Dai verbali dell'ultima riunione della Federal Reserve è emersa la convinzione che, prima di tagliare i tassi di interesse, debbano arrivare segnali tranquillizzanti sul fronte della lotta all'inflazione, unitamente al timore che i dazi usati dal presidente Donald Trump come ritorsione nei confronti di quelli dei Paesi esportatori potrebbero contribuire ad una crescita dei prezzi.
Usa: la Fed, guardando ai dazi e all'inflazione, rinvia nuovi tagli ai tassi
Da qui la decisione unanime, dei componenti del Federal Open Market Committee, di mantenere stabile il tasso di riferimento chiave dopo tre tagli consecutivi per un totale di un punto percentuale intero nel 2024.
Il Comitato ha osservato che la politica attuale è "significativamente meno restrittiva" rispetto a prima dei tagli dei tassi, dando ai membri il tempo di valutare le condizioni prima di fare ulteriori mosse e che la politica attuale fornisce "tempo per valutare le prospettive in evoluzione per l’attività economica, il mercato del lavoro e l’inflazione, con la stragrande maggioranza che indica una posizione politica ancora restrittiva".
Il Comitato ha anche affermato che, a condizione che l’economia rimanesse vicina al massimo livello di occupazione, avrebbe voluto vedere "ulteriori progressi sull’inflazione prima di apportare ulteriori aggiustamenti all’intervallo target per il tasso dei fondi federali".
I membri del Federal Open Market Committee hanno citato, secondo il verbale della riunione, "gli effetti di potenziali cambiamenti nella politica commerciale e di immigrazione, nonché una forte domanda dei consumatori. I contatti commerciali in diversi distretti avevano indicato che le aziende avrebbero tentato di trasferire ai consumatori costi di input più elevati derivanti da potenziali tariffe", rilevando "rischi al rialzo per le prospettive di inflazione'', come i possibili effetti di potenziali cambiamenti nella politica commerciale e di immigrazione.