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"Baffone" nella metro di Mosca: spunta una scultura che celebra Stalin

Redazione
 
'Baffone' nella metro di Mosca: spunta una scultura che celebra Stalin

FOTO: @monumentalno

Josip Stalin, celebrato in vita, portato ad un livello di adorazione idolatrica da parte del suo popolo (anche se qualcuno non è che lo amasse alla follia: chiedere a Berija e a Trotsky), da morto lo è stato un po' meno, almeno sino a quando Nikita Krusciov decise che era meglio dimenticare lui e le nefandezze di cui s'era macchiato. Avviando, a tre anni dalla sua morte, quel processo di cancellazione dalla memoria nazionale del dittatore, chiamato destalinizzazione.

"Baffone" nella metro di Mosca: spunta una scultura che celebra Stalin

L'opera di purificazione dell'Unione sovietica nei confronti del georgiano è stata lunga, ha incontrato difficoltà, ma alla fine ha raggiunto il suo obiettivo: chiudere una pagina dolorosa, che ha provocato milioni di morti.
Però, qualcosa si sta muovendo in senso contrario.

Perché quando nella Metropolitana di Mosca spunta una enorme scultura celebrativa di Stalin significa che il vento ha ripreso a spirare in una certa direzione, destinata comunque ad alimentare un dibattito che è già esploso, tra chi ritiene il busto un tributo alla storia del Paese e chi, invece, sostiene che sia un errore commemorare qualcuno che ha causato tante sofferenze.

La scultura, a grandezza naturale, fa ora mostra di sé nella stazione della metropolitana Taganskaya di Mosca. Raffigura Stalin in piedi nella Piazza Rossa di Mosca, circondato da una folla di cittadini sovietici che lo guardano con ammirazione ed è una riproduzione di un monumento inaugurato nella stessa stazione nel 1950, tre anni prima della morte di Stalin.

La metropolitana di Mosca ha affermato che il monumento originale a Stalin era andato perduto nel 1966, durante i lavoro di riqualificazione della la stazione Taganskaya,
Il nuovo monumento è la riproduzione di quello inaugurato nella stessa stazione nel 1950.

Ora che si voglia ricordare la storia della Russia è un fatto che, in qualche modo, si può capire, perché, anche in Italia, ci sono dei monumenti che raffigurano personaggi che forse avrebbero più di qualcosa di cui scusarsi.

Ma con Stalin è diverso, perché le cifre ufficiali non hanno bisogno di commenti: quasi 700.000 persone furono giustiziate durante il Grande Terrore di Stalin del 1937-38, tra processi farsa e purghe di nemici veri e presunti.

Molti altri cittadini sovietici (ma anche stranieri che erano arrivati in Unione Sovietica inseguendo il sogno comunista) furono mandati nei gulag, una tetra rete di campi di prigionia sparsi in tutto il Paese più grande del mondo e calcolare chi vi morì è praticamente impossibile.
La metropolitana di Mosca ha affermato in una nota che la nuova versione del monumento, presentata al pubblico pochi giorni fa, è uno dei "regali" fatti ai passeggeri per celebrare il 90° anniversario del sistema di trasporto esteso, elaborato e notoriamente efficiente.

Il titolo originale dell'opera, "Gratitudine del popolo al leader e comandante", era dedicato al ruolo di Stalin nel garantire la vittoria all'Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale, il cui 80° anniversario la Russia ha celebrato in pompa magna quest'anno.

E, anche se la maggior parte dei passeggeri della Metropolitana gli riservano solo uno sguardo veloce, tra un treno e l'altro, c'è chi ci va apposta, accreditando il dittatore della vittoria della Seconda guerra mondiale, ma anche della industrializzazione dell'Unione sovietica e sperando, in cuor suo, che altri monumenti siano eretti per celebrarne il ricordo.
Ma c'è chi dice no.

Come il partito liberale Yabloko che ha protestato formalmente contro quella che ha definito un monumento a "un tiranno e un dittatore" e ha chiesto che la metropolitana di Mosca si concentrasse invece sulla commemorazione delle vittime delle repressioni di Stalin.
"Il ritorno dei simboli dello stalinismo a Mosca è uno sputo in faccia alla storia e un atto di presa in giro nei confronti dei discendenti dei repressi", ha affermato Yabloko in una nota.

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