C’è chi brinda e chi fa i conti con un anno tutt’altro che semplice.
Il 2024 del vino italiano si presenta così: un mosaico di risultati diversi, come mostra il nuovo report di Studio Impresa – Management DiVino insieme al Corriere Vinicolo, presentato oggi all’Università di Verona.
Un documento che racconta un comparto ancora capace di reattività, ma attraversato da profonde disuguaglianze interne, dove la dimensione aziendale continua a fare la differenza.
Vino: crescono i ricavi (+2%), ma il 47% delle aziende perde margini
Nel complesso, l’anno si chiude con un lieve incremento: i ricavi crescono del 2% rispetto al 2023, che diventa un più prudente +0,7% una volta considerata l’inflazione. Anche l’Ebitda segna un miglioramento del 7,4%, attestandosi al 10,5%. Ma dietro questi numeri, tutto sommato rassicuranti, si nasconde un dato che smorza l’entusiasmo: 415 aziende su 877 hanno visto ridursi la propria redditività. Un segnale che la crescita non è diffusa, ma concentrata in alcune fasce del settore. Ed è proprio la dimensione aziendale a emergere come linea di demarcazione.
Le grandi imprese, quelle sopra i 50 milioni di euro di ricavi, confermano una robustezza invidiabile: nei tre anni tra il 2022 e il 2024 aumentano i volumi dei ricavi dell’8,4%. Sono solo il 6,27% del campione, ma producono più della metà dei 13,4 miliardi di euro analizzati per il 2024: una testimonianza del loro peso sistemico. In territorio positivo resistono anche le aziende con ricavi compresi tra 20 e 50 milioni, che segnano un +4,5% nel triennio.
La vera sofferenza, invece, colpisce la fascia intermedia: le imprese tra 10 e 20 milioni di euro arretrano del 9,9%, mentre quelle sotto i 10 milioni, pur riuscendo in parte ad arginare le perdite, continuano a rappresentare il grande paradosso del comparto. Sono il 71% del totale, ma generano soltanto il 17% del giro d’affari complessivo. Il legame tra dimensioni e performance torna anche sul fronte della redditività, dove il divario si fa ancora più evidente. Le aziende più piccole soffrono maggiormente: chi sta sotto i 5 milioni registra un calo dell’Ebitda del 16,4%, mentre la fascia tra 5 e 10 milioni segna un -6,4%.
Al contrario, le realtà più strutturate mostrano un andamento opposto: la fascia tra 10 e 20 milioni mette a segno un aumento del 9,1%, e le imprese sopra i 50 milioni crescono del 4,9%. Più stabile, invece, la fascia intermedia tra 20 e 50 milioni, che limita la flessione a un contenuto -1,2%.
“Da tempo Unione italiana vini rilancia la necessità di una riforma strutturale del settore per sostenere la competitività dell’intero comparto – ha sottolineato il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi (in foto) –. In attesa di poter rinnovare l’attuale assetto normativo, gli obiettivi aziendali dovranno concentrarsi sull’efficienza della propria impresa, che in periodi delicati come questo diventa decisiva. I dati evidenziano la necessità di lavorare in generale sulla managerialità ma anche sulla dimensione delle nostre imprese in un’ottica di razionalizzazione delle risorse e sostenibilità economica. Piccolo è bello è uno slogan che dobbiamo lasciare al passato: le imprese tricolori – che hanno una superficie media del vigneto di 2,3 ettari contro i 10,5 francesi – devono puntare a un ulteriore irrobustimento, perché è chiaro che le dimensioni contano anche in ottica di attivazione di economie di scala. L’auspicio – ha concluso Frescobaldi - è di poter incentivare le aggregazioni, anche con un intervento pubblico”.
“Guardando ai dati 2024, pur consapevoli delle maggiori difficoltà manifestatesi nel 2025, ci auguriamo che il settore vitivinicolo possa diventare un caso emblematico di adattamento dinamico – ha commentato al Corriere Vinicolo Luca Castagnetti, direttore del centro studi Management DiVino di Studio Impresa -. Il mondo del vino non deve limitarsi a resistere alle difficoltà, ma trasformarle in occasioni di riequilibrio e riorientamento. Le strategie vincenti si fondano sulla capacità di cambiare insieme al mercato, anche attraverso una lettura manageriale di maggior dettaglio: il settore ha bisogno di conoscenza e stimoli in grado di orientare le direzioni aziendali che, lo vediamo in questi giorni, stanno affrontando una crisi di mercato che renderà i numeri del 2025 forse molti diversi da quelli qui analizzati”.
A livello regionale - prosegue il dossier del settimanale di Uiv diretto da Giulio Somma -, il Veneto si conferma la prima regione italiana per volumi di ricavi, in crescita del 4,35% sul 2023, ma risulta solo 13/mo per redditività (Ebitda 8,72%). Toscana (con un primato regionale stabile irraggiungibile al 21,98%), Lombardia e Piemonte mostrano performance migliori nella generazione di valore, trainate da distretti di eccellenza come Brescia (il distretto del Franciacorta registra un Ebitda del 21,68%) e Livorno (a 53,75% grazie a Bolgheri).
La ricerca - per il quarto anno in partnership con il Corriere Vinicolo - ha utilizzato i dati presenti nei bilanci del 2024 di mille aziende vinicole depositati presso il Registro delle Imprese alla data del 15 ottobre 2025. Su tali dati è stato individuato un campione di 877 società di cui fosse disponibile l’intera serie dei bilanci 2022-2024 tra tutte le cantine italiane che abbiano ricavi superiori a 1 milione di euro. Lo studio ha incrociato le variabili relative a dimensioni, modello societario (privati e coop), modello di filiera (agricole o industriali) e modello di investimento (asset light o asset strong) per valutare i principali indicatori economici (ricavi, redditività, immobilizzazioni materiali, posizione finanziaria netta, patrimonio netto, valore aggiunto e oneri finanziari).