Anche se ha ''resistito'' a tre anni di guerra, grazie anche agli ingenti investimenti nel settore degli armamenti, l'economia russa mostra segnali di difficoltà, nonostante gli ottimi risultati raggiunti.
Tre anni di guerra hanno segnato l'economia russa
Parlando da un punto di vista meramente statistico, il 2024 è stato un anno eccellente per l'economia russa. Tanto che il primo ministro Mikhail Mishustin ha parlato di una crescita del prodotto interno lordo del 4,1%.
Grazie, innanzitutto, all'industria degli armamenti, in forte espansione grazie alle spese del bilancio militare russo.
Molto bene anche l'industria automobilistica ha aumentato le sue vendite del 50 per cento rispetto al catastrofico e quella dei fertilizzanti, cresciuta del 30 per cento. La stessa percentuale registrata dalla produzione di vino.
Ma gli esperti concordano sul fatto che la crescita non continuerà allo stesso ritmo. Come ha ammesso lo stesso ministro dell'Economia Maxim Reshetnikov, che ha avvertito che un rallentamento della crescita è già evidente. Alcuni settori industriali sono alle prese con questo problema già dallo scorso novembre.
Se queste sono le voci ''ufficiali'', alcuni analisti indipendenti mettono in guardia sulla prossima fine delle condizioni favorevoli. Non accreditando come totalmente veritiere le cifre ufficiali, affermano che il periodo positivo è ormai superato, che la crescita sarà bassa e l’inflazione crescerà, e per per un periodo di tempo più lungo.
Il rischio che gli analisti paventano è quello della stagflazione, vale a dire alti tassi di inflazione combinati con una crescita scarsa o nulla. Stando all'analisi di osservatori esterni, come Raiffeisenbank, lo Stato russo ha garantito un quinto della crescita economica attraverso investimenti diretti. Le conseguenze indirette sono ancora più gravi.
Mentre il settore della difesa continuerà a beneficiare degli appalti governativi nel 2025 e a mantenere il personale attraverso forti aumenti salariali, altri settori sono rimasti indietro. L'inflazione e la mancanza di manodopera qualificata stanno ora creando loro enormi difficoltà. Non possono competere con gli stipendi del settore degli armamenti o con gli alti bonus che l'esercito paga ai combattenti in prima linea.
In particolare, il settore immobiliare sta creando problemi. Mentre la domanda di alloggi è in realtà leggermente aumentata nelle regioni, in parte grazie agli alti stipendi che molti combattenti russi ricevono al fronte, la domanda a Mosca e nei dintorni è diminuita di un terzo. La capitale e le sue aree circostanti rappresentano di gran lunga la regione più importante per l'edilizia abitativa.
Per lungo tempo la domanda è stata sostenuta dai mutui sovvenzionati dallo Stato: ora che il Cremlino sta spendendo i soldi altrove, qui i fondi mancano. La crisi ha conseguenze anche su altri settori: l'industria dei materiali da costruzione e perfino quella siderurgica stanno soffrendo. Il settore del carbone è in profonda crisi.
Anche il mercato automobilistico sembra affrontare una contrazione, con un calo delle vendite di auto nuove che potrebbe attestarsi su un eloquente - 15%, attestandosi a 1,4 milioni di unità. Il motivo è l'aumento delle tasse e, ancora una volta, i problemi con il finanziamento del credito. 700.000 veicoli sono in deposito in attesa di un acquirente. Molte concessionarie di automobili sono a rischio fallimento.