famosa garantiva visualizzazioni senza dover aspettare che qualcuno diventasse interessante per sfinimento. Il problema è che adesso fa finta di non esserlo. È come quell'ex tossico che dopo vent'anni ti dice “eh ma ora sono pulito, faccio yoga”, mentre ha ancora la siringa che gli penzola dalla tasca.

“Tanta roba”, ripete a mo’ di disco rotto la Ventura. E in effetti è tanta roba, nel senso letterale del termine: tanta roba accatastata alla rinfusa, come un mercatino dell'usato dove trovi il frullatore rotto vicino a una Barbie senza testa e un'enciclopedia del 1987. Gente che entra con i “sogni da realizzare” - che poi è il modo elegante per dire “voglio fare l'influencer ma per ora faccio il barista a Frascati” - e che dopo tre giorni si mette a piangere perché manca la mamma. Il format originale, quello del 2000, aveva almeno il coraggio della propria perversione.

Era un esperimento sociale in cui la società si guardava il culo allo specchio e si eccitava un po’. Voyeurismo puro, senza vergogna, senza filtri. Dieci emeriti nessuno chiusi in una casa che diventavano improvvisamente qualcuno perché li guardavamo mentre dormivano e facevano puzzette, nella migliore delle ipotesi.

Un po' inquietante? Sì. Rivoluzionario? Anche. Adesso è solo un ospizio per influencer mancati che sperano di riciclarsi come opinionisti nei talk show del pomeriggio. Una sala d'aspetto per chi aspetta di essere chiamato a Pomeriggio 5 a commentare il tradimento di Tizio con Caia. Un parcheggio per disperati con wifi incluso. E la retorica della “pagina di vita intensa”? Ma per favore! Le uniche pagine intense viste ultimamente al GF sono quelle del copione che leggono (male) quando litigano per la pasta scotta. Perché ormai anche i litigi sembrano scritti da uno stagista di Uomini e Donne dopo una notte insonne. “Mi hai mancato di rispetto!”.

“No, tu hai mancato di rispetto a me!”. “Io sono trasparente!”. E io sono la Regina d'Inghilterra, piacere. La colpa, diciamolo, è in larga parte di Alfonso Signorini che, citando sempre Grasso, l'ha “vampirizzato e reso esangue”. In realtà Signorini ha fatto peggio: l'ha trasformato in un GF Vip permanente anche quando non lo è, perché ormai il lessico, le dinamiche, la regia sono quelle. Col risultato orripilante che ci ritroviamo un Grande Fratello che è un po’ come quella ragazza che si mette il vestito sobrio per andare dalla nonna ma sotto ha il perizoma leopardato: può fingere quanto vuole, ma si vede.

Il punto è che ricominciare non serve a niente se ricominci esattamente come hai finito, solo con meno budget e più tristezza. È come divorziare dal marito stronzo e risposare suo fratello gemello pensando che stavolta andrà diversamente. Non andrà diversamente. Andrà uguale, solo con più amarezza e meno capelli. La verità è che venticinque anni fa il Grande Fratello era avanguardia, scandalo, chiacchiericcio da bar. Oggi è un bar dove nessuno va più perché hanno aperto lo Starbucks dall'altra parte della strada. Potevano chiuderlo con dignità, invece hanno deciso di fare il karaoke ogni giovedì sera sperando che torni qualcuno. E invece no: non tornerà nessuno. O meglio, torneranno solo quelli che non hanno trovato parcheggio davanti allo Starbucks.

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