Economia

Accordo Usa-Ue: Bruxelles difende l'intesa, sorpresa dalla veemenza delle voci contrarie

Redazione
 
Accordo Usa-Ue: Bruxelles difende l'intesa, sorpresa dalla veemenza delle voci contrarie

Che l'accordo, faticosamente raggiunto con un Donald Trump che predica ormai onnipotenza, potesse trovare qualche critica, Ursula von der Leyen lo aveva probabilmente messo in conto.
Ma non che le voci che stanno dissentendo si levassero così forti, alte e qualificate.

Accordo Usa-Ue: Bruxelles difende l'intesa, sorpresa dalla veemenza delle voci contrarie

Al punto che la Commissione è stata quasi costretta a replicare, nel giro di pochissimo tempo, difendendo il suo operato, che, peraltro, sta trovando oppositori anche nel mondo imprenditoriale continentale.
Accanto alla presidente si è schierano Maros Sefcovic (in foto), capo dei negoziatori di Bruxelles, che ha risposto alla critiche in modo deciso: "Sono sicuro al 100% che questo accordo sia migliore di una guerra commerciale con gli Stati Uniti".

Se può anche apparire scontato che un accordo, anche penalizzante, è meglio di una guerra commerciale dagli esiti incerti e, potenzialmente, devastanti, la sicurezza espressa dalla Commissione è entrata in rotta di collisione con i ''duri'' tra i duri, che peraltro schierano anche due pesi massimi dell'Unione, Francia e Germania che, con toni diversi, ma contenuti abbastanza coincidenti, hanno dato addosso all'accordo, e per la transitiva con chi se ne è reso promotore e garante a Bruxelles.

Una evoluzione poco gradita da Ursula von der Leyen, che ora dovrà fare appello alla rabberciata maggioranza in Europa per raccogliere quanto più consenso intorno all'accordo, e quindi al suo operato.
Sintetizzando, le esportazioni dell'UE sono ora destinate a far fronte a tariffe generalizzate del 15%, superiori ai dazi doganali prima del ritorno di Trump alla Casa Bianca, ma molto inferiori al 30% minacciato.
Il blocco di 27 nazioni ha anche promesso che le sue aziende acquisteranno energia per un valore di 750 miliardi di dollari dagli Stati Uniti e faranno 600 miliardi di dollari di investimenti aggiuntivi, anche se non è chiaro quanto saranno vincolanti tali impegni.

"Questo è chiaramente il miglior accordo che potessimo ottenere in circostanze molto difficili", ha detto Sefcovic.
I dettagli completi dell'accordo – e, soprattutto, quali settori potrebbero sfuggire al prelievo del 15% – saranno noti nei prossimi giorni, anche se l'UE afferma di aver evitato tariffe più severe sulle esportazioni chiave, tra cui automobili e medicinali.

Ora, ad accordo siglato (ma per la ratifica occorrerà del tempo, dovendo passare dai Parlamenti nazionali), von der Leyen tutto si poteva aspettare meno che il risultato da lei ottenuto fosse accolto in un misto di valutazioni, che vanno dal ''meglio che niente'', ad un giudizio tiepido, ma anche sferzanti bocciature.

Mentre l'Italia, che comunque plaude all'esito di una trattativa che ha evitato una guerra commerciale, chiede di capirci di più in termini di contenuti reale, Parigi e Berlino hanno sparato a palle incatenate contro l'intesa e, quindi, anche con chi ne è stato promotore.

Di ''giorno buio'' per l'Europa e per i suoi valori ha parlato il primo ministro francese François Bayrou, che ha definito una 'sottomissione'' l'intesa. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che nelle prime reazioni, era apparso abbastanza prudente, probabilmente dopo avere tastato il polso al mondo industriale della Germania ha cambiato rotta, sostenendo che la più grande economia europea dovrà affrontare "danni sostanziali".
Ma, dando prova di realismo, Merz ha aggiunto che "non possiamo aspettarci di ottenere di più" dall'accordo e che i suoi effetti negativi "non saranno limitati solo alla Germania e all'Europa, ma vedremo gli effetti di questa politica commerciale anche in America".

Dalla Germania (che ha una economia in sofferenza da parecchi trimestri e che guardava e guarda ancora con forti timori alle politiche tariffarie dell'America trumpiana) gli industriali hanno fatto sentire per intero la loro delusione, ma soprattutto la paura che le nuove tariffe zavorreranno per molto tempo le esportazioni.

In particolare il principale ente del settore automobilistico tedesco ha affermato che il prelievo del 15% "grava" sulle Case, mentre l'associazione di categoria chimica VCI ha affermato che le tariffe sono "troppo alte".
A metà del guardo il giudizio di Viktor Orban, il primo ministro ungherese, da tempo (prima ancora della rielezione di Trump) fedele alleato del presidente americano, ma che ha criticato l'accordo.

Lo ha fatto con una frase, ''Trump ha mangiato Ursula von der Leyen a colazione", che è un miracolo di equidistanza tra un risultato ritenuto deludente e la necessità di non parlare male del tycoon.
Davanti alle aggressive politiche commerciali di Trump, ma soprattutto alla dialettica spesso offensiva del presidente americano, alcuni Paesi dell'Ue - a cominciare dalla Francia - avevano perorato il ricorso al ''bazooka'' commerciale ovvero l'imposizione di contro-tariffe per un totale di 109 miliardi di dollari.

Ursula von der Leyen e i commissari a lei più legati hanno deciso di accettare condizioni dure, ma di non andare allo scontro. Se il risultato è stato quello del cedimento su quasi tutti i fronti, il partito dei contrari all'accordo rischia di avere molte cartucce dialettiche da usare.

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