Il mercato del credito in Italia sta vivendo una fase di ripartenza a velocità ridotta. Le famiglie tornano a chiedere mutui e finanziamenti, ma il costo del denaro applicato dagli istituti di credito non segue con la stessa rapidità la discesa dei tassi decisa dalla Banca centrale europea. È quanto emerge dall’ultima analisi della Fabi, che fotografa un sistema dove lo stock complessivo dei mutui è cresciuto di oltre 25 miliardi dal 2022 e di 12,8 miliardi negli ultimi dodici mesi, ma in cui i tassi restano ancora elevati rispetto al livello di riferimento dell’Eurotower.
Mutui in ripresa ma tassi ancora alti, dalle banche 25 miliardi in più dal 2022
A settembre 2025, il Taeg medio sui mutui si attesta al 3,71%, con i tassi applicati dalle banche che oscillano tra il 3,6% e il 3,8%. Una discesa troppo lenta se confrontata con il taglio deciso dalla Bce, che ha portato i tassi ufficiali dal 4,50% del 2023 al 2% dell’estate 2025. La forbice tra tasso base e tassi bancari è così arrivata a 171 punti base, un cambio radicale rispetto a un anno prima, quando lo spread era vicino allo zero. L’abbassamento del costo del denaro non è quindi passato pienamente alla clientela, frenando una ripresa che avrebbe potuto essere più rapida.
La prudenza degli istituti di credito è dettata da un quadro internazionale ancora incerto, dal timore di nuove tensioni geopolitiche e dalla necessità di tutelare i margini, dopo anni segnati da una forte volatilità. Queste dinamiche hanno rallentato la discesa dei tassi sui nuovi mutui, rendendo la politica monetaria europea meno efficace. Nonostante ciò, il mercato immobiliare dà segnali di recupero, dagli oltre 420 miliardi del maggio 2024, lo stock dei mutui è salito fino a 435,7 miliardi a settembre 2025, crescendo in media di un miliardo al mese.
Il problema resta l’asimmetria, infatti mentre gli aumenti dei tassi ufficiali vengono trasmessi rapidamente e in modo integrale, i ribassi arrivano alle famiglie in modo molto più graduale. L’ultima fase restrittiva, tra luglio 2022 e novembre 2023, aveva portato i tassi sui mutui fino al 4,92%, più del doppio rispetto all’inizio del ciclo. La successiva fase espansiva, iniziata nel giugno 2024, ha trovato invece una trasmissione più lenta, il tasso applicato ai mutui è sceso di oltre un punto, ma resta comunque superiore di 1,7 punti rispetto al tasso di riferimento della Bce.
In questo quadro, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni (in foto), ha spiegato che le famiglie mostrano un comportamento prudente, ma allo stesso tempo conservano un certo grado di fiducia. Ha osservato che gli italiani riducono gli impegni a lungo termine, ma aumentano l’uso di finanziamenti più brevi, motivati da esigenze quotidiane. Ha aggiunto che la ripresa del mercato dei mutui dipenderà dalla capacità delle banche di trasferire più velocemente la riduzione dei tassi e ha sottolineato come le misure in arrivo con la legge di bilancio, dal potenziamento delle garanzie pubbliche al sostegno per i giovani, vadano nella direzione giusta.
Ha insistito sul fatto che il credito dovrebbe tornare a essere un volano di sviluppo e ha evidenziato che il sistema bancario, in questa fase, ha un ruolo che va oltre il profitto: accompagnare la ripresa del Paese con equilibrio, responsabilità e attenzione alla coesione sociale.
I dati più recenti sui prestiti alle famiglie mostrano dinamiche divergenti. Nel confronto annuale, il credito al consumo cresce del 4,14%, pari a 5,1 miliardi in più, mentre i mutui segnano un incremento del 3,03% (+12,8 miliardi). In calo invece i prestiti personali, che perdono il 4,05%, quasi 5 miliardi. La crescita complessiva del credito è moderata: +1,98% su base annua, trainata soprattutto dai finanziamenti finalizzati e dalla ripresa graduale dei mutui. Lo sguardo triennale rivela una trasformazione più profonda. Tra il 2022 e il 2025, il credito al consumo aumenta del 16,88%, i mutui del 6,19%, mentre i prestiti personali crollano del 20,8%, un ridimensionamento di 29,5 miliardi.
Queste tendenze confermano un cambio strutturale nelle abitudini finanziarie delle famiglie italiane. L’inflazione ancora elevata, il potere d’acquisto compresso e la necessità di preservare la liquidità spingono verso forme di credito più immediate, di breve durata e legate a spese essenziali. L’acquisto di una casa resta un obiettivo centrale, ma oggi è condizionato dall’incertezza economica e dall’aumento dei prezzi degli immobili, in particolare nelle grandi città.