La premier giapponese Sanae Takaichi è tornata al centro dell’attenzione internazionale dopo alcune dichiarazioni sul suo ritmo di lavoro e, soprattutto, sulle pochissime ore di sonno che riesce a concedersi. Durante una seduta parlamentare dedicata alle ore lavorative e alla produttività, la leader ha affermato di dormire «circa due ore, quattro al massimo».
Giappone: la premier Takaichi, che dorme due ore a notte, riaccende il dibattito sul superlavoro
Parole che hanno immediatamente riacceso il dibattito, già infuocato dopo la riunione convocata da Takaichi alle tre del mattino con il suo staff: un vertice strategico in vista della sessione parlamentare che, però, ha finito per simboleggiare ancora una volta gli eccessi della cultura del lavoro giapponese.
Il Giappone convive da decenni con il fenomeno del karoshi, la morte per eccessivo lavoro, un termine entrato nell’uso comune negli anni Ottanta per definire decessi e gravi malattie provocati da stress, infarti e sovraccarico professionale.
Secondo il Ministero della Salute, ogni anno centinaia di persone muoiono o si ammalano gravemente per il superlavoro nonostante le normative introdotte per limitare gli straordinari e favorire il benessere in azienda. La dedizione assoluta e la produttività, tuttavia, rimangono valori profondamente radicati, e migliaia di lavoratori continuano a soffrire conseguenze fisiche e psicologiche legate a ritmi professionali estremi.
In questo contesto, lo stile di leadership di Takaichi - fatto di riunioni notturne e giornate quasi senza sonno - appare a molti come un ritorno a un modello che il Paese sta cercando da tempo di superare. La premier non si è limitata a raccontare le sue abitudini personali: in una riunione di partito avrebbe invitato i collaboratori a ''lavorare come cavalli da soma'', frase che ha immediatamente scatenato critiche.
Lei stessa ha poi precisato che si trattava di ''una metafora di dedizione e impegno'', ribadendo la sua convinzione che ''non esiste successo senza disciplina''. Takaichi, prima donna a diventare premier in Giappone, ha costruito la sua leadership su rigore, rapidità decisionale e un’idea di efficienza che considera indispensabile per sostenere la crescita nazionale.
Ha impostato la sua agenda politica su innovazione tecnologica, rilancio industriale, export e formazione digitale, in continuità con gli orientamenti economici degli ultimi anni. Nata a Nara nel 1961, laureata in economia all’Università di Kobe e figura di spicco del Partito Liberal Democratico, ha ricoperto ruoli di primo piano in vari governi, compresi quelli guidati da Shinzo Abe. È nota per la determinazione, le posizioni tradizionaliste e un approccio manageriale che cerca di conciliare pragmatismo economico, sicurezza nazionale ed efficienza.