Economia

Pensioni, l’allarme dell’OCSE, età in rialzo ovunque e l’Italia scivola verso la soglia dei 70 anni

Redazione
 
Pensioni, l’allarme dell’OCSE, età in rialzo ovunque e l’Italia scivola verso la soglia dei 70 anni
Il nuovo “Panorama delle Pensioni 2025” dell’OCSE descrive i sistemi previdenziali mondiali, evidenziando una tendenza ormai irreversibile: l’età pensionabile è destinata ad aumentare in oltre la metà dei Paesi avanzati, mentre la popolazione invecchia più rapidamente della capacità degli Stati di garantire equilibri finanziari sostenibili. È un quadro preoccupante che trova piena conferma anche nell’OECD Economic Outlook 2025 pubblicato oggi, dove si sottolinea come la crescita globale resti fragile e appesantita da rischi strutturali legati, tra gli altri, all’invecchiamento demografico e all’aumento della spesa pubblica.

Pensioni, l’allarme dell’OCSE, età in rialzo ovunque e l’Italia scivola verso la soglia dei 70 anni

Nel rapporto si legge che nei Paesi OCSE l’età media effettiva di uscita dal lavoro, oggi pari a 63,9 anni per le donne e 64,7 per gli uomini, salirà rispettivamente a 65,9 e 66,4 anni per chi ha iniziato la carriera nel 2024. Un trend guidato principalmente dall’aumento dell’aspettativa di vita e dalla necessità di contenere i costi dei sistemi pensionistici pubblici. Il documento mette in chiaro che la forchetta delle età legali future oscillerà dai 62 anni in Colombia (57 per le donne) ai 70 anni e oltre in Paesi come Danimarca, Svezia, Paesi Bassi e, soprattutto, Italia.

Per il nostro Paese, infatti, lo scenario è particolarmente critico, l’età pensionabile tenderà a spingersi verso i 70 anni grazie ai meccanismi di adeguamento automatico alla speranza di vita. Secondo il disegno di legge di Bilancio 2026, una prima stretta scatterà già nel 2027, con un incremento dell’età minima a 67 anni e 3 mesi, e ulteriori aumenti nel 2028. Una correzione graduale, nelle intenzioni del Governo, per “rendere sostenibile” un sistema sempre più sotto pressione.

A rendere fragile la posizione italiana è anche il crollo demografico, l’OCSE avverte che la popolazione attiva (20-64 anni) diminuirà di oltre il 35% nei prossimi quattro decenni, uno dei ritmi più drammatici tra i Paesi avanzati. La combinazione di meno lavoratori, più pensionati e spesa crescente costituisce un mix esplosivo che, se non corretto, rischia di compromettere profondamente il futuro previdenziale delle giovani generazioni.

Il rapporto accende i riflettori anche sull’altro grande squilibrio del sistema, il divario di genere. Le donne percepiscono pensioni inferiori del 23% rispetto agli uomini, un gap che in Italia si colloca al 29% (pur in lieve miglioramento rispetto al 34% del 2007). La distanza retributiva durante la vita lavorativa, il minor numero di ore lavorate, il peso dei carichi di cura e le interruzioni di carriera continuano a produrre effetti pesanti al momento del pensionamento. Esistono Paesi virtuosi, come Estonia, Islanda, Slovacchia e Slovenia, con divari inferiori al 10%, mentre all’estremo opposto si trovano Messico, Austria, Regno Unito e Giappone, quest’ultimo con un abisso del 47%, il peggiore dell’intera area OCSE.

L’invecchiamento della popolazione sta correndo, avverte l’OCSE, e nei prossimi 25 anni Paesi come Corea, Italia, Grecia, Polonia e Spagna vedranno crescere la quota di anziani di oltre 25 punti. Nei prossimi 40 anni, poi, la forza lavoro si ridurrà di oltre il 30% in Paesi come Spagna, Giappone e Grecia, e addirittura di oltre il 35%, come accadrà in Italia, in Corea, Lettonia, Lituania e Polonia.

La realtà, dunque, come dimostrano i dati OCSE, è complessa e impone scelte responsabili.
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