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Necessari oltre 2 milioni di colf e badanti nel 2028. Assindatcolf e Idos chiedono Decreti Flussi mirati

Redazione
 
Necessari oltre 2 milioni di colf e badanti nel 2028. Assindatcolf e Idos chiedono Decreti Flussi mirati

Il fabbisogno di lavoratori domestici in Italia è destinato a crescere in modo significativo nei prossimi anni. Entro il 2028 saranno necessari oltre 2 milioni e 74 mila tra colf e badanti per rispondere alle esigenze delle famiglie italiane. È quanto emerge dal 3° Paper del Rapporto 2025 “Family (Net) Work”, curato da Assindatcolf e dal Centro Studi e Ricerche IDOS, presentato oggi a Roma nella Giornata Internazionale del Lavoro Domestico.

Necessari oltre 2 milioni di colf e badanti nel 2028. Assindatcolf e Idos chiedono Decreti Flussi mirati

Secondo il documento, nel triennio 2026-2028 l’Italia dovrà far fronte a un incremento annuo di circa 28.574 lavoratori domestici, di cui quasi 20 mila stranieri e oltre 14.400 non comunitari. Proprio su questo punto si concentra l’appello delle associazioni promotrici del rapporto: per coprire il crescente fabbisogno di manodopera, è indispensabile una programmazione strutturata dei Decreti Flussi, lo strumento che regola l’ingresso regolare di lavoratori extracomunitari in Italia.

“Quella non comunitaria rappresenta la componente chiave per coprire il fabbisogno aggiuntivo di lavoratori domestici” – ha spiegato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf (in foto) – “Occorre quindi prevedere, nel triennio 2026-2028, una quota minima annua di almeno 14.500 ingressi, fino a un massimo di 18.000, come già stabilito nel 2025”.

Zini ha inoltre proposto di estendere il sistema di intermediazione tramite associazioni di categoria, oggi previsto solo per le badanti che assistono persone over 80 o disabili, anche agli altri profili professionali del comparto domestico. Un’azione che, secondo l’associazione, garantirebbe maggiore efficienza e legalità nelle procedure di assunzione.

La distribuzione territoriale del fabbisogno evidenzia una forte concentrazione nelle principali regioni italiane: Lombardia (+6.400 lavoratori all’anno, di cui 4.200 non UE), Lazio (+5.600), Campania (+3.000) e Veneto (+2.580). Questi numeri confermano quanto il lavoro domestico rappresenti una colonna portante del welfare familiare italiano.

“È tempo di uscire da una logica emergenziale e rendere regolare, trasparente e tracciabile l’intero percorso di inserimento dei lavoratori domestici non comunitari” – ha aggiunto Luca Di Sciullo, presidente di IDOS “Solo così si potranno contrastare fenomeni di sfruttamento e promuovere l’inclusione, in un settore troppo spesso relegato ai margini del mercato del lavoro”.

Il rapporto lancia infine un monito sul rischio di crescita dell’irregolarità, se le necessità di assistenza non verranno accompagnate da politiche migratorie adeguate. Con una popolazione sempre più anziana e una rete di welfare pubblico sotto pressione, la sostenibilità dell’assistenza familiare passa anche da scelte politiche lungimiranti. 

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