Esteri

Trump, davanti all'Assemblea generale Onu, si celebra accreditandosi come il paladino della pace nel mondo

Redazione
 
Trump, davanti all'Assemblea generale Onu, si celebra accreditandosi come il paladino della pace nel mondo

Chi si aspettava che l'austerità del luogo gli facesse un po' tirare il freno del suo suo immenso ego e dell'autocelebrazione, ha avuto torto. L'intervento davanti all'Assemblea generale dell'Onu è stata per Donald Trump, per l'ennesima occasione per tessere le lodi della sola persona che stima veramente, al mondo: sé stesso.

Trump, davanti all'Assemblea generale Onu, si celebra accreditandosi come il paladino della pace nel mondo

Nessun freno, nessuna remora nel tessere le proprie lodi, accreditandosi del ruolo di portatore di pace nei quattro angoli del mondo e dicendo ai delegati che lui, in pochi mesi di presidenza, ha fatto finire sette - dicasi sette! - conflitti, quasi a volere dare sostanza alla sua mai celata ambizione di ottenere il Nobel per la Pace, lo stesso conferito a Barack Obama, uno dei bersagli preferiti del suo odio.

Che poi tra le guerre di cui ha detto di avere contribuito a mettere la parola fine non ci siano quelle che, prima di tornare alla Casa Bianca, aveva detto che avrebbe risolto in 24 ore - Ucraina e Medio Oriente - a lui poco importa. E poca gli importano le continue peripezie sul fronte diplomatico, con Putin che sembra fregarsene delle sue richieste e Netanyahu che, a Gaza, si sta macchiando di indicibili violenze contro la popolazione civile.

Trump, pur ammettendo che ''siamo entrati in un'epoca di sconvolgimenti sconsiderati e di incessante sofferenza umana'', ha voluto darsi merito di avere lasciato ''un'era di calma e stabilità" al termine del primo mandato, alla quale, però è seguita una delle "grandi crisi dei nostri tempi", con una "serie di disastri" che, ha fatto capire, ha nel suo predecessore, Joe Biden, e nei democratici i soli responsabili.

Ma ora, dopo otto mesi dal ritorno alla Casa Bianca, "siamo nell'età dell'oro dell'America", anche se negli Stati Uniti non tutti coltivano lo stesso giudizio, con il Paese spaccato su alcune decisioni di Trump, come quelle sugli strumenti cui gli Usa devono fare ricorso contro l'immigrazione irregolare.

''I principi delle Nazioni Unite che avete istituito - ha detto il segretario generale dell'Onu, Guterres, rivolto ai delegati - sono sotto assedio, i pilastri della pace e del progresso stanno cedendo sotto il peso dell'impunità, della disuguaglianza e dell'indifferenza. Nazioni sovrane invase, la fame trasformata in arma, la verità messa a tacere. Ognuno di essi è un avvertimento". Un riferimento, quello alla fame fatta diventare un'arma, che è sembrato un'accusa a Israele e all'assedio di Gaza City e della Striscia, dove le morti per malnutrizione si aggiungono, drammaticamente, a quelle causate direttamente dalle azioni militari.

"Il nostro mondo - ha aggiunto Guterres - sta diventando sempre più multipolare. Questo può essere positivo, perché riflette un panorama globale più diversificato e dinamico. Ma la multipolarità senza istituzioni multilaterali efficaci provoca il caos, come l'Europa ha imparato a sue spese, dando origine alla Prima Guerra Mondiale".

Sulla situazione in Medio Oriente è intervenuta la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, dopo avere premesso che "dall'inizio di questa guerra, l'Europa è stata la linfa vitale dell'Autorità Palestinese. Abbiamo messo insieme un pacchetto finanziario senza precedenti di 1,6 miliardi di euro''.

Ma, ha aggiunto, ''poiché è in gioco la stessa sopravvivenza dell'Autorità Palestinese, dobbiamo fare tutti di più. Ecco perché istituiremo un Gruppo di Donatori per la Palestina''.
"Quando la notte è più buia, dobbiamo aggrapparci alla nostra bussola. E la nostra bussola è la soluzione a due Stati",
ha detto ancora von der Leyen.
"Il 7 ottobre - ha proseguito - ha aperto uno dei capitoli più oscuri della storia. Siamo tutti d'accordo che la tragedia a Gaza deve finire subito. E che gli ostaggi devono essere rilasciati. Ma porre fine alla guerra potrebbe non essere sufficiente, se non c'è un percorso verso la pace. Se la prospettiva dei due Stati non è più realizzabile".

"E' arrivato il tempo di fermare la guerra, il massacro", ha detto Macron prima di dichiarare solennemente tra gli applausi scroscianti dell'aula il suo riconoscimento della Palestina "in nome della pace", condannando contestualmente gli attacchi di Hamas e rilanciando "la lotta esistenziale contro l'antisemitismo".

"Niente giustifica la guerra in corso a Gaza. Niente. Al contrario, tutto ci obbliga a porvi fine definitivamente, visto che non l'abbiamo fatto prima. Dobbiamo farlo per salvare vite umane", ha proseguito.
Per l'ambasciatore di Israele all'Onu, Danny Danon, si tratta di "dichiarazioni vuote che ignorano la realtà e le forze sinistre della nostra regione non portano a nulla, nessuna dichiarazione di alcun Paese cambierà il semplice fatto che, prima di tutto, gli ostaggi devono essere restituiti e che Hamas deve essere sconfitto".

L'Italia e la Germania non hanno ancora preso una posizione ufficiale sul riconoscimento della Palestina.
Una posizione ribadita dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ritiene prematuro il riconoscimento di una Palestina che "oggi non esiste e il cui futuro va costruito".

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