Economia
Lavoro, le imprese cercano 443mila addetti a novembre, cresce il mismatch e quasi un profilo su due è introvabile
Redazione

Le imprese italiane si preparano a un novembre di forte domanda di lavoro, ma con un nodo che continua a stringersi, trovare personale qualificato sta diventando sempre più difficile. Il nuovo Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro, stima 443mila assunzioni entro fine mese e oltre 1,3 milioni nel trimestre novembre 2025 - gennaio 2026. Numeri importanti, ma in lieve calo rispetto allo scorso anno: -2,6% sul mese e -1,8% sul trimestre.
Lavoro, le imprese cercano 443mila addetti a novembre
La contrazione della domanda non basta però a invertire la tendenza del mismatch. Il problema resta strutturale, infatti 202mila profili professionali, pari al 45,7% delle entrate previste, risultano di difficile reperimento. La causa principale è la scarsità di candidati disponibili (29,5%), seguita da una preparazione ritenuta insufficiente (13,1%). È il segnale di un mercato che cresce, ma non trova competenze allineate.
A soffrire maggiormente sono i comparti tecnici e produttivi. Nelle industrie metallurgiche e metallifere quasi due profili su tre sono introvabili (63,7%), mentre nelle costruzioni il dato si ferma al 62,3%. Difficoltà altissime anche per il legno-arredo (58,7%), il tessile-abbigliamento (57,2%) e i servizi ICT (53,7%). Il divario emerge chiaramente quando si osservano le professioni più richieste, tra gli operai specializzati mancano meccanici, montatori, riparatori e manutentori (73,6%), addetti del tessile (72,4%) e operai delle finiture edili (71,6%). L’emergenza riguarda anche il personale qualificato dei servizi, estetisti e professioni sanitarie, e figure intellettuali come analisti software e ingegneri, rispettivamente difficili da reperire nel 61,2% e nel 55,9% dei casi.
La situazione varia sensibilmente per territori. Il Nord-Est è l’area più in difficoltà, con il 52,1% delle entrate difficili da coprire. Seguono Nord-Ovest (46,1%), Centro (44,6%) e Sud e Isole (41,4%). Un divario che riflette le diverse dinamiche produttive e la diversa domanda di competenze.
Sul fronte settoriale, l’agricoltura prevede 27mila assunzioni nel mese e 77mila entro gennaio 2026, trainata dalle coltivazioni ad albero e di campo. Bene anche i servizi legati all’agricoltura, in crescita annua del 13%. L’industria richiede 118mila lavoratori a novembre e 352mila nel trimestre, con la meccatronica in testa (17mila ingressi nel mese), seguita da metalmeccanica e comparto alimentare. Le costruzioni mantengono un passo sostenuto: 45mila ingressi a novembre, 128mila nel trimestre.
È il terziario a guidare la domanda complessiva, con 298mila entrate previste nel mese e 890mila nel trimestre. Spiccano turismo (74mila a novembre), commercio (70mila) e servizi alla persona (52mila), confermando un settore ancora dinamico ma fortemente esposto al mismatch.
I contratti a tempo determinato restano la tipologia più utilizzata (256mila nel mese, 57,9% del totale), seguiti dagli indeterminati (18,7%) e dalla somministrazione (9,4%). Sul piano demografico, il 23,1% delle assunzioni sarà coperto da lavoratori immigrati, con percentuali più alte in agricoltura (47,2%), tessile-abbigliamento (40%), costruzioni (33,4%) e logistica (27%).
Per i giovani, le opportunità non mancano: oltre 67mila laureati, quasi 10mila diplomati ITS Academy e più di 326mila diplomati tecnico-professionali sono ricercati dalle imprese. Tuttavia, proprio gli ITS, per anni indicati come risposta alla carenza di competenze, registrano la difficoltà di reperimento più alta: 63,8%, seguiti dai laureati (50,6%).
Mentre le imprese programmano assunzioni e cercano di rispondere alle esigenze del mercato, il Paese si trova di fronte a una sfida cruciale, formare più rapidamente, formare meglio e attrarre competenze dove mancano.