Ambiente & Sostenibilità

Transizione ecologica, PMI italiane sempre più green: nel 2024 calano del 6,6% le imprese ad alto rischio

Redazione
 
Transizione ecologica, PMI italiane sempre più green: nel 2024 calano del 6,6% le imprese ad alto rischio

Le imprese italiane stanno finalmente dimostrando che la transizione ecologica non è più soltanto una parola d’ordine buona per i convegni, ma una direzione reale, fatta di strategie, investimenti e risultati misurabili. A confermarlo è l’ultima edizione dell’ESG Outlook di CRIF, che fotografa lo stato di salute delle aziende italiane nel loro percorso verso un’economia più sostenibile, basandosi su dati che mettono in relazione l’evoluzione ambientale e il rischio di transizione.

 

Transizione ecologica, PMI italiane sempre più green

 

Secondo lo studio, rilanciato da Ageei, nel 2024 si è registrato un miglioramento concreto: la quota di piccole e medie imprese inserite nelle fasce di rischio più elevato è scesa di oltre sei punti percentuali, mentre è aumentata in modo significativo – di circa nove punti – la percentuale di quelle considerate a basso o moderato impatto ambientale.

 

È il segno di un cambiamento culturale prima ancora che industriale, con un numero crescente di aziende che sta affrontando la sfida ecologica non più come un obbligo normativo, ma come un’occasione per rendere il proprio modello di business più competitivo e resiliente. “I dati analizzati dall’ESG Outlook confermano che il mondo imprenditoriale italiano sta maturando un approccio sempre più consapevole ai temi della sostenibilità”, spiega Marco Macellari, CEO di CRIF Synesgy Ratings (in foto). “La riduzione del numero di PMI nelle fasce di rischio più alte non solo segnala un adattamento concreto, ma dimostra anche come le imprese stiano iniziando a trasformare i fattori ESG in vere leve strategiche per la competitività futura”. 

 

 Una consapevolezza che sembra trovare riscontro anche nel comportamento del sistema bancario, che nel corso dell’ultimo anno ha progressivamente premiato le aziende più virtuose. I dati dello studio mostrano infatti che la quota di finanziamenti destinati a imprese considerate ad alto rischio di transizione è scesa al 29,3% (dal 30,3% dell’anno precedente), mentre quella diretta alle realtà più attente alla sostenibilità è salita al 38,1%, rispetto al 29,4% del 2023. In pratica, le banche stanno imparando a fare credito premiando chi investe davvero nella transizione ecologica, canalizzando una fetta sempre più ampia di risorse verso i modelli produttivi più innovativi.

 

“Il duplice movimento che osserviamo – la riduzione del rischio e l’aumento del credito verso le imprese più responsabili – mostra una dinamica positiva e sinergica tra il mondo produttivo e quello finanziario”, sottolinea ancora Macellari. “È un segnale importante di come il sistema nel suo complesso stia imparando ad accompagnare in modo strutturato la transizione sostenibile, rafforzando al tempo stesso la resilienza dell’economia nazionale”.

 

L’analisi di CRIF mette in evidenza come il rischio di transizione, nel 2024, si sia attenuato in generale, pur con differenze sensibili tra i vari comparti. Tra i settori che spiccano per performance virtuose ci sono il turismo e le attività ricreative, l’immobiliare e la meccanica, quest’ultima protagonista di un netto miglioramento, così come i mezzi di trasporto, che hanno visto il proprio rischio di transizione ridursi in modo consistente. L’immobiliare, addirittura, ha dimezzato il proprio profilo di rischio rispetto al 2023, segno che la spinta verso l’efficienza energetica e l’edilizia sostenibile sta cominciando a produrre risultati tangibili.

Positivi anche i progressi di settori come il tessile, l’abbigliamento e il commercio di autoveicoli, spinti da investimenti in tecnologie più pulite e da un progressivo allineamento alle normative europee in materia di sostenibilità. Meno incoraggianti invece i segnali provenienti dal comparto dei trasporti e della logistica, dove l’aumento dei costi energetici e la necessità di ingenti investimenti per la modernizzazione delle flotte in chiave green hanno peggiorato il profilo di rischio. Restano tra i settori più esposti la chimica, la farmaceutica e l’oil & gas.

La prima è penalizzata dai costi elevati di riconversione dei processi produttivi e dalle pressioni normative sempre più stringenti; la seconda fatica a ridurre l’impatto ambientale per via della complessità della filiera. Tuttavia, persino nel settore energetico tradizionale si intravedono segnali di miglioramento: l’oil & gas, pur restando tra i comparti più emissivi, sta riducendo gradualmente la dipendenza dai combustibili fossili e aumentando la quota di produzione da fonti rinnovabili.

Uno degli elementi centrali nella valutazione del rischio di transizione è il livello di emissioni di gas serra, la cosiddetta “GHG intensity”, che misura la quantità di CO₂ generata per ogni euro di fatturato. L’indicatore ha mostrato un lieve calo rispetto al 2023, segno di un miglioramento, seppur moderato, dell’efficienza ambientale complessiva. I settori dei servizi, dove il capitale umano prevale su quello industriale, risultano i più virtuosi; al contrario, i comparti produttivi e agricoli restano più penalizzati.

Nei trasporti e nella logistica, le emissioni continuano a crescere per effetto del traffico aereo, marittimo e stradale, mentre in agricoltura le difficoltà economiche e tecniche rallentano l’adozione di pratiche a basso impatto. Più incoraggianti i segnali che arrivano dal comparto mining e oil & gas, che pur restando il più emissivo in assoluto, ha ridotto in modo sensibile la propria intensità grazie alla progressiva diffusione delle rinnovabili.

Migliorano anche le performance dei settori dei prodotti non metallici e delle utilities, sostenuti da investimenti consistenti in tecnologie pulite e da un mix energetico sempre più orientato verso le fonti verdi. “L’analisi dell’ESG Outlook ci restituisce un quadro complesso ma incoraggiante”, conclude Macellari, sottolineando che “La diminuzione del rischio nelle PMI, la riallocazione del credito, i progressi in comparti chiave come la meccanica e l’immobiliare e, parallelamente, le difficoltà strutturali di altri settori raccontano un sistema economico in piena trasformazione. La transizione ecologica procede, ma non in modo uniforme, e proprio nella capacità di cogliere questa eterogeneità sta il vero valore del nostro studio”.

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