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Gli Stati Uniti manderanno i criminali violenti nelle prigioni di El Salvador

Redazione
 

El Salvador - il Paese centroamericano dove la violenza delle bande è forse il principale problema, per la cui soluzione sono state adottate durissime politiche repressive - ha accettato di ospitare criminali statunitensi violenti e di ricevere espulsi di qualsiasi nazionalità.

Gli Stati Uniti manderanno i criminali violenti nelle prigioni di El Salvador

Un annuncio (che è stato ufficializzato dal Segretario di Stato americano, Marco Rubio, e che ha già provocato polemiche) è stato dato dopo un incontro tra Rubio e il presidente salvadoregno Nayib Bukele, nell'ambito di un tour in diversi paesi dell'America centrale volto a consolidare il sostegno regionale alla politica sull'immigrazione dell'amministrazione Trump.

"In un atto di straordinaria amicizia verso il nostro Paese... (El Salvador) ha accettato l'accordo migratorio più straordinario e senza precedenti al mondo", ha detto Rubio ai giornalisti lunedì.

El Salvador, quindi, oltre ad accettare il rimpatrio forzato di salvadoregni entrati illegalmente negli Stati Uniti, accetterà, ha precisato Rubio riferendosi a due gang transanzionali, anche "la deportazione qualsiasi immigrato illegale negli Stati Uniti che sia un criminale di qualsiasi nazionalità, che sia MS-13 o Tren de Aragua e lo ospiterà nelle sue prigioni".

Inoltre, Bukele “si è offerto di ospitare nelle sue prigioni pericolosi criminali americani in custodia nel nostro Paese, compresi quelli di cittadinanza statunitense e residenti legali”, ha detto Rubio.
Se l'annuncio c'è stato, ora occorrerà capirne la praticabilità, se cioè, ad esempio, la deportazioni di un detenuto statunitense, ritenuto pericoloso, in El Salvador è in linea con le leggi americani, a cominciare dalla Costitizione.

Bukele ha confermato l'accordo con Rubio su X, affermando in un post: "Siamo disposti ad accogliere solo criminali condannati (inclusi cittadini statunitensi condannati) nella nostra mega-prigione (CECOT) in cambio di una tariffa".

"La tariffa sarebbe relativamente bassa per gli Stati Uniti, ma significativa per noi, rendendo sostenibile l'intero sistema carcerario", ha aggiunto, spiegando con disarmante chiarezza cosa ci sia alla base della sua disponibilità.

D'altra parte Bukele ha ottenuto grandi risultati nel contrasto della violenza delle gang nel paese centroamericano, da quando ha lanciato una repressione radicale nel 2022, che ha visto più di 81.000 persone incarcerate. Ma mentre il tasso di criminalità del Paese è diminuito, il trattamento dei detenuti ha scatenato l'indignazione delle organizzazioni per i diritti umani che definiscono disumane le prigioni di El Salvador.

Come confermato dallo stesso Dipartimento di Stato americano che, per chi è diretto ad El Salvador, avverte anche che i detenuti nel Paese affrontano condizioni carcerarie "dure", senza accesso al giusto processo.

"Il sovraffollamento costituisce una seria minaccia per la salute e la vita dei prigionieri", afferma l'avviso. "In molte strutture, le disposizioni per l'igiene, l'acqua potabile, la ventilazione, il controllo della temperatura e l'illuminazione sono inadeguate o inesistenti".

Se i sostenitori di Trump hanno applaudito all'annuncio, uno dei più rappresentativi gruppi di difesa dei diritti dei latinoamericani, la League of United Latin American Citizen, con il suo presidente, Roman Palomares, ha espresso la sua contrarietà, dicendo che si trattava di "un giorno triste per l'America".

La Lega, ha aggiunto, "si oppone al trattamento dei migranti non criminali deportati come bestiame che può essere trasportato da un paese all'altro senza riguardo per il suo paese di origine".
La vasta e violenta repressione delle gang condotta da Bukele si è guadagnata l'ammirazione dell'amministrazione Trump, che ha preso di mira sia la MS-13 che Tren de Aragua in recenti raid.

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