La Banca Centrale Europea, a detta degli analisti, probabilmente si asterrà dall'effettuare un altro taglio dei tassi di interesse nella riunione odierna, in attesa di capire in quale misura l'aumento dai dazi statunitensi colpiranno l'economia dei Paesi del ''blocco'' continentale.
Tassi: la BCE verso un no ad un nuovo taglio
La BCE ha già tagliato i tassi otto volte da giugno dello scorso anno e la presidente Christine Lagarde ha dichiarato - in occasione dell'ultima riunione del comitato politico dell'Istituto di Francoforte, del 5 giugno, che la banca centrale sta "arrivando alla fine di un ciclo di politica monetaria". L'autorità monetaria ha abbassato i tassi per sostenere la crescita dopo averli aumentati nel 2022-2023 per soffocare l'inflazione causata dall'invasione russa dell'Ucraina e dal rimbalzo dopo la pandemia.
Con il tasso di riferimento ora al 2%, in calo rispetto al massimo storico del 4%, gli analisti ritengono che potrebbe esserci un altro taglio dei tassi in arrivo, ma solo a settembre.
Il motivo sta nel fatto che i responsabili politici della BCE al momento non conoscono con precisione lo stato delle trattative tra Usa e Ue, dopo che il presidente americano Trump ha dato il via ad una impressionante serie di annunci e marce indietro in materia tariffaria.
"Alla luce dei recenti eventi, il rischio di uno scenario tariffario avverso è aumentato dopo la riunione della BCE di giugno. Il dazio del 30% sulle merci dell'UE minacciato dagli Stati Uniti è molto più alto di quanto generalmente previsto", hanno scritto gli analisti di UniCredit. "Tuttavia, la risposta dei mercati finanziari alla lettera del presidente degli Stati Uniti Donald Trump all'UE è stata modesta, e questo sembra riflettere le aspettative che il punto di approdo per i dazi sulle merci dell'UE sarà materialmente inferiore al 30%".
Con i segnali di una discreta tenuta dell'attività economica, "la BCE può permettersi di aspettare e vedere quale sarà l'esito dei negoziati commerciali".
La crescita nell'Eurozona è stata relativamente forte, pari allo 0,6%, nel primo trimestre, anche se ciò è dovuto in parte alle spedizioni affrettate di merci che cercano di aggirare i dazi. L'inflazione è scesa da due cifre alla fine del 2022 al 2% di giugno, in linea con l'obiettivo della BCE. Un euro più forte, che abbassa il prezzo delle importazioni, e prezzi globali più deboli del petrolio hanno contribuito a mantenere l'inflazione moderata.