Economia

Il settore bancario europeo regge l’urto ma resta esposto ai rischi geopolitici e ai dazi USA

Redazione
 
Il settore bancario europeo regge l’urto ma resta esposto ai rischi geopolitici e ai dazi USA

Il sistema bancario dell’Unione Europea continua a dimostrarsi solido sotto il profilo della capitalizzazione, della liquidità e della redditività. Tuttavia, le crescenti tensioni geopolitiche e la guerra commerciale innescata dagli Stati Uniti pongono sfide potenzialmente destabilizzanti. È quanto emerge dal nuovo Rapporto sul rischio pubblicato dall’Autorità Bancaria Europea (EBA), che analizza le principali vulnerabilità del comparto a fine 2024.

Il settore bancario europeo regge l’urto ma resta esposto ai rischi geopolitici e ai dazi USA

Le banche europee hanno chiuso il 2024 con profitti in aumento del 9% e un rendimento del capitale (RoE) al 10,5%, sostenuti da una robusta base patrimoniale: il Common Equity Tier 1 (CET1) è salito al 16,1%, grazie a utili non distribuiti e maggiori riserve. Anche la posizione di liquidità si conferma elevata, con un Liquidity Coverage Ratio del 163,4% e un Net Stable Funding Ratio al 127,1%.

Nonostante la pressione sui margini di interesse netti, le banche sono riuscite a compensare con maggiori ricavi da commissioni e attività di negoziazione. Inoltre, hanno proseguito nella distribuzione di dividendi e riacquisti di azioni, raggiungendo un ammontare complessivo di 92 miliardi di euro, con previsioni di ulteriore crescita nel 2025.

L’EBA lancia però un monito sui rischi derivanti dall’aumento dei dazi doganali, in particolare verso gli Stati Uniti, che minacciano le economie europee più esposte al commercio internazionale. I settori manifatturiero, automobilistico, farmaceutico, siderurgico e agricolo sono tra i più vulnerabili. Il rischio si trasmette al sistema bancario tramite le sue esposizioni: molte banche europee detengono asset significativi in questi comparti e verso controparti statunitensi, incluso il debito sovrano USA.

A dicembre 2024, le esposizioni sovrane delle banche UE hanno superato i 3.600 miliardi di euro, in crescita del 9% rispetto all’anno precedente. Circa il 30% delle esposizioni esterne era rivolto agli Stati Uniti. Preoccupano le scadenze di medio-lungo termine e la crescente quota contabilizzata al fair value (quasi il 40%), che espone le banche alla volatilità dei tassi d’interesse. L’aumento della spesa pubblica per la difesa, pur stimolando la crescita, solleva timori sulla sostenibilità fiscale, specie nei Paesi ad alto debito.

Il tasso di crediti deteriorati
(NPL ratio) è salito all’1,88%, con un incremento degli NPL a 375 miliardi di euro. Ancora più significativo è l’aumento dei prestiti in Fase 2 secondo l’IFRS 9, ora al 9,7% del totale, segnalando un peggioramento del rischio di credito, soprattutto nel segmento famiglie. Tuttavia, secondo l’EBA, la stabilizzazione dei mercati immobiliari e il calo dei tassi dovrebbero sostenere una graduale normalizzazione.

Il report evidenzia l’aumento della complessità dei rischi operativi, legati a digitalizzazione, innovazione tecnologica, frodi, sfide reputazionali e criminalità finanziaria. Le banche sono sempre più esposte a vulnerabilità informatiche, anche a causa della crescente integrazione dei servizi legati alle criptovalute.

In questo ambito, l’EBA individua sia opportunità sia rischi. L’espansione dei servizi bancari relativi agli asset digitali (portafogli, custodia, transazioni su blockchain) amplia il business, ma comporta minacce significative: guasti infrastrutturali, attacchi hacker, instabilità dei prezzi degli asset privi di sottostante e possibili danni reputazionali in caso di incidenti.

Le banche UE prevedono un aumento dell’1,7% degli attivi nel 2025, con un’accelerazione prevista per il biennio successivo. I prestiti alle imprese non finanziarie dovrebbero crescere del 4,3% nel 2025, mentre quelli alle famiglie del 2%. Si prevede anche un aumento delle attività liquide, segno di una ritrovata fiducia nella capacità del sistema di affrontare eventuali turbolenze.

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