Esteri

World Media Headlines: Trump trasforma i funerali di Kirk in un manifesto politico

Barbara Leone
 
World Media Headlines: Trump trasforma i funerali di Kirk in un manifesto politico

Le prime pagine dei media internazionali sono oggi dominate dall’immagine dei funerali di Charlie Kirk in Arizona. Una cerimonia che, come sottolinea la CNN, è stata molto più di un momento di commiato diventando un palcoscenico politico in cui Trump ha scelto di riaffermare la sua linea e di stringere simbolicamente l’eredità del suo alleato scomparso.

World Media Headlines: Trump trasforma i funerali di Kirk in un manifesto politico

Il presidente, accolto da applausi e dichiarazioni di vicinanza, ha dipinto l’omicidio di Kirk come un attacco non a un individuo, ma all’intero movimento conservatore. “La pistola era puntata contro di lui, ma il proiettile era puntato contro tutti noi”, ha scandito.

Nel suo intervento ha alternato ricordi personali a passaggi più polemici, non esitando a definire l’assassino un “mostro radicalizzato e a sangue freddo”. Non sono mancate le digressioni tipiche dei suoi discorsi: dal futuro annuncio di una “svolta sull’autismo” ai piani per riportare l’ordine a Chicago, città dove Kirk era cresciuto.

Trump ha trovato anche il tempo di riallacciare pubblicamente i rapporti con Elon Musk, con cui negli ultimi mesi aveva avuto scontri verbali: “Elon è venuto a salutarmi, avevamo un ottimo rapporto”, ha ammesso, lasciando intendere che la figura di Kirk abbia favorito una sorta di riavvicinamento. Al centro della scena c’è stata anche Erika Kirk, la vedova, che prenderà le redini di Turning Point, l’organizzazione fondata dal marito. Trump l’ha definita “una donna intelligente” e capace di rendere “ancora più speciale” l’impegno dell’associazione.

Intanto un altro fronte mediatico e politico ha preso corpo intorno al caso di Jimmy Kimmel. Come riferito da AP News, il conduttore di “Jimmy Kimmel Live!” è stato sospeso dopo alcuni commenti ritenuti offensivi nei confronti dei sostenitori di Kirk. La vicenda, però, va ben oltre la comicità televisiva: coinvolge la Walt Disney Co., proprietaria di ABC, già sotto pressione per indagini antitrust, accuse sulla gestione della diversità e pratiche di assunzione.

L’amministrazione Trump, attraverso la Federal Communications Commission guidata da Brendan Carr, ha criticato aspramente le parole del conduttore, definendole “disgustose”, mentre alcuni dei principali affiliati televisivi come Nexstar e Sinclair hanno deciso di non trasmettere il programma. Il dibattito si è presto allargato: se da un lato il Wall Street Journal e il Free Press di Bari Weiss - entrambi con sensibilità conservatrici - hanno condannato la sospensione come un caso di censura, dall’altro gli osservatori sottolineano come i legami tra decisioni editoriali e interessi regolatori rendano questa vicenda un banco di prova per la libertà di espressione.

A ricordarlo è stato l’ex CEO della Disney Michael Eisner, che sui social ha denunciato l’assenza di “leadership” disposta a difendere il Primo Emendamento. Intanto, il Regno Unito ha ufficialmente riconosciuto lo Stato di Palestina, unendosi a Canada, Australia e Portogallo (BBC, The Guardian e tutti i media). Haaretz riferisce che la decisione, motivata dalla volontà di “mantenere viva la possibilità della pace e della soluzione a due Stati”, è stata accolta favorevolmente dal presidente palestinese Mahmoud Abbas e da organizzazioni come il New Israel Fund, che vedono in questo passo un’opportunità per rafforzare i moderati e ridare orizzonte politico alla regione.

Durissima la reazione di Israele. Benjamin Netanyahu ha bollato il riconoscimento come “un premio assurdo al terrorismo”, mentre il ministero degli Esteri ha accusato Londra di offrire “un frutto del massacro del 7 ottobre” a Hamas. Nonostante il rifiuto israeliano, sondaggi interni hanno registrato un crescente desiderio di una soluzione negoziata e, nello stesso fine settimana, decine di migliaia di cittadini sono scesi in piazza per chiedere un accordo che riporti a casa gli ostaggi. Sul fronte internazionale, come riferisce Reuters, Francia e Arabia Saudita hanno convocato per oggi una conferenza per riunire decine di leader mondiali e cercare un sostegno concreto alla prospettiva dei due Stati.

Non meno tesa la situazione nell’Est Europa. Secondo Bloomberg, documenti riservati rivelano un piano segreto di Mosca per interferire con le imminenti elezioni in Moldavia attraverso hackeraggi, proteste organizzate e campagne di disinformazione. Parallelamente, la Russia è finita sotto accusa per le incursioni nello spazio aereo estone: tre caccia MiG-31 hanno sorvolato senza autorizzazione il Golfo di Finlandia per dodici minuti prima di essere intercettati dalla NATO. L’Estonia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, convocata per oggi, come riportato dalla CNN.

La tensione è salita anche lungo i confini polacchi: Varsavia ha fatto decollare i propri caccia in risposta a un massiccio attacco aereo russo contro l’Ucraina occidentale, a poche ore dalle violazioni aeree in Estonia. “Abbiamo raggiunto la massima prontezza”, ha dichiarato l’esercito polacco, mentre Kiev ha chiesto di poter esporre la propria posizione al Consiglio di Sicurezza. Un segnale, ha osservato il vice ministro ucraino Andrii Sybiha, della “portata senza precedenti delle minacce russe alla stabilità dell’Europa”.

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