Economia
Le imprese italiane spingono sull’internazionalizzazione nonostante i dazi. Il M&A cresce e il Private Equity traina la trasformazione
di Redazione

Le imprese italiane accelerano all’estero, ma lo scenario globale si complica. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’EY Parthenon Bulletin, che evidenzia come le aziende del nostro Paese stiano rafforzando la loro presenza internazionale con un +17% di operazioni estere nel primo semestre 2025. Tuttavia, le tensioni tariffarie con gli Stati Uniti potrebbero costare all’Italia fino a 30 miliardi di euro e azzerare la crescita prevista per i prossimi due anni.
Lo studio EY prevede una crescita del PIL italiano dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026. Ma se, come atteso, entreranno in vigore dazi commerciali reciproci del 30% dal 1° agosto, il contraccolpo sarebbe pesante: una contrazione del PIL pari all’1,4%, pari a quasi 30 miliardi di euro. Anche nel caso di dazi al 20%, l’impatto negativo si stima attorno ai 20 miliardi, con una riduzione della crescita del 65%.
Nonostante lo scenario sfidante, le imprese italiane rispondono con una forte spinta verso l’estero. Nei primi sei mesi del 2025 sono state annunciate 143 acquisizioni su target esteri, in crescita del 17% rispetto alle 122 del 2024. Il valore complessivo delle operazioni è quasi raddoppiato: 13,5 miliardi di euro contro i 7,1 miliardi dell’anno precedente. Il comparto industriale si conferma il più attivo, con il 24% delle transazioni.
Anche il mercato italiano delle acquisizioni si mantiene vivace: circa 600 operazioni annunciate nella prima metà del 2025 (+6% rispetto al 2024), con un valore complessivo di 18,7 miliardi di euro. Tuttavia, si registra un calo del 50% nel controvalore rispetto all’anno scorso, per la riduzione dei cosiddetti megadeal (oltre 1 miliardo). Tiene il mid market, mentre crescono i settori beni di consumo e servizi.
Il Private Equity e i fondi infrastrutturali continuano a giocare un ruolo chiave nella trasformazione delle imprese italiane: 242 operazioni di buy-out nei primi sei mesi del 2025 per un valore di 12,5 miliardi di euro. Il PE rappresenta il 41% del totale M&A, con un forte peso degli add-on (oltre il 40%), a dimostrazione della capacità di rafforzare e far crescere le aziende già in portafoglio.
Secondo EY, le privatizzazioni possono diventare un volano strutturale per attrarre capitale e modernizzare le infrastrutture, specie nei settori chiave come porti, aeroporti e trasporti. L’obiettivo è raccogliere 20 miliardi di euro entro il 2026 attraverso cessioni di minoranza, IPO e partenariati pubblico-privati (PPP). Nuovi modelli di governance, basati su logiche di remunerazione legate alla qualità dei servizi (RAB), potranno conciliare interesse pubblico e investimenti privati, migliorando la sostenibilità e la competitività delle infrastrutture italiane.
Per affrontare l’incertezza globale, EY Parthenon sottolinea la necessità di una strategia integrata a livello nazionale ed europeo. Tra le leve suggerite:
- semplificazione degli incentivi per l’export e la transizione energetica;
- promozione di investimenti sostenibili;
- accelerazione degli accordi commerciali multilaterali;
- coinvolgimento del capitale privato nella spesa infrastrutturale.
"Le aziende italiane dimostrano una grande capacità di adattarsi a un contesto geopolitico e commerciale in rapido cambiamento", ha commentato Marco Daviddi, Managing Partner di EY-Parthenon Italia. "Il boom degli investimenti esteri è un segnale positivo, ma serve una visione di lungo termine. Le istituzioni devono sostenere questo slancio con politiche industriali chiare, riforme infrastrutturali e strumenti di finanza innovativa".