Da oggi in Italia scatta ufficialmente il giro di vite sull’accesso ai siti per adulti da parte dei minori. Entra infatti in vigore la delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) approvata lo scorso aprile, che introduce un sistema di controllo dell’età destinato a cambiare radicalmente il modo in cui si accede ai contenuti pornografici online.
Web, da oggi scatta il filtro anti-minori sui siti porno
L’obiettivo è semplice nella sua ambizione: impedire che chi ha meno di diciotto anni possa raggiungere facilmente portali a luci rosse, proteggendo allo stesso tempo la privacy di chi, da adulto, sceglie di visitarli. Il nuovo meccanismo impone ai siti che diffondono materiale pornografico o di intrattenimento erotico, accessibili dall’Italia, di adottare strumenti di verifica dell’età affidabili e gestiti da soggetti terzi indipendenti.
In pratica, l’utente che tenta di entrare in un sito per adulti deve prima passare da una piattaforma di identificazione esterna, che certifica la maggiore età senza condividere i dati personali con il portale finale. Per chi utilizza lo smartphone, il sistema richiederà di scaricare un’app dedicata a questa funzione, anch’essa gestita da un operatore esterno, riconosciuto e certificato. È il principio del cosiddetto “doppio anonimato”, uno dei cardini del modello italiano. Chi verifica l’età e chi gestisce il sito devono essere entità completamente separate, in modo che nessuno dei due possa associare il nome dell’utente al tipo di contenuto a cui accede.
La soluzione tecnica più probabile prevede l’utilizzo di un codice univoco, un token digitale, generato dall’app di verifica, che conferma l’età senza rivelare alcun dato personale. Una volta ottenuto quel codice, l’utente potrà accedere liberamente al sito desiderato. L’intento dell’Agcom non è solo limitare l’accesso dei minori, ma anche garantire la riservatezza di chi naviga. Proprio per questo la normativa vieta l’uso di documenti d’identità, SPID o Carta d’identità elettronica, strumenti pensati per i servizi pubblici ma inadatti al contesto della fruizione privata.
Sono inoltre esclusi sistemi basati su riconoscimento facciale o stime dell’età tramite algoritmi di intelligenza artificiale, come quelli sperimentati in altri Paesi. In Italia, la tutela della privacy è parte integrante della strategia: il controllo sì, ma senza tracciamento. Una delle applicazioni che potrebbe occuparsi in futuro di questa verifica è quella promossa dalla Commissione europea, attualmente in fase di test in cinque Stati membri, tra cui l’Italia.
L’Agcom punta a renderla pienamente operativa entro la fine del 2025. Dal 2026, il sistema potrebbe confluire nel “portafoglio digitale europeo”, lo strumento che riunirà in un’unica piattaforma i principali documenti personali, come la patente e la carta d’identità elettronica, utilizzabili anche tramite riconoscimento biometrico. La nuova regolamentazione, approvata all’unanimità dal Consiglio dell’Agcom, rappresenta un tassello importante nella costruzione di un ambiente digitale più sicuro per i minori.
È perfettamente in linea con il Digital Services Act europeo e con la normativa sulla cybersicurezza, che impone alle piattaforme online accessibili ai giovani di adottare misure concrete per proteggerli. Per ora, l’obbligo riguarda soltanto i siti pornografici, ma non si esclude che in futuro regole analoghe vengano estese anche ad altri ambiti sensibili, come il gioco online e le scommesse, dove oggi esistono solo raccomandazioni.
Il caso italiano si inserisce in un contesto europeo in rapido mutamento. In Francia, ad esempio, da giugno è obbligatorio per i siti per adulti affidare la verifica dell’età a operatori indipendenti. Lì, però, è consentito anche dimostrare la maggiore età inviando un semplice selfie, un sistema che ha scatenato non poche polemiche. Il colosso Aylo, proprietario di piattaforme come Pornhub, YouPorn e RedTube, ha reagito oscurando completamente i propri portali sul territorio francese, sostituendo i video con l’immagine della Marianne, simbolo della Repubblica, e con uno slogan provocatorio: “La libertà non ha un interruttore”. Dopo i ricorsi presentati dalle piattaforme, la giustizia francese ha però confermato la norma.
L’autorità Arcom, equivalente transalpina dell’Agcom, ha diffidato cinque portali lo scorso agosto per mancata verifica dell’età. La risposta di Aylo è stata amara: “La libertà ha un interruttore. Per ora.” Nel Regno Unito, invece, è l’Online Safety Act a dettare le regole. Da quest’estate, chi vuole accedere a Pornhub deve registrarsi utilizzando un indirizzo email, un numero di telefono o una carta di credito. Altri Paesi sperimentano varianti diverse: Telegram, per esempio, impone la verifica facciale, mentre X (ex Twitter) chiede l’invio di un documento o di un selfie per confermare la maggiore età.
Reddit, invece, ha adottato il sistema “Persona”, che confronta la foto dell’utente con quella del documento d’identità. Negli Stati Uniti, ventiquattro Stati hanno già approvato leggi che impongono la verifica dell’età per accedere ai siti pornografici. In Texas, diversi portali hanno impugnato la norma, sostenendo che l’obbligo di fornire dati personali o bancari rappresenti una limitazione alla libertà di espressione tutelata dal Primo Emendamento.