La ZES Unica si conferma al centro del dibattito sul futuro economico del Mezzogiorno. Al convegno “La Zes unica alla sfida dell’attuazione. Risultati e prospettive”, promosso a Roma da Svimez e Istituto Reichlin, istituzioni, imprese e sistema bancario hanno discusso di risultati e prospettive di uno strumento che, secondo molti osservatori, rappresenta una delle leve più promettenti per attrarre investimenti e consolidare la competitività del Paese.
ZES Unica, tra opportunità e sfide, il Mezzogiorno al centro della politica industriale
Nel confronto è emersa con forza l’idea che il rilancio del Sud non sia più un esercizio teorico, ma un processo in atto. Lo ha sottolineato Luigi Sbarra, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Politiche per il Sud (in foto), ricordando i dati degli ultimi tre anni: PIL, occupazione e investimenti cresciuti a ritmi superiori rispetto al resto d’Italia. Un segnale che, a suo avviso, testimonia come una strategia unitaria e coordinata possa incidere concretamente sul tessuto economico meridionale. In questo quadro, la ZES Unica diventa uno snodo essenziale, non solo come incentivo fiscale o semplificazione amministrativa, ma come parte integrante di una politica industriale capace di guardare lontano.
Secondo Sbarra, la misura ha il merito di inserirsi in un disegno più ampio, in linea con il PNRR e con gli Accordi di coesione, e deve continuare a evolvere in modo coerente con le altre iniziative nazionali ed europee. “Le aziende già operative e quelle che si insedieranno - ha spiegato - potranno beneficiare di condizioni speciali per gli investimenti e lo sviluppo. È un passo in avanti concreto verso un sistema produttivo meridionale più forte e competitivo, che tenga conto delle diversità territoriali ma sappia anche fare massa critica a livello internazionale”.

Accanto alla visione del Governo, non sono mancati richiami alla necessità di un salto di qualità. Luca Bianchi, direttore di Svimez, ha invitato a superare la logica della sola semplificazione per puntare su un approccio selettivo e coordinato, consolidare le filiere strategiche nazionali ed europee e fare della ZES Unica una cornice capace di integrare gli strumenti di sviluppo già esistenti. “La sfida - ha osservato - è trasformare la ZES Unica in una vera politica industriale, con continuità di sostegno e condivisione politica”.
Dal fronte delle imprese, Natale Mazzuca, vicepresidente di Confindustria, ha ricordato che i progetti già autorizzati superano quota 800, con 28 miliardi di investimenti previsti e oltre 35mila posti di lavoro stimati. Numeri incoraggianti, resi possibili anche dal credito d’imposta che nel 2024 ha interessato quasi 7mila imprese. Ma Mazzuca ha insistito sulla necessità di stabilità, attraverso la proroga triennale del credito d’imposta, il rafforzamento delle risorse tramite i fondi di coesione e la piena cumulabilità con gli incentivi alla transizione.
Una posizione condivisa anche dal mondo bancario. Ferdinando Natali, responsabile Sud di UniCredit, ha sottolineato come la ZES Unica possa incidere realmente se accompagnata da infrastrutture adeguate e da politiche coerenti con le sfide della transizione digitale ed ecologica. “Il nostro impegno - ha dichiarato - è sostenere gli imprenditori del Sud, favorendo l’integrazione tra politiche pubbliche e credito privato, condizione essenziale per attrarre capitali internazionali”.