Economia

Sessant’anni di potere industriale, così Mediobanca racconta l’Italia che cambia

Redazione
 
Sessant’anni di potere industriale, così Mediobanca racconta l’Italia che cambia
Sessant’anni di economia italiana scorrono in controluce nella nuova edizione de Le Principali Società Italiane, il volume con cui l’Area Studi Mediobanca fotografa ogni anno lo stato di salute delle imprese del Paese. Dal 1966 a oggi, la pubblicazione ha accompagnato la trasformazione del sistema produttivo italiano, passando da 231 bilanci analizzati agli attuali 2.828 e diventando una delle mappe più autorevoli per comprendere chi conta davvero nell’industria nazionale.

Sessant’anni di potere industriale, così Mediobanca racconta l’Italia che cambia

La storia che ne risulta è quella di un’Italia passata dall’epopea dell’automotive al dominio dell’energia, dal protagonismo dello Stato imprenditore all’ascesa delle grandi utility. Una leadership concentrata in pochissime mani: Fiat-Ifi-Exor ha guidato la classifica in 23 edizioni, Agip-Eni in 22, l’Iri in 9 ed Enel in 6. La staffetta industriale racconta il Paese più di molti saggi, gli anni del boom, la crisi petrolifera, l’espansione degli anni Ottanta, la stagione delle privatizzazioni e la successiva centralità dell’energia nella geopolitica italiana.

L’edizione presentata a Milano offre uno spaccato aggiornato al 2024 che conferma la supremazia dei grandi gruppi energetici. Eni resta in vetta con 88,8 miliardi di ricavi, seguita da Enel (73,9 miliardi) e GSE (51,9 miliardi). Le aziende pubbliche dominano non solo il giro d’affari ma anche la redditività, rappresentano quasi l’80% delle vendite e il 90% del margine operativo netto della Top 10. La manifattura resiste ma fatica a mantenere peso, con Stellantis Europe, Leonardo e Prysmian che sono le uniche realtà industriali tra i primi dieci gruppi, con un contributo complessivo molto lontano dalla potenza di fuoco energetica.

Scendendo nella graduatoria, emergono movimenti significativi, Ferrovie dello Stato e Saipem guadagnano quattro posizioni ciascuna, Webuild continua la sua scalata nell’edilizia e nelle infrastrutture, mentre a metà classifica ritornano protagonisti del retail e dell’agroalimentare come Edizione, Superit-Esselunga e Parmalat. Lo studio conferma un Paese ancora diviso tra giganti pubblici dell’energia e una manifattura che conserva eccellenze ma non la massa critica dei grandi player internazionali.

Sul fronte degli utili, il primato passa a Enel
, che nel 2024 raddoppia i risultati dell’anno precedente raggiungendo 7 miliardi, grazie alla combinazione di solidità operativa, cessioni strategiche e minori svalutazioni. Seguono Eni (2,6 miliardi), Poste Italiane (2 miliardi) e le due regine dell’automotive di lusso: Ferrari con 1,6 miliardi e Lamborghini, protagonista di un balzo storico a 1,4 miliardi. Non mancano però i segni meno, con Maserati che guida la classifica delle perdite (-701 milioni), colpita dal crollo delle immatricolazioni, mentre Telecom Italia, Beko, Vodafone Italia e Open Fiber che chiudono l’anno in rosso.

Nella fotografia dell’occupazione, è Poste Italiane a risultare il primo datore di lavoro del Paese con oltre 119mila dipendenti, seguita da Ferrovie dello Stato, Leonardo, Enel e Oniverse Holding. Interessante il dato sulla composizione. Oniverse, che comprende marchi come Calzedonia e Intimissimi, ha l’89% della forza lavoro femminile e oltre il 50% di under 30, segno di una filiera moda particolarmente giovane e dinamica.

Lo sguardo sulla sola manifattura conferma invece il ruolo centrale del comparto meccanico. Otto aziende tra le prime venti appartengono al settore dei trasporti o delle macchine industriali, generando quasi la metà del fatturato aggregato. La filiera food rimane un pilastro con Parmalat, Cremonini e Barilla, mentre la chimica-farmaceutica mantiene un presidio di eccellenza con Menarini e Mapei.

A dare vivacità al sistema è soprattutto il cosiddetto Quarto Capitalismo, le imprese medie e medio-grandi a controllo familiare che crescono più delle altre. Sono otto quelle selezionate quest’anno, realtà dei farmaci oncologici, dei semiconduttori, del design, degli spirits e dell’agroalimentare che registrano incrementi di fatturato superiori al 20% e una forte proiezione internazionale. Dompé, Technoprobe, BSP Pharmaceuticals, Branca International, Sabelli, Gessi, Flamma e Alfasigma rappresentano un’Italia innovativa, globalizzata e competitiva, con punte di export che in alcuni casi superano il 90% del fatturato.

Il report analizza anche il sistema bancario, confermando la polarizzazione intorno ai tre grandi gruppi: Intesa Sanpaolo, UniCredit e CDP. L’attivo tangibile dell’intero comparto scende leggermente a 2.695 miliardi, ma la redditività rimane robusta con un Roe del 14,6%, superiore alla media europea. Prosegue invece la “desertificazione finanziaria”, nel 2024 hanno chiuso altri 586 sportelli e 3.380 Comuni italiani risultano oggi privi di una banca sul territorio.

Nel settore assicurativo, Generali resta la regina assoluta con 54,1 miliardi di ricavi dai contratti, seguita da Unipol e Reale Mutua. Findomestic guida invece la classifica del credito al consumo e del factoring, mentre UniCredit Leasing domina il comparto del leasing.

Sessant’anni di classifiche, bilanci e trasformazioni restituiscono l’immagine di un Paese che cambia più lentamente di quanto sembri. L’energia ha raccolto il testimone dell’auto come cuore dell’industria nazionale, la manifattura continua a reinventarsi puntando su qualità e innovazione, e il capitalismo familiare, spesso sottovalutato, si dimostra ancora una volta una delle locomotive più vitali dell’economia italiana.
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