Ambiente & Sostenibilità

La sostenibilità in Italia vista da vicino: presentato lo studio PwC, JTI, Arel

di Redazione
 
La sostenibilità in Italia vista da vicino: presentato lo studio PwC, JTI, Arel
La sostenibilità è ormai entrata nel lessico quotidiano degli italiani, ma resta ancora lontana dalla piena comprensione e dall’adozione di comportamenti concreti. È quanto emerge dallo studio “L’evoluzione della sostenibilità tra cultura, percezione e pratiche. Un’indagine sulla popolazione italiana”, presentato oggi presso la Torre PwC di Milano (Torre Libeskind), frutto di una collaborazione tra la Fondazione PwC Italia, JTI Italia e il think tank Arel.

Un’indagine che va oltre i numeri, fotografando con chiarezza la distanza tra ciò che gli italiani dichiarano di sapere e ciò che effettivamente mettono in pratica. Moderato dal giornalista economico Dario Donato (Mediaset, Tgcom24), l’evento ha messo al centro una riflessione collettiva: come trasformare la sostenibilità da slogan a stile di vita quotidiano?

A dare il via ai lavori è stato Didier Ellena (nella foto), Presidente e Amministratore Delegato di JTI Italia, che ha aperto con parole nette: “Per noi la sostenibilità non è un obiettivo da raggiungere, ma un principio da vivere e condividere. Le imprese devono assumere un ruolo attivo nel cambiamento, costruendo una cultura accessibile e praticabile. Questo studio ci aiuta a leggere il presente con maggiore consapevolezza e a orientare le scelte future.”

Una visione condivisa da Andrea Toselli, Presidente e AD di PwC Italia, che ha sottolineato come “la sostenibilità sia una responsabilità collettiva che coinvolge cittadini, imprese e istituzioni. Serve coerenza, serve concretezza. Solo così potremo generare un impatto sociale, economico e ambientale duraturo.”

I dati raccolti dall’indagine raccontano una realtà fatta di buone intenzioni e ostacoli strutturali. L’82% degli italiani afferma di conoscere il significato di “sostenibilità”, ma solo il 36% ne sa dare una definizione corretta. Il termine è spesso ricondotto esclusivamente alla sfera ambientale (55%), mentre le dimensioni economica e sociale restano in ombra.

Complessivamente, il 51% considera la sostenibilità un valore importante nella propria vita, ma i comportamenti concreti non sempre seguono: solo il 44% adotta pratiche ambientali, il 41% economiche e appena il 14% azioni di impatto sociale. Le barriere principali? La mancanza di tempo (40%), la carenza di opzioni locali (41%) e la sfiducia verso la reale sostenibilità dei prodotti (39%).

Lo studio si distingue per l’approfondimento generazionale, offrendo uno spaccato vivido delle diverse sensibilità in campo. La Generazione Z (18–28 anni) guida il cambiamento culturale: l’83% dichiara di voler ridurre l’uso di plastica monouso, il 79% intende contenere i consumi non essenziali e l’86% è disposto a pagare di più per prodotti sostenibili. I Millennials (29–44 anni) prediligono sobrietà e filiere etiche: quasi 8 su 10 riducono i consumi energetici, oltre il 60% sostiene produttori locali e attività di formazione per soggetti fragili. La Generazione X (45–60 anni) dimostra uno stile di consumo responsabile e maturo, improntato alla riduzione degli sprechi. I Baby Boomers, pur meno preparati teoricamente, mettono in atto una “sostenibilità silenziosa” fatta di parsimonia e rispetto per le risorse.

Ma chi deve guidare il cambiamento? Il 42% degli italiani guarda alle istituzioni pubbliche, seguite dai singoli individui (28%) e dalle imprese (22%). Eppure, proprio il mondo imprenditoriale mostra segni di svolta: secondo dati ISTAT, nel 2023 il 69% delle aziende manifatturiere e il 62,4% di quelle dei servizi ha già adottato pratiche sostenibili. Nelle imprese con oltre 1000 dipendenti, la quota sale all’85,9%.

A dimostrarlo è proprio JTI Italia, protagonista dello studio anche in qualità di caso virtuoso. L’azienda ha sviluppato un approccio integrato alla sostenibilità: dalla campagna #IoLaButtoLì contro il littering, al programma Sustainable Cities per la riqualificazione urbana; dal sostegno a iniziative contro la povertà energetica e alimentare, agli investimenti nella filiera agricola nazionale, con 300 milioni di euro in dieci anni e un accordo triennale con il Ministero dell’Agricoltura per l’acquisto annuale di 8.000 tonnellate di tabacco.

Alla presentazione dello studio, oltre ai vertici di PwC e JTI, sono intervenuti Sara Zanellini (PwC Italia), Andrea Lamberti (Arel), Luca Brigada Villa (Università di Pavia), e rappresentanti delle istituzioni come l’europarlamentare Irene Tinagli, l’on. Alessandro Colucci, e Alice Lazioli di Confartigianato.

La riflessione finale è stata affidata a Enrico Letta, presidente di Arel ed ex Presidente del Consiglio, che ha riassunto il messaggio chiave dello studio: “La sostenibilità ha conquistato il discorso pubblico, ma la sua efficacia dipende dalla capacità di diventare un criterio reale nelle decisioni quotidiane, aziendali e collettive. La sfida non è più solo culturale, ma progettuale.”

La sostenibilità, dunque, non è (più) un concetto astratto, ma una responsabilità distribuita. Affinché possa davvero incidere sul futuro, deve diventare semplice, credibile e soprattutto vissuta. È un cambio di paradigma che richiede coerenza e azione, ma anche ascolto, fiducia e visione. E proprio da qui, oggi, a Milano, il dibattito ha trovato nuova linfa.
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